Cosa potremmo immaginare di un luogo mai visto, cosa potremmo ricordare di un viaggio a Londra o di un weekend in Toscana se non ci fossero le fotografie? Ci sono storie, emozioni, scoperte che esistono solo perché esiste una fotografia che li racconta.
Fotografando con queste premesse si arriva a costruire nuove visioni, diverse prospettive emotive perché la fotografia è anche interpretazione e quindi sfida il reale pur rappresentandolo.
La fotografia per me è quasi un atto terapeutico, per entrare in contatto con l’esterno, se io scatto una foto dal treno in movimento, non fermo la realtà ma una delle realtà che in quel momento il mio occhio vuole bloccare.
Quando riguardo le mie foto, mi accorgo che anche negli errori, nel mosso, in un’esposizione sbagliata, vedo me stesso e le emozioni o le sensazioni che ho provato nel momento in cui scattavo.
Ogni scatto è unico, non sempre il migliore ma in tutti gli istanti in cui possiamo bloccarlo, compiamo un esercizio importante: emotivo, di attesa, di eliminazione del superfluo, magari obbligandoci a tagli improbabili come unica scelta per comunicare cosa vediamo e soprattutto cosa sentiamo.
L’occhio vince sempre perché è guidato dal cuore (una visione forse romantica ma efficace per far capire cosa accade), quando fotografo, io so già cosa voglio fermare e quale taglio darò al mio scatto, il bianco e nero per esempio mi permettono di attribuire quella profondità che leggo in un panorama o in un dettaglio di una stazione della metropolitana.
Non amo gli scatti perfetti, impeccabili preferisco l’originalità visiva ed emotiva, quella che mi permette di staccare dalla realtà entrando in una dimensione spazio-temporale dove i sensi si concentrano per cogliere una certa idea di presente.
Quello che più di ogni altra cosa mi affascina sono le variabili, ciò che casualmente può accadere nel momento in cui decido di fotografare, in quel preciso istante provo un certo stato d’animo e la fotografia che scatterò sarà influenzata da esso, la variabile personale è quella che fa la differenza, che rende ogni scatto (in alcuni casi anche della stessa immagine) diverso da un altro.
L’emozione prevale sull’estetica e sulla realtà, l’oggettivo diventa soggettivo e la ricerca visiva diventa espressione del mio io più profondo.