Alcune donne nascono con un’aura speciale, unica, forte, innata. Aura… che alcuni preferiscono invece chiamare allure o fascino. Altri – quando si parla di loro – le chiamano muse, altri ancora icone… Penso per esempio a Betty Catroux o a Lou Lou de la Falaise per Saint Laurent. Ma anche a Jacqueline de Ribes, Rosario di Bulgaria o Charlene de Ganay per Valentino. O ancora ad Amanda Harlech o Ines de la Fressange per Chanel.
Donne dal senso estetico, linguaggio visivo, così spiccato, così forte, cosi influente e intelligente che riescono con naturalezza – ed una positiva energia – a stravolgere, coinvolgere, guidare, ispirare lo stilista. Stilista che spesso affiancano. E stilista che senza di loro – a volte – perde quel faro o se vogliamo bussola di riferimento per pensare ad un abito, concepire una borsa o a volte un’intera collezione.
Quando io penso a queste donne invece, penso che la loro fortuna sia stata più che altro quella di avere un dono. Il dono di essere assolutamente, totalmente se stesse in tutto, sempre e comunque. E parlo di quel se stesso che significa poi: fare, creare tendenza. Tendenza poi imitata, percepita, trasmessa anche negli anni a venire.
E tra queste donne c’è un “Capricorno ascendente Hermès”. Perché così il genio di Franco Moschino definiva con affetto, ironia, amore assoluto, Rossella Jardini. Per lui era musa, icona, amica, braccio destro, spalla nelle avventure passate assieme: sia quelle piacevoli e purtroppo anche quelle che non lo sono state.
Prima Direttore Creativo di Moschino per vent’anni fino al 2013, poi una breve consulenza con Missoni ora Rossella Jardini è al suo debutto con la primavera-estate 2016 con il marchio che porta il suo nome. Questa settimana l’ho incontrata per Focus On.
Signora Jardini, Franco Moschino parlando di lei diceva che era un Capricorno ascendente Hermes. Che tipo di rapporto avevate? Come vi siete conosciuti? Conobbi Franco, grazie a degli amici comuni. Ad un certo punto della mia vita ho avuto a Bergamo, la mia città, un piccolo negozio, una piccola boutique che si chiamava “Il Pomeriggio”. Vendevo marchi come Ter et Bantine, Issey Miyake … data la mia grandissima passione per i giapponesi.. e ricordo di aver cominciato a cercare dei ragazzi giovani che facessero un ottimo e nuovo prêt-à-porter .. Così conobbi questi due straordinari stilisti (erano anche degli ex modelli), uno svizzero e l’altro argentino che avevano deciso all’epoca, di fare questa loro collezione che si chiamava “Alvear”. Tramite loro con i quali iniziai a lavorare oltretutto divertendomi molto, conobbi Franco. Con Franco iniziammo quasi subito a collaborare assieme, prima per un’azienda di abbigliamento. Poi ci fu uno stacco, io per un periodo andai da Bottega Veneta, ma appena Franco si mise da solo e fece la sua linea e mi richiamò, io sono letteralmente “volata” a lavorare per lui.. Mi occupavo principalmente di tutte le linee, dalla prima agli accessori.. Per me Franco era la persona che qualsiasi cosa mi chiedesse io la facevo…mi creda.. le faccio un esempio: Franco preferiva lavorare la Domenica oppure il Sabato …Era davvero un rapporto, il nostro, di complicità assoluta, di divertimento.. era un rapporto fraterno..
Che anni erano? I primi anni 80, con Franco iniziai nell’85 con la sua seconda collezione.
Che tipo di uomo era? Era un uomo fantastico. Era un grande comunicatore… Ha iniziato che era uno stilista ma poi divenne piano piano un vero e grande comunicatore. Poi purtroppo è subentrata la malattia. Sono stati anni molto molto faticosi, anni nei quali abbiamo comunque, nonostante la malattia, continuato a lavorare. Franco aveva un senso dell’umorismo eccezionale, abbiamo riso fino all’ultimo, ed era di un’intelligenza fuori dal comune… Dal lavoro alle vacanze facevamo tutto assieme… Quando è mancato non sono stati anni per niente facili, ma con i ragazzi del team abbiamo capito che pur con grandissima sofferenza non potevamo mollare e dovevamo mettere giù la testa e andare avanti…e così abbiamo continuato.
Eravate due ribelli fondamentalmente? Direi che più che altro eravamo due provinciali, perché io sono del bergamasco e lui era di Abbiategrasso. Lui era un po’ incantato da me e da come io mi vestivo.
