Miracolo a Milano. Sì, questo attacco è fin troppo facile ma immaginate la gioia di chi, trasferitosi da poco in zona Bovisa, all’apparente periferia dell’Impero, improvvisamente scopre che proprio dietro l’angolo c’è una splendida porta spazio-temporale per una Milano che fu e che di nuovo è, fra musica, tovaglie a quadrettoni, pergolati e – soprattutto – copiosi sorrisi.
La città che corre, e per fortuna, qui si ferma un po’ e il super io stakanovista e un po’ esibizionista meneghino si placa. Magari, se sei davvero fortunata, incontri qualcuno che se dici ‘sono veramente nel delirio’ anziché invidiare la tua (presunta) popolarità un po’ ti compatisce, con tenerezza. Allo Spirit de Milan succedono cose bizzare tipo che suona la Banda D’Affori, quella che mia nonna (classe 1904) cantava arrivasse con 550 pifferi e io mai mi sarei sognata che Affori e relativa banda esistessero davvero e che un giorno sarebbero state a molti meno di sei gradi di separazione da me. Intorno alla pista da ballo gli incredibili edifici ci sono le Cristallerie Livellara ci ricordano quanta bellezza ci può essere in ogni cosa, volendo, anche nella fabbrica dove ogni giorno per decenni generazioni di milanesi sono andati a lavorare.
La sensazione è che in questo luogo magico nulla sia casuale e tutto nasca da una squadra perfettamente oliata che di sicuro deve impegnarsi per mantenere la posizione ogni giorno. Come si fa? Imparando dai no, avendo le idee chiare, vedendo le occasioni e…ce lo racconta Luca Locatelli di Klaxon, che si è immaginato lo Spirit de Milan.
Non si contano gli amici che prima o poi dichiarano di voler cambiare vita aprendo un locale. Tu da che parte hai cominciato? Prima hai trovato il posto giusto o prima hai avuto l’idea? “In effetti un’idea latente per cosa poter fare per “migliorare di un pochino il mondo” la covavo da tempo, ma senza pensare che potesse accadere veramente. Diciamo che questo è uno dei progetti figli della crisi che dal 2008 sta segnando in modo particolare il mondo degli eventi, nel quale lavoro da sempre con la mia società Klaxon. In attesa di progetti stimolanti, sempre meno frequenti sulla scena degli eventi aziendali, abbiamo pensato di proporre noi alle aziende possibili risposte a probabili domande: il rapporto con gli uffici marketing si è ribaltato, abbiamo deciso di essere noi a selezionare le aziende adatte a partecipare a nostri progetti. Così è nato il primo festival Swing’n’Milan nel 2013: un grande evento auto-prodotto. Poi è stato il momento di Expo, per il quale abbiamo sviluppato diversi contenuti e format per progetti da proporre ad aziende, che però non sono andati a buon fine. Uno di questi era riproporre la cultura di Milano, la città ospitante, un progetto studiato per una collaborazione con l’amministrazione pubblica che non ha trovato le necessarie energie per partire ma che era pronto, almeno come costruzione teorica. Poi un giorno, come nelle favole, un amico comune al “proprietario” (uno dei), mi invita ad andare a vedere una vecchia fabbrica in Bovisa che aveva smesso la produzione da una dozzina d’anni. L’impatto è stato entusiasmante e la disponibilità avuta dalla proprietà strabiliante. Nel giro di pochissime settimane ci siano trovati ad attrezzare uno spazio grande per realizzare progetti tanto sognati che hanno in comune una componente: il recupero di uno spirito, di uno spazio e di un tempo dove esisteva una comunità che condivideva in modo semplice una socialità senza barriere culturali e di età. Davvero è stato un incontro virtuoso di idee che cercavano uno spazio e di uno spazio che cercava delle idee”.
Quanto contano i compagni di squadra? Da solo sarebbe fattibile un progetto simile? “Fondamentale: un progetto come questo ha bisogno del contributo di tante persone. Oggi al progetto lavorano decine di persone che coprono i più diversi ruoli. Non avrei potuto cominciare se non avessi avuto il supporto di tutta Klaxon, che ha riversato in questo progetto tutta la sua capacità progettuale e amministrativa. La proprietà Livellara, nella persona di Gianluigi Livellara, è stata, a sua volta, determinante nell’accogliere un progetto “invasivo” come questo. Da qui, la selezione e il reclutamento della squadra che anima quotidianamente lo Spirit”.
Spirit de Milan, ovvero l’anima di Milano che prende forma. Quanta anima ha ancora Milano? “L’anima di Milano c’è ed è grande. L’esperimento che stiamo facendo è quello di mettere insieme gli ingredienti che hanno generato la vita sociale del passato, la canzone, la condivisione della mensa, la musica, il dialetto ma soprattutto un luogo con una identità definita che permetta a quest’anima di manifestarsi. Il percorso è lungo e l’assopimento prolungato dovuto a modelli sociali esterofili non aiuta, ma qualche segno di risveglio della comunità milanese è incoraggiante”.
Lo swing e gli anni ’40: cosa ti affascina? Cosa è andato perso e cosa resta di quegli anni? “E’ una medicina benefica e “gioifica”. Vedere ragazzi sorridenti, di tutte le età, ballare insieme al ritmo coinvolgete della musica swing mi dà l’idea di dare uno strumento per migliorare la vita di ciascuno. Anche qui un sano e puro divertimento rimette in circolo energie positive che sono la base del benessere. Di quegli anni di grande crisi, condividiamo la considerazione che le cose che davvero servono sono poche e semplici. Una volta per necessità, oggi spesso solo per scelta, ma il tornare all’essenza delle cose dà soddisfazioni inaspettate e profonde. Le cose tornano ad avere un valore e un senso. Il ritorno ad un periodo pre televisivo chiede una presenza piena e fisica agli eventi. Non vivi una realtà di altri da spettatore ma sei necessariamente un protagonista in prima persona. Ne sei coinvolto”.
Cosa avete in mente per la prossima estate? “I progetti crescono per qualità e partecipazione. Lavoriamo ancora su permessi temporanei che non ci consentono al momento di fare programmazioni a lungo termine, ma questo non ci limita nel pensare a progetti futuri. Non vi promettiamo nulla ora, ma vi invitiamo a seguire i nostri mezzi di comunicazione: siate pronti a venire sorpresi da una normale straordinarietà che può essere l’incontro con un cantastorie o con una soprano o con la festante Banda D’Affori”.
Spirit de Milan è in Bovisa, pregi e difetti della periferia, sempre che esista ancora la periferia! “II tessuto urbanistico è quello della periferia, fatto di spazi ex industriali e raccordi ferroviari, ma non ci sentiamo così isolati, anche se la distanza da alcune zone di Milano non aiuta. Una delle missioni che ci proponiamo è quella di ampliare la mappa mentale dei milanesi, aggiungendo Bovisa ai luoghi possibili e raggiungibili della città, riportando un po’ di vita sociale. I vantaggi sono quelli di essere in una zona scarsamente popolata e relativamente disponibile per parcheggi. La crescita anche in questo senso ci porterà a gestire sempre nuovi fronti, ma continuiamo a voler gestire gli sviluppi futuri con entusiasmo”.