Il tempo passa veloce e inesorabile e il giorno della partenza per New York è sempre più vicino. Le ultime settimane sono letteralmente volate tra un allenamento e l’altro. E poi c’è la vita di tutti i giorni, la casa, le lezioni di inglese, gli amici, il fidanzato e… il LAVORO.
Le colleghe che a modo loro mi supportano in questa mia avventura che, tifo o non tifo, le ha viste coinvolte loro malgrado, visto che la data della Maratona combacia con il periodo dei… PRESS DAY! Che ogni anno cadono inesorabili ad Aprile e fine ottobre/Novembre, ma grazie ad una super organizazione, avrò 5 giorni tutti per me con la testa completamente libera per coronare il sogno che sto portando avanti ormai da quasi un anno. La Maratona di New York.
Fervono i preparativi in questi giorni e la testa comincia a risentire di tutte le cose da portare avanti contemporaneamente, anche perché se fino a pochi giorni fa non me ne preoccupavo più di tanto, dopo l’allenamento di sabato scorso e soprattutto dopo aver ricevuto la mail di conferma iscrizione con i dettagli di luogo, ora e numero di pettorale, ho realizzato di botto che il grande momento è vicino e mi è presa una frenesia e un’agitazione che quasi mi toglie il fiato ogni volta che mi fermo a pensare con attenzione: Pettorale 17523 – partenza Ponte di Verrazzano alle 9.50 del 1° Novembre.
Sabato mattina allenamento all’Idroscalo ore 8.30, al solito sveglia all’alba, colazione soft, l’aria è parecchio freschina, luce ancora incerta, nuvole sparse, mentre la navetta mi porta dall’Aeroporto di Linate all’ingresso delle Tribune, dove trovo Danilo, Ippolito e Birgitta ad aspettarmi. Michele arriva poco dopo. Annalisa che avrebbe dovuto essere con noi, all’ultimo minuto ha rinunciato alla levataccia, oggi l’aspetta una giornata extra di lavoro, quindi si è organizzata per correre nel pomeriggio, da sola, vicino casa.
Il programma prevede una corsa blanda rispetto alla settimana scorsa… una quindicina di kilometri a ritmo Maratona. Cosi due chiacchiere, qualche battuta e poi in braghette corte e maglia a maniche corte. Ecco, maglia maniche corte… magari no, non ancora, meglio che tenga il giubbino ancora un pochino, intanto che mi riscaldo…… e via che si parte per il riscaldamento.
Tre kilometri a ritmo tranquillo e poi divisi per gruppo – secondo i tempi dettati da Coach Danilo – si parte per 5 kilometri + 1 di defaticamento da fare due volte. In totale due giri completi del circuito dell’Idroscalo…… Semplice no?
Di fronte a me Ippolito e Birgitta, io poco più dietro da sola, parto con calma e subito i pensieri cominciano a spaziare in ogni dove, il bello di correre da soli è che puoi lasciare andare la mente completamente, concentrandoti sul tuo passo, sul tuo ritmo, ascoltare le sensazioni e i messaggi che il tuo corpo ti comunica.
Per un secondo mi pento di non aver portato gli auricolari con la musica, ma solo per un attimo, in fondo molto meglio guardarsi intorno e assaporare i profumi e i rumori di quello che ti circonda, mentre ancora il mondo intorno a me si sta mettendo in moto.
Incrocio altri runners che corrono in senso inverso al mio, sorrido e saluto e continuo la mia corsa per portare a termine anche oggi il mio compito.
Ippolito e Birgitta sempre di fronte a me, viaggiano ad un ritmo sostenuto 5.15/5.10, io dovrei stare dietro a loro di almeno altri 20 secondi ma il fiato mi regge, le gambe girano bene, quindi decido di continuare cosi. Se solo facessi uno sforzo riuscire a raggiungerli, ma poi sarei costretta a tenere il loro ritmo, quindi decido che è meglio seguirli da questa distanza.
Verso la fine del primo giro, Coach Danilo si affianca e mi chiede “a quale velocità stai andando?”….. Non ne ho idea rispondo… vado a sensazione… ma sto dietro a loro, ed indico Ippolito e Birgitta, quindi credo sia un buon ritmo… e rido.
Il primo giro lo concludiamo insieme riuscendo anche a parlare del più e del meno… Nonostante Ippolito, che ciclicamente si gira e mi grida: “Greeettaaa stai andando troppo forte… Rallentaaaaaa, non devi andare alla nostra velocità!! Fai un lavoro lipidico, fidati, ascolta me… ”
Buono, penso tra me e me, sto andando più forte di quanto dovrei e riesco anche a parlare… Considerato, che, in settimana non sono uscita ad allenarmi, direi che ci siamo! Sono pronta.
