A cura di Fulvio Aniello
Come ti sei avvicinata al mondo della fotografia? Hai frequentato un corso? Raccontaci il tuo approcio con questo mondo: A dire il vero è la fotografia che si è avvicinata a me, diciamo che da quando ci siamo incontrate non ci siamo mai più separate. Ho sempre avuto un rapporto molto istintivo con il mondo della fotografia e forse anche per questo motivo ho scelto di non frequentare nessun corso, ho sempre preferito sperimentare, appassionarmi a ciò che i miei occhi vedono attraverso l’obiettivo ed imparare dai grandi fotografi che hanno fatto la storia di questa meravigliosa arte.
Sul tuo sito leggiamo questa frase quasi poetica: Una visione molto personale della realtà contemporanea che si perde nel tempo e nello spazio senza rivelarne l’origine. Cosa vuol dire per te questa frase? Quando ho scritto questa frase ho pensato naturalmente alle mie immagini, a ciò che esprimono dal mio punto di vista. In altre parole potrei dirti che amo viaggiare, osservare e scoprire quegli elementi che, certo, fanno parte della nostra contemporaneità, ma al contempo, de-contestualizzati, possono diventare eterni e dunque disorientare lo spettatore, o meglio distrarlo da ciò che è il soggetto in realtà per rimandarlo a un significato altro. Un esempio su tutti sono le immagini che hanno come soggetto le statue, o meglio ciò che nella realtà definiamo “statue”, ma che nella mia visione prendono vita assumendo e comunicando un significato, un’emozione, ciò che lo spettatore si sente di attribuirgli nel guardarlo in quel momento, per cui in questo senso trascendono sia il tempo che lo spazio.
Incuriosito dai reportage sfoglio le fotografie di Berlino, Parigi e Londra, e mi chiedo: sono foto costruite o situazioni, paesaggi e istanti rubati al tempo?Sono assolutamente tutti istanti e situazioni rubati al tempo. La spontaneità è alla base della mia fotografia, al punto che, ti assicuro, tutte le immagini che vedi sono reali, rive di post-produzione o manipolazioni di alcun tipo.