Da cosa era affascinato? Secondo me, a parte che eravamo molto legati affettivamente, ripeto facevamo anche le vacanze assieme, eravamo sempre uniti ..credo che fosse molto affascinato dalla mia eleganza anche se io in quel periodo, non mi vestivo molto Moschino perché la mia grande passione erano i Giapponesi, era il loro momento, e poi chiaramente Hermes. Devo dire che lui era anche un po’ colpevole, perché mi regalava sempre tante cose di Hermes. Le faccio un esempio, entravamo nella boutique e anche se una cosa era molto cara quando io non me ne accorgevo, questa era già alla cassa bella e pronta impacchettata da portare via.. Era davvero un uomo molto generoso che ha aiutato tante tante persone.
Che tipo di bambina era Signora Jardini? I miei mi raccontano che ero una bimba molto ribelle. Io non ricordo di esserlo stata… Ero la figlia di mezzo, con un fratello che essendo lui l’unico maschio di tutta la famiglia, veniva trattato come un principe e gli veniva permesso tutto, e poi la mia sorella più piccola che proprio perché essendo la più piccola era molto coccolata… Devo dire che nella mia vita, in tutta la mia vita, il ricordo dei vestiti è sempre stato fondamentale. Quando venivano le sarte facevo mille capricci, non so magari, perché volevo le gonne più corte o altro.. Se non avessi fatto la stilista mi sarebbe piaciuto moltissimo fare la costumista.
Mi racconta invece del progetto che porta il suo nome? Come è nata l’idea di iniziare con un suo percorso-discorso Rossella Jardini? Allora dopo l’esperienza ultima da Missoni, ho deciso di prendermi una pausa… Sono stata devo dire molto in vacanza, una cosa che in realtà non avevo mai fatto…Poi per scherzo con un mio collaboratore abbiamo cominciato ad immaginare di fare delle camicie… Poi da queste piano piano è nato un progetto più articolato, più complesso…e da qui è nato il nuovo discorso-collezione Rossella Jardini prodotta da un’azienda di Soncino la Cieffe – un’azienda gioiello con la quale mi trovo molto bene… e con la quale sono felice di lavorare… Ogni volta che vado a Soncino parto con grandissimo entusiasmo e si parte con il mio collaboratore quasi come se stessimo andando al Festival del Cinema a Venezia ( ride.. ). La collezione è poi distribuita da L.A. Distribuzione.
Che cosa desidera trasmettere con Rossella Jardini? Voglio fare prima di tutto dei vestiti che rendano belle le donne, che stiano bene alle donne e dove queste possano sentirsi a loro agio. Eleganti si nasce c’è poco da fare e non si diventa… Riconosco che è necessario avere una buona disponibilità economica anche se oggi con una ricerca molto molto attenta puoi arrivare ad essere elegante anche con poco.
Quali sono i tratti fondamentali della sua collezione, gli elementi che la caratterizzano?
Sicuramente le ruches. Trovo che i pezzi realizzati con queste siano bellissimi.. ed infatti è una storia che proseguirà anche nell’inverno.
E i colori? Io non amo i colori della terra… per esempio il marrone o il melanzana. Mi piacciono i colori decisi come il blu, il bianco… che mi piace da indossare anche d’inverno. Così come mi piace molto anche il concetto, l’idea della divisa in genere…
Dei nuovi designer chi le piace? Trovo bravi e mi piacciono Marco De Vincenzo, Albino. Trovo interessante e lo sto osservando, il lavoro che ha fatto questo ragazzo nuovo da Gucci, Alessandro Michele.. Mi piace il lavoro di Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli da Valentino, e mi piace il lavoro di Alessandro Dell’ Acqua che conosco da tanti anni… Degli stranieri per esempio non so penso a Slimane mi è piaciuta la prima sfilata per Saint Laurent perché ho trovato che ci fosse veramente una chiave di lettura interessante…Io comunque ho sempre una grande passione per i Giapponesi per esempio Yamamato o Undercover..
Hermes le piace sempre? (Ride…) Certo assolutamente e anche Ferragamo che indosso nelle riedizioni limitate delle scarpe… anche se ho trovato molto bella la sfilata di quest’anno. E anche Marc Jacobs mi piace molto. Ma guardi devo dire che è importante sempre seguire in genere, un certo tipo di estetica.. Voglio dire che quando scegli lo stesso tipo di estetica, tutto poi va bene. Puoi anche mescolare gli stilisti ma tutto è stato scelto con lo stesso tipo di linguaggio e quindi tutto torna…
Che cosa è per lei il lusso? E soprattutto eleganza e lusso coincidono? Allora il lusso e l’eleganza non sempre coincidono. Credo che la vera eleganza e il lusso vogliano dire per esempio avere del tempo.. tempo per se stessi, per lavorare bene senza frenesia. Il lusso può essere anche l’aver voglia ogni mattina di mettersi li a scegliere uno per uno i capi – dai pantaloni, ad una camicia e così via – che saranno il tuo look di quella giornata.