Là dove non arriva il corpo, arrivano la testa e l’entusiasmo. Testa e volontà fanno tanto, tantissimo. Sono loro il vero motore che ti trascina al traguardo quando le tue gambe perdono di tonicità e consistenza e i tuoi piedi decidono di trascinarsi e di non collaborare più.
Il secondo giro decido di prendermela un po’ più tranquilla, le gambe reggono discretamente, nessun dolore o vescica o fastidio, il fiato regge, la temperatura esterna nel frattempo si è leggermente alzata e il giubbino comincia a darmi noia, decido di toglierlo e restare in maglia a manica corta.
Correre da soli è fantastico, ma a volte, senza qualcuno che ti sprona, o ti distrae, rischi di farti sopraffare dalla fatica, perdere concentrazione e mollare il ritmo.
In questi casi io cerco di pensare ad altro, che non sia la corsa, cosi faccio la lista delle cose da mettere in valigia e soprattutto… di quello che indosserò durante le ore di attesa che mi separano dalla partenza della Maratona. Tocca fare un salto da Decathlon per comprare un po’ di cose che mi tengano al caldo: guanti, sciarpa, giubbino antivento, pantalone imbottito, cappello di lana, copri-collo, para-orecchie. Tutte cose che una volta abbandonate dai runners lungo il percorso di gara saranno raccolte e date in beneficienza.
Tra un pensiero e una lista, arrivo al termine del secondo giro e quando già sono proiettata verso la strada di casa…. Doccia calda, caffè, pancakes e… DIVANO… Coach Danilo decide di farci fare un ultimo sforzo… due progressioni da 1.500 e ritorno per un totale di 3 kilometri… va bene. VORRAI MICA MOLLARE ORA?
Faccio opera di convincimento al mio cervello, che sì, ancora non abbiamo finito… Del resto manca poco, pochissimo, rimetto in moto le gambe e via in fila indiana dietro a Danilo che ci fa da apripista. Divertente fino agli 800 metri poi il Coach allunga aumentando piano piano la velocità e io mi ritrovo sola, lontana dal gruppo a guardare le nutrie che nuotano felici tra le alghe dell’Idroscalo, per non pensare che si, forse stiamo andando un tantino veloci… che le gambe vanno, ma il fiato si fa sempre più corto e se non mi do una calmata ora credo che avrò bisogno di un massaggio cardiaco… Rallento, mi godo il paesaggio e decido di arrivare al termine del programma secondo il ritmo che il mio corpo mi detta.
Ho sempre dato retta ai segnali del mio corpo, anche il più piccolo dolore è un segnale che il tuo fisico ti lancia perché richiede riposo, tempo per recuperare dallo sforzo che hai fatto e, se insisti, e persisti nell’attività fisica rischi seriamente di farti male e di non poter più correre.
Soprattutto per quanto io sia competitiva, cerco sempre di non dimenticare che non sono un’atleta di professione, e che corro principalmente per stare bene e soprattutto per divertimento.
Arrivo sudata e felice alla fine degli ultimi 3 kilometri dietro le Tribune, dove ritrovo i compagni di allenamento.
Il bello dello sport è che unisce persone che apparentemente non hanno nulla a che fare l’una con l’altra, salvo poi diventare amici per la pelle. Lo sforzo, gli allenamenti, l’entusiasmo, il cameratismo, un obiettivo comune. Tutte cose che creano sinergie, scambi di idee, progetti, amicizie, rapporti e soprattutto insegnano il rispetto e la priorità per le cose davvero importanti e per i veri valori.
Non ha importanza se per una maratona o per 10 kilometri, un atleta avrà sempre una marcia in più. Chi non ha mai provato il gusto e la gioia delle endorfine non potrà mai capire. Finito l’allenamento, foto di rito, e dritti a casa, il resto del week end ci aspetta.
Rientro a casa soddisfatta, ritorno con la testa ai tempi della scuola, quando avevo finito i compiti o passato un esame all’università, quando hai compiuto il tuo dovere ti senti leggero e tutto assume un sapore diverso, ora è tempo di meritato e guadagnato riposo, di una tazza di caffè caldo e di relax.
Mentre sorseggio le guardo, sono lì in un angolo e sono proprio belle, le scarpette da running con le quali correrò la Maratona di New York, linde, colorate, profumano ancora di nuovo.
Le userò per l’allenamento pre-gara in Central Park e per la Maratona, e mentre già pregusto il momento e mi vedo in quel di New York… eccola là la domanda che attanaglia tutte le runners o quasi…… ma per la Maratona, come mi vesto?
Fammi pensare… considerato che potrebbe: nevicare, piovere, fare un freddo cane, fare meno freddo… Magari potrei anche rischiare di avere caldo… il tempo stringe… è tempo di pensare all’outfit da Maratona!