Cosa sappiamo di come vengono tinti i capi che indossiamo? ‘Fare senso attraverso il consumo’, pronunciata con un irresistibile accento bolognese che maltrattava meravigliosamente tutte le ‘s’, è stata una delle frasi più gettonate del mio corso universitario. Il concetto è semplice e oggi decisamente più condiviso: ogni acquisto parla di noi e, soprattutto, con ogni acquisto premiamo un modo di produrre un cibo o un oggetto, come se si trattasse di una continua campagna elettorale. Per poter scegliere, bisogna sapere e le informazioni che ci arrivano, attraverso i sensi e i media, sono tante, a volte troppe, non sempre forse però toccano i punti fondamentali. Madeincolours è una campagna di informazione e sensibilizzazione su un passaggio decisivo nella produzione di capi di moda: la colorazione. Del colore ci attrae la tonalità, ci chiediamo subito se ci sta bene, se si intona al nostro incarnato o al resto del guardaroba, ci chiediamo se è quello giusto per la serata o la cerimonia alla quale stiamo pensando. Perché un capo abbia quel colore devono però svolgersi numerosi passaggi e solo pochi addetti ai lavori ne conoscono il peso e le implicazioni. L’incontro con Michela Kahlberg, ideatrice di madeincolours, è l’occasione per capirci qualcosa di più, per sapere cosa stiamo facendo quando scegliamo, qualunque sia la scelta che facciamo, e per capire che quando pensiamo alla nostra salute stiamo pensando anche alla salute di chi i capi li produce, a qualsiasi latitudine.
Madeincolours è una campagna di sensibilizzazione, cioè vuole attirare l’attenzione su un punto: quale? Madeincolours vuole sensibilizzare il grande pubblico, i consumatori finali, chi compra un articolo in negozio, sul fatto che ogni cosa è colorata chimicamente, e che la trasparenza su come questo processo avviene sarebbe importante per poter fare scelte consapevoli. La chimica organica è stata una grande invenzione che ha cambiato le nostre vite, rivoluzionato le nostre possibilità produttive e di acquisto. La chimica tuttavia se non controllata può anche essere pericolosa per la salute dell’uomo e dell’ambiente che ci circonda. Madeincolours vuole portare al consumatore la colorazione chimica sicura: quella che è già un obbligo in Italia e nella UE, dove dal 2007 esiste un Regolamento severissimo, il REACH, che obbliga tutte le aziende che usano sostanze chimiche all’interno dei confini dell’Unione Europa ad analizzare a fondo tali sostanze ed a seguire precise normative per il loro uso. Quando compriamo un capo di abbigliamento per il nostro bambino, un indumento intimo, un abito, un accessorio, che sta a contatto con la nostra pelle tutto il giorno, è importante sapere come sono stati colorati quei tessuti, quei pellami e quindi secondo quali regole. Sarebbe importante sapere dove vengono colorati i capi per capire che normativa è stata seguita, anche l’etichetta ‘made in italy/eu’ non basta, perché non comprende necessariamente la fase di colorazione.
Quanto incide la colorazione nel processo di produzione di un capo di abbigliamento, sia a livello economico che di fasi produttive? La colorazione ha un’incidenza vicino allo zero sul costo del prodotto finale. Ciò che certamente incide di più sono i costi delle industrie che devono sottostare alle severe normative nazionali ed europee tra le quali figura anche REACH, all’inizio della filiera produttiva (la tintoria, la rifinizione, la filatura, la tessitura, il lanificio, la conceria, ecc.) le quali, dovendo lavorare in modo da garantire sicurezza e qualità a tutti i livelli, sostengono costi più elevati (di analisi, depurazione delle acque, personale, impianti, ecc.). Tuttavia l’incidenza di un tessuto o di un pellame su un prodotto finito resta minima: una semplice T-shirt in cotone stampato può costare dai 10 ai 50 centesimi in più se fatta in Italia, lo stesso dicasi per una scarpa in pelle dove l’incidenza del pellame interamente conciato in Italia resta minimo rispetto al costo del prodotto al consumatore.
Cosa è REACH? Il REACH è un Regolamento dell’Unione Europea, recepito da tutti gli Stati Membri, che obbliga le aziende che producono o importano sostanze chimiche nella UE ad effettuare una registrazione delle stesse. La registrazione REACH consiste in un dossier di elevato valore scientifico che riporta tutta una serie di analisi tossicologiche ed eco-tossicologiche specifiche che ci dicono gli effetti sulla salute dell’uomo, sulle piante, sulle alghe, sui pesci, ecc., di tale sostanza e che di conseguenza obbligano l’industria a regolamentarne gli utilizzi. Ad esempio, un colorante che viene analizzato secondo REACH e risulta potenzialmente cancerogeno o dare effetti negativi sulla riproduzione, tendenzialmente non viene registrato in Europa e il suo uso va a sparire; lo stesso colorante può essere però usato al di fuori della UE e il prodotto finito entrare nel nostro mercato in modo assolutamente legale. Il REACH dunque è sì un costo per le aziende ma rappresenta anche un’importantissima tutela per tutti. Questo però è vero solo se veniamo informati nel momento dell’acquisto su dove è stato colorato quel certo articolo: è qui che si vorrebbe inserire l’etichetta madeincolours che dice esattamente questo al consumatore.
Perché una scelta sia libera sapere è fondamentale. Cosa si può fare ciascuno di noi per aiutare madeincolors? Cosa può fare ‘la moda’? I cittadini del mondo, consumatori, elettori, sono un potere fortissimo. Madeincolours vorrebbe coalizzare i produttori virtuosi e i consumatori finali, per attivare tutti insieme una campagna di sensibilizzazione, una comunicazione capillare volta a far comprendere al maggior numero possibile di persone le profonde differenze, in termini di sicurezza per la salute e tutela dell’ambiente, tra un capo colorato secondo REACH e uno no. Lo strumento è l’uso di un’etichetta “trasparente” -madeincolours, appunto – che permetta di tracciare i capi ed i prodotti davvero colorati con tutte le garanzie, consentendo al consumatore di effettuare una scelta informata.
E’ necessario che un capo sia costoso per essere più sano o possiamo sognare un mondo in cui capi più sani siano alla portata di tutti? L’incidenza del tessuto o del pellame in un capo finito è decisamente marginale. Vorremmo che la qualità e la sicurezza italiane fossero alla portata di tutti. Ci sono casi assai virtuosi di grandi marchi, del lusso come del fast fashion, che acquistano tessuti e pellami in Italia e li fanno lavorare da tintorie, stamperie, concerie locali mantenendo il prezzo accessibile a tutti. Sarebbe importante investire nelle aziende che producono in modo sano capi sani, facendo capire quale importante servizio si offre ai propri clienti, in termini di sicurezza, qualità e salute, ma anche garantendo posti di lavoro più salubri.
Il crowdfundinge per la campagna madeincolours si può sostenere qui: