Parigi. La città della consapevolezza per Christian Pellizzari. La città dove mettersi in gioco, la città per sperimentare al meglio il concetto di atelier. E ancora la città dove imparare – negli uffici stile di alcune maison del lusso dove lui ha lavorato – a drappeggiare, ricamare, creando quella donna molto femminile che è sintesi-risultato (anche) però delle sue esperienze italiane: più maschili e sartoriali.
Perché Il designer – di Treviso e classe 1981 – il concetto per esempio delle giacche maschili casual, formali e fatte su misura, lo conosceva già molto bene prima del suo periodo parigino: sono quattro infatti i suoi anni da Tonello e – andando ancora indietro – il suo background formativo è quello del Polimoda di Firenze.
Questi solo alcuni tratti della storia e del percorso di Pellizzari, che si aggiungono all’essere tra i finalisti di Who’s on Next Uomo nel 2013, ai successi del suo brand con le collezioni sia uomo che donna, oltre all’essere stato ancora guest-designer di Giorgio Armani sfilando nei suoi spazi di Via Bergognone. Ho incontrato lo stilista questa settimana per Focus On.
Christian mi racconta come ha iniziato il suo percorso nella moda? Come nasce la storia di Christian Pellizzari? Il percorso nella moda nasce sin da quando ero bambino, dai primi ricordi della mia infanzia ho sempre intrapreso una ricerca del bello e una passione per i tessuti e i vestiti, non so darmi una spiegazione di ciò. Il percorso non è stato sempre facile e chiaro, ma è sempre stato nella mia testa. Da adolescente ho cercato di accantonare questo sogno perché lo ritenevo abbastanza utopico e irrealizzabile. A scuola mi sono diplomato in ragioneria ma la passione per la moda ha poi preso il sopravvento e mi sono iscritto al Polimoda, dopo il quale sono andato a Londra per uno stage, poi a Treviso per Tonello e infine a Parigi. Qui ho preso consapevolezza di me stesso e delle mie capacità e ho maturato pian piano il desiderio di intraprendere la mia avventura con un mio marchio proprio.
Lei ha lavorato e vissuto a Parigi. Che ricordi ha di quel periodo? Parigi é stato per me il luogo della consapevolezza, dove mi sono messo in gioco e da autodidatta, ho avuto modo di sperimentare e sperimentarmi ad alto livello, in piccole realtà, con la vecchia concezione dello studio creativo che lavora fianco a fianco con l’atelier. Ho imparato a drappeggiare e a ricamare, creando una donna molto femminile che andava ad unirsi alle mie esperienze italiane, più maschili e sartoriali.
Quali sono gli elementi-tratti che caratterizzano lo stile Christian Pellizzari? E in particolare qual è l’ispirazione della collezione sia uomo che donna per la prossima estate 2016? Il mio stile è fatto di contaminazioni. Cerco di mixare il passato con la contemporaneità per renderlo attuale, le tecniche sartoriali e artigianali con lavorazioni industriali. Parto sempre dagli archivi tessili jacquard ricercando vecchi disegni, rilavorandoli e mixandoli con tessuti tecnici stampati accoppiati e laserati. La prossima primavera estate si sviluppa attorno al tema della “Chinoiserie” cioè l’influenza cinese e orientale nell’architettura e nella decorazione nel periodo del Barocco Italiano. I disegni degli jacquard sono ripresi da vecchi paravento cinesi, i ricami dalle porcellane e la palette colori passa dal verde Celadon al rosso Lacca, passando dal bianco al blu Cina mixati con il beige e il nero. La silhouette per l’uomo è contemporanea, si passa da pezzi sportswear in duchesse di nylon a capi maschili reinterpretati in cotoni tecnici, shantung e jacquard. La donna invece mixa pezzi day/wear con capi molto femminili dalle forme couture ma con tecniche di costruzione e tessuti avanguardisti.
La moda e tutto il suo sistema, sono molto cambiati in questi ultimi vent’anni, i motivi sono diversi, soprattutto anche per il periodo delicatissimo che stiamo attraversando. Secondo lei dove siamo diretti? Il concetto di lusso per esempio com’è cambiato? Bisogna che la nuova generazione di addetti ai lavori vedano i cambiamenti come una nuova opportunità cercando di capirli e assimilarli velocemente. Viviamo in parte in un periodo di concretezza, dove il mercato decreta successi o insuccessi di progetti fashion. Da una parte questo discrimina progetti molto artistici e concettuali a favore di progetti molto più commerciali. Per me fare moda non è fare solo arte, anche se ne sono influenzato, ma è fare abiti che la gente voglia indossare e che desideri acquistare.
I social network diventano sempre più potenti e determinanti, bisogna saperli gestire usandoli per comunicare e raccontare le nostre storie di moda, mostrando anche il nostro universo e il nostro lavoro. Credo inoltre che sia anche fondamentale far crescere dentro ognuno una coscienza ecologica e ambientalista e lavorare pensando all’impatto sulla natura e sul nostro ambiente.
Chi sono sia per l’uomo che per la donna le sue icone di riferimento, che per lei sono quasi una continua ispirazione stagione dopo stagione? Mi sforzo a non averne e a non focalizzarmi su uomini e donne o icone. Cerco di sentirmi per quanto possibile libero creativamente, senza cercare di rincorrere fenomeni stagionali di stile. Guardo semplicemente chi e cosa mi succede intorno e cerco di dare attraverso i capi, la mia visione delle cose. Sono ispirato dalla gente e dalla strada, dall’accostamento inusuale e spontaneo delle nuove generazioni o più studiato e ricercato di chi fa della moda uno stile di vita.
Quali sono i suoi prossimi progetti da realizzare e soprattutto come si evolverà il marchio? Quali sono le prossime novità – anche dal punto di vista corporate – che ci può raccontare? Ci sono tanti progetti in fase di start up legati al brand. Il marchio è in continua crescita, siamo oramai presenti in quasi 100 punti vendita nel mondo sia per uomo che per la donna, quindi il focus è sulle collezioni sempre più attente al mercato globale. Stiamo lavorando per ampliare le categorie merceologiche proposte ai nostri clienti. Svilupperemo gli accessori uomo e donna e struttureremo maggiormente la nostra azienda per cercare di essere sempre più veloci e competitivi, il customer service quindi diventa fondamentale con lo sviluppo del brand. C’è in cantiere un Atelier e altro ancora, ma per ora non posso svelarvi troppo…
Che cosa le piace fare quando non lavora? Come si rilassa Christian Pellizzari? Mi piace viaggiare, uscire, andare alle feste, vedere amici, passeggiare per Milano o in campagna, o semplicemente stare sul divano e perdermi nei miei pensieri. Penso che per chi sceglie questo lavoro in realtà non ci sia mai un vero distacco tra lavoro e vita perché nasce da una passione e la nostra mente creativa è continuamente influenzata e lavora ed elabora immagini ed informazioni continuamente. Nino Cerruti recentemente in una delle nostre chiacchierate mi ha detto : chi sceglie questo lavoro e lo fa con serietà e passione è come se prendesse i voti … non è un lavoro è una scelta di vita !