Pepsy Romanoff nasce per scherzo. Alioscia, leader dei Casino Royale e direttore creativo di Elita, presenta con questo aka il regista Giuseppedomingo (Peppe) Romano a Pharrell Williams. Era il 2009, Pharrell era a Milano con i N.E.R.D. e mancavano poche ore al live di cui Peppe avrebbe curato la regia.
Romano, classe 1977, continua a farsi chiamare così e ha buoni motivi per credere che porti fortuna. Club Dogo, Gué Pequeno, Clementino, Francesco Sàrcina, Pino Daniele, Verdena, Samuele Bersani, Tiziano Ferro sono alcuni dei musicisti con cui Peppe ha lavorato in questi anni mescolando i codici della comunicazione musicale con quelli della videoarte. Ora è in Puglia, dove sta partendo il Live Kom015 di Vasco Rossi.
Ci racconti cosa sta succedendo in Puglia in questi giorni e cosa ci fai tu lì? Le due settimane appena concluse sono state quelle della messa a punto del Live Kom 015 di Vasco Rossi, il tour parte domenica 7 da Bari. Io sono qui perché curerò la regia del dvd che documenterà la tappa di Napoli del tour il prossimo 3 luglio. Con un occhio sempre allo stadio San Paolo, di cui ormai conosciamo ogni singolo gradino e ogni centimetro di prato a furia di studiare cartine e planimetrie, lavoriamo in questi giorni sul backstage e sulla cronaca delle giornate di preparazione.
Come è una vostra giornata tipo? Quale è l’atmosfera nel dietro le quinte? Sveglia alle 8.30, si fa il piano di produzione della giornata, si verifica ogni giorno cosa serve e cosa c’è già in termini di girato, inquadrature, etc. Si studia la scaletta della giornata, cosa si proverà, dove e come, e si sceglie su quali momenti lavorare. Poi ci ci guarda intorno perché c’è sempre l’imprevisto e di solito vale la pena! Giriamo, registriamo, montiamo fino alla fine delle prove e all’analisi della giornata che finisce a notte fonda.
Cosa significa per te lavorare con Vasco Rossi? Quale credi sia stata la molla che gli ha fatto scegliere di lavorare con te? Per me ovviamente un sogno: Vasco ha cominciato a suonare quando sono nato, mio padre lo ascoltava da sempre. Nei fatti, è stato il risultato di piccoli passi e incontri alla fine casuali ma che sono piaciuti a tutti e due. Abbiamo cominciato grazie a Sky Arte che mi ha voluto per la regia delle 5 puntate del format ‘Ogni Volta Vasco’ prodotto a inizio 2014. C’è stata una bella chimica, io sono molto fisico, spontaneo, ci siamo trovati bene. Il secondo round è stato il clip di ‘Come vorrei’, singolo dell’ultimo album ‘Sono Innocente’, girato lo scorso ottobre. Ora siamo qui per il dvd del tour, una produzione enorme che impegna da sola oltre 40 persone. Vediamo cosa succede adesso!
Puoi descrivere il tuo stile? Chi sono stati i tuoi maestri? La verità? Non saprei proprio descriverlo il mio stile! Un po’ perché cerco sempre di trattare le immagini pensando di raccontare l’artista con cui lavoro, un po’ perché mi piace scoprirlo dalle parole degli altri. Di sicuro so chi sono stati i miei maestri! Anton Corbijn, capace di puntare subito all’essenza, minimale e freddo ma perfetto per far risaltare personalità forti come Tom Waits, Bono o Dave Gahan. Lavoro molto con il mondo dell’hip hop e del rap e su quel fronte sicuramente Hype Williams è uno dei nomi più forti, fra rap e r&b. Mi piace osare quindi, appena posso, cerco di mescolare musica e videoarte, sia sperimentando tecniche prese dall’arte contemporanea dentro a clip musicali – come il video di ‘Fragili’, dei Club Dogo feat.Arisa che ruota intorno a una vera e propria installazione. Nel mondo della videoarte, Bill Viola e, in Italia, il duo Masbedo, con cui collaboro da anni e per i quali ho curato la direzione della fotografia per The Lack
Che rapporto c’è fra musica e immagini? Segui di più la personalità dell’artista, il testo o la musica? Inizio a scrivere un video pensando all’artista, che di solito non si allontana molto per mood e atmosfere dalla canzone che interpreta. Poi mi confronto molto direttamente con lui o con lei o con loro: voglio sapere cosa li ha ispirati, perché hanno fatto quelle scelte di parole o di suoni. Se la canzone contiene già un’idea forte anche a livello visivo procedo su quel solco. Credo che un video fatto bene sia in perfetto equilibrio: 50% parole, 50% immagini, senza che nessuno scavalchi o cambi senso all’altra parte.
Quanto contano gli incontri nel tuo lavoro, il fatto di trovarsi lungo la strada con persone affini? E’ come un puzzle, le persone che incontri sono decisive perché ti riempiono di esperienze e storie, ti invitano in una direzione anziché un’altra. Si impara a conoscersi, si lavora insieme, poi la voce si sparge e arrivano altre persone con cui magari si crea un legame simile e via via la famiglia cresce sempre con un filo conduttore che è lo stile, un’idea di come trattare le immagini. Per esempio, la collaborazione con i Club Dogo è nata con un programma tv che curavo, poi ci siamo piaciuti e da lì un video dopo l’altro…a oggi siamo a quota 8!
Ti definisci un artigiano del suono e della visione, cosa significa? Significa che, anche se hai a che fare con mostri sacri della musica e produzioni in grande stile, non perdi il gusto di fare tutto come se lo facessi a mano, di controllare ogni cosa di persona, il che probabilmente risponde anche alla domanda sullo stile. E’ la definizione che ho dato della casa di produzione Except che ho fondato nel 2007 e dentro la quale sviluppo tutti i miei lavori. Insieme a me c’è da sempre Maurizio Vassallo, che cura la produzione esecutiva e non solo. Ci siamo incontrati grazie a una produzione per i Velvet, ci siamo accorti subito che avevamo un atteggiamento simile su tanti fronti e siamo partiti.
Da Except è nata Nativa, perché? Nativa è un centro di ricerca sulla comunicazione e le arti audiovisive, in pratica chi lavora in Except mette a disposizione i trucchi del mestiere. E’ nata perché avevamo voglia di trovare ragazzi bravi, che spesso già da tempo ci seguivano sui social e volevano capire come far diventare questa curiosità un lavoro. L’idea è far emergere il meglio dell’underground, che è sempre più vivo di quanto si pensi.