Come se non bastasse, tutto questo lo fa a Parigi, la migliore cornice possibile per una ricerca che, lungi dall’essere nostalgica, è più vicina a una caccia all’ingrediente segreto del perfetto look contemporaneo, l’elemento che fa la differenza da indossare un po’ così, con quella nonchalance che alle francesi invidiamo un po’ tutti.

Rincaro la dose dicendo che ha creato un sito web decisamente curioso, rummageroom.it, che permette di scegliere e acquistare i capi vintage che Francesca ha scelto ma lo fa mettendoli letteralmente in scena: ogni foto una stanza, ogni stanza un racconto, ogni look un’idea, da copiare magari.

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In questi giorni è a Milano, così l’abbiamo intercettata e le abbiamo chiesto come si vive immaginando la moda e perché la moda va immaginata, per continuare a innamorarsene.

Rummageroom è un sito di e-commerce un pò speciale perché ambienta ogni capo di abbigliamento vintage in una stanza, ci racconti come è nata l’idea? L’idea è nata dalla voglia di raccontare storie. Questo mi ha permesso anche di spiegare il mio lavoro. Mi piace il vintage perché parla di persone ma per apprezzarlo davvero bisogna contestualizzarlo, mostrarne il dettaglio e la modernità. Rummageroom riassume il mio amore per la ricerca e la selezione, il visual, lo styling e la fotografia. Compongo e metto in atto dei tableaux vivants attraverso la mia immagina ed il mio gusto.

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Ambientare il vintage è un modo per sottolineare come ogni capo abbia una storia, è così? Quale è il fascino del vintage? Il fascino di un capo vintage è quello si di raccontare una storia ma anche quello di evocare altri decenni. Io mi servo del vintage per parlare del quotidiano e spesso anche del futuro, in termini di tendenza moda. Inoltre la qualità è spesso superiore a quella di un capo acquistato oggi e in più è unico.
Comunicare se stessi attraverso una scelta di capi ed accessori vintage è una tendenza oggi perché tutti vogliamo distinguerci.

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Cosa significa fare ricerca vintage? Come ti muovi? Ricercare significa attuare il primo step di un progetto. Le fonti della ricerca sono molteplici, pensiamo al cinema, all’arte e alla letteratura. Il vintage è la fonte più tangibile della ricerca di moda perché parla di un’epoca. Tutte le case di moda fanno riferimento alla storia e a donne che ne hanno segnato i momenti e creano tendenze parlando proprio di questo. Non ho un metodo: uso l’istinto e la mia conoscenza dei materiali e della storia della moda.

Vivi a Parigi da diversi anni, c’è una sensibilità diversa sul vintage fra Francia e Italia? In Italia non è ancora ben chiaro come utilizzare il vintage ed i negozi che lo rappresentano somigliano spesso a musei più che a luoghi di acquisto. In Francia, come nella maggior parte dei Paesi nord europei, esistono tantissimi boutique e mercati che propongono prodotti più o meno selezionati ed esistono termini diversi da “vintage” per poterli descrivere. Il pubblico è più eterogeneo grazie anche ai prezzi ed al tipo di cultura. Un francese o un olandese tende a liberarsi di un capo d’epoca molto più facilmente rispetto a un italiano. Ed ama acquistare capi usati perché di buona qualità ma a un prezzo ragionevole. In Italia si trova spesso “disturbante” l’ idea di indossare e utilizzare un oggetto usato o che comunque appartiene al passato.

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A Milano partecipi a Milano Vintage Week, perchè hai scelto questa manifestazione? Come ti trovi?
Credo che MVW cerchi di esprimere l’amore per la cultura del vintage attraverso una selezione di professionisti molto alta. Io propongo un concetto e non un prodotto e penso che questa manifestazione milanese tenga molto a questo tipo di mentalità.

Ci regali un po’ di consigli per riconoscere un capo vintage autentico e di qualità? Personalmente non sono amante dei marchi. Quello che mi distingue è che metto in luce capi di fattura anonima e gli restituisco vita. Mi incuriosiscono i dettagli e le materie. Un capo vintage di qualità è spesso di buona fattura, “cade bene” ed indossato non fa difetto. Parlando di marchi importanti, di cui capita di trovare pezzi d’antan nei negozi vintage, posso dire che è molto difficile che un falso abbia le caratteristiche che ho citato e che quindi diventano l’indizio decisivo per distinguere un capo autentico. Le rifiniture, i tagli e le materie sono i primi indizi a rivelare l’autenticità ed il valore di un capo vintage di qualità.

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…e qualche consiglio per creare un outfit vintage di tendenza? Bisogna ricordarsi che il vintage non è un costume con il quale interpretare una maschera. Io amo utilizzare capi usati iper strutturati ma anche il basico workwear o militare. Credo che non esistano segreti ma solo alcuni accorgimenti per rendere il proprio look bilanciato nei colori e nei volumi. Utilizzo pochissimi capi acquistati nei negozi di abbigliamento canonici ma trovo che sia sempre possibile mixare questi al vintage con ottimi risultati, sempre valutando equilibri e proporzioni, come per ogni outfit. Sempre più spesso boutique del nord Europa associano marchi attuali ad una selezione di capi vintage e second season. Io propongo proprio questo tipo di servizio: una selezione di abbigliamento ed accessori vintage e di seconda mano mirata ai differenti tipi di concetto commerciale.