Anna Piaggi era una donna elegante? L’eleganza di Anna Piaggi era spontanea. Anna aveva delle cose sue che mescolava… ma con criterio… sapeva esattamente quello che faceva e che cosa si stava mettendo addosso … i capi li mescolava in modo davvero consapevole e straordinario. Di base io credo che tutte le donne dovrebbero osare un po’ di più…anche con i colori… Spesso sono terrorizzate da quello che le dicono i mariti e cercano in tutto e per tutto di assecondarli… parlo nel modo di vestire…
C’è una donna in particolare che le piace? Chi sono secondo lei le icone di eleganza? Mi piacciono molto C.Z. Guest, Babe Paley, Marella Agnelli, insomma i cigni di Truman Capote. Ma ancora Mona Von Bismarck, Ines de la Fressange, Helene Rochas e la Regina Elisabetta che mi piace da pazzi!
E quali donne vorrebbe vestire? In genere mi piacerebbe vestire tutte le donne… Ma se devo fare dei nomi ..amo molto Vanessa Redgrave o Helen Mirren..
Che cosa pensa delle blogger? Guardi… quando esco soprattutto in occasione di sfilate e presentazioni mi capita di incontrarle e sono davvero tutte con me molto carine… Alcune di loro hanno creato davvero un business pazzesco. Mi chiedo, ma è una domanda che mi pongo io a volte, se le ragazze adolescenti che le seguono, possano davvero poi accedere a quel target di prodotto di riferimento… o magari prendono degli spunti per imitarle. Ma va bene…
Mi dice una cattiveria del mondo della moda? E’ peggiorato in questi ultimi anni? Credo che sia peggiorato sotto alcuni aspetti… Per esempio penso che da questi ragazzi giovani si pretenda a volte troppo… Ovvero vengono buttati un po’allo sbaraglio a volte in un business infernale con mille collezioni da realizzare…. Con la creatività che alla fine con un ritmo del genere è normale che venga a volte meno. E loro a volte, non sono pronti, non hanno la forza di carattere per riuscire a gestire tutte le enormi pressioni che stanno dietro… e non nascondo che alcuni di loro pensano anche di essere onnipotenti e non capiscono che i grandi penso per esempio a Ferrè, a Franco ( Moschino ), Versace, Armani e così via, prima di diventare quello che sono poi diventati, hanno lavorato – scusi l’espressione – come delle bestie … senza sosta… Credo invece che un aspetto positivo sia il fatto che oggi con i social media ed internet, è vero che la moda viene più facilmente copiata (e questo purtroppo non è il massimo perché toglie il piacere della scoperta e quindi quando arrivano nei negozi i capi a volte sei già stanco perché sono cose già viste e straviste).. ma dai la possibilità comunque a chi non ha tante possibilità di prendere degli ottimi suggerimenti.
Come si rilassa? Leggendo. E leggo di tutto.. Mi piace Il Foglio e come quotidiano leggo solo quello. Trovo che sia un giornale intelligente. La gente poi dice che sono snob ma a me non interessa (ride). Mi piace poi molto il cinema .. e seguo sempre sul Il Foglio, i consigli di Maria Rosa Mancuso che non mi delude mai.. lei è la loro critica cinematografica. Quando dice che c’è un film da vedere io corro… Mi piace poi un certo tipo di cinema francese, più che altro certi attori francesi come Fabrice Luchino. Ma anche il cinema inglese quello di James Ivory, Stephen Fry .. Gli attori inglesi non mi deludono mai.. c’è anche da dire che hanno alle loro spalle il teatro. Rivedo poi ogni tanto i vecchi film di Visconti.. anche se il cinema italiano di oggi penso stia attraversando un periodo un po’ traballante.. Poi non so mi piace il cinema di Almodovar che riguardo spesso.. Io e Franco eravamo suoi ottimi amici…
Un’ultima domanda. Ma la vera eleganza mi dica la verità è per esempio il non voler apparire troppo?
Mah (ride)… io per esempio penso con il mio stile di non apparire troppo… e di essere molto elegante…