Mettere nero su bianco e raccontare “cosa sia un festival” non è mai una cosa facile, perché nel cercare di far capire l’organizzazione, la struttura o l’atmosfera, c’è sempre qualcosa che sembra sfuggire. Ecco perché racconto di questo festival a quasi un mese dalla sua ultima edizione: quando mi sembrava di aver detto tutto, mi accorgevo di una mancanza e allora tornavo indietro, cancellavo, riscrivevo. Alla fine ho capito che il modo migliore è procedere per punti.
Partirò quindi – molto banalmente – con un po’ di geografia, per poter localizzare dove il Balaton Sound prende vita. Nella parte centro-occidentale dell’Ungheria da qualche anno a questa parte la cittadina di Zamárdi, situata sulla riva sud del lago Balaton, nel mese di luglio si anima per 5 giorni e ospita sui propri palchi i nomi più importanti della musica EDM (Electronic Dance Music). Ragazzi e ragazze tra i 20 e i 35 anni arrivano da ogni parte del mondo (Ungheria naturalmente, ma anche Italia, Francia, Brasile…) per immergersi in quello che è un vero e proprio tripudio di suoni e colori.
Suoni perché, ovviamente, in quel momento è la musica a fare da protagonista, colori invece perché all’interno del festival vi è un mix di colori incredibili, a partire dal Main Stage (il palco principale), con allestimenti blu, rossi, gialli e verdi, alla scritta a caratteri cubitali BALATON SOUND, nel lago vicino alla riva, a disposizione di chiunque voglia farsi una foto ricordo e che si illumina di notte.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, ripercorro velocemente la sua storia: tenutosi per la prima volta nel 2007, da allora per il Balaton Sound è stato un continuo crescendo di consensi e popolarità tra gli appassionati del genere, fino ad arrivare a vincere il premio come Best Medium-Sized European Festival per l’edizione del 2012.
Quella del 2015 si è tenuta dall’8 al 12 luglio e in quei giorni i dj più apprezzati a livello mondiale hanno fatto ballare migliaia di visitatori: Tiesto, Hardwell, Dimitri Vegas & Like Mike, Afrojack, Nicky Romero, R3HAB, VINAI, Don Diablo, DVBBS, Bloody Beetroots.. solo per citarne alcuni.
La forza del festival non risiede solamente nei nomi che vanno a comporre la line-up, ma soprattutto nell’atmosfera che si respira. In quei 5 giorni si viene catapultati in una realtà parallela, dove ci si dimentica della solita routine e dove la musica in un certo senso fa da collante perfetto. La location – ed ecco che passiamo al secondo punto – gioca un ruolo fondamentale in tutto ciò. Immaginate di trovarvi in una distesa infinita d’erba che si estende sulla riva di un lago e che lì vi siano: 3 palchi dove si esibiscono gli artisti, un’area camping, un’infinità di lounge bar e pub per rilassarsi con musica live in sottofondo sin dalle prime ore del mattino, giostre per passare il tempo (bungee jumping compreso), una palestra all’aria aperta per non rinunciare alla forma fisica nemmeno in quei giorni, una costa di oltre un chilometro dove poter prendere il sole e numerosi negozi, dove è possibile acquistare il merchandising ufficiale e non solo.
Ecco, immaginate tutto questo e aggiungeteci una media di 30.000 persone al giorno per 5 giorni (addirittura, in questa edizione, nella giornata di sabato 11 luglio è stato registrato il sold out con 35.000 ingressi!).
Raccontarlo in questo modo sembra una cosa talmente facile, quasi banale. Ma riuscire a gestire tutta la quantità di eventi che si svolgono e di persone che vi partecipano non è per nulla semplice: non a caso la macchina organizzativa che sta dietro al Balaton Sound è la stessa che si occupa dello Sziget Festival, altro rinomato festival (questa volta rock) che si svolge a Budapest ogni agosto.
L’organizzazione è il terzo punto a cui mi premeva arrivare. Organizzazione sia all’interno, ma anche all’esterno del festival. Appena atterrati all’aeroporto della capitale ungherese si fa notare il desk informativo del Balaton Sound a cui ci si può rivolgere per avere informazioni. Ad orari stabiliti, i bus lasciano l’aeroporto alla volta di Zamárdi, al costo di 25 Euro. In alternativa, dalle principali stazioni ferroviarie di Budapest con due ore di viaggio di treno si raggiunge facilmente il lago. Una volta giunti a Zamárdi, ovunque è possibile trovare i cartelli con le indicazioni per raggiungere l’area del festival.
All’interno del Balaton Sound numerosi sono i servizi messi a disposizione del pubblico, a partire dalle cassette di sicurezza, presidiate 24 ore su 24 con tanto di telecamere a circuito interno, dove si possono depositare gli effetti personali senza aver il bisogno di girare per il festival con borse o borsoni. Ci si può garantire una cassetta di sicurezza per tutti i 5 giorni direttamente dal sito ufficiale del Balaton Sound al costo di circa 20 euro.
E poi come non menzionare il pagamento Festipay, ideato da MasterCard, lo sponsor del festival: una carta prepagata contactless utilizzata da tutte le attività commerciali presenti all’interno dell’area; sulla carta si carica l’importo desiderato e da lì vengono scalati man mano i soldi ad ogni pagamento, dalla birra alla t-shirt… Questo significa non dover usare contanti e non impazzire con le infinite monetine ungheresi, wow!
Infine, sempre a livello di organizzazione, da notare il coordinamento con la rete taxi locale. Da subito dopo il tramonto e fino a tarda notte chiunque lasci il festival, trova vicino all’uscita una lunga coda di taxi ad attenderlo e non vi è quindi bisogno di comporre nessun numero telefonico per prenotare la propria corsa.
Insomma, questi i motivi principali per cui non risulta difficile comprendere come il Balaton Sound sia riuscito nel giro di poco tempo a costruirsi un importante network di appassionati che ogni anno vi accorrono.
Adesso non occorre altro che attendere qualche mese per avere le prime indiscrezioni sull’edizione 2016, per la quale si mormora che ci saranno ulteriori miglioramenti a livello di infrastrutture e servizi.
Avete ancora delle curiosità? Visitate il sito ufficiale