La cosa che più mi piace della corsa, oltre a quella sensazione di libertà, di gioia e di quel turbine di emozioni che ti invadono ogni volta che infili le scarpe da corsa, o quel senso di onnipotenza che provi quando tagli il traguardo di una maratona, è in assoluto la possibilità di conoscere persone che probabilmente non avresti mai conosciuto se avessi ceduto alla pigrizia del divano.

Quello che mi piace meno, sono le mie unghie nere che da quando ho deciso (mio malgrado) di togliere lo smalto, mi si ripresentano giorno dopo giorno nella loro bruttezza color prugna e mi ricordano costantemente la fatica di aver corso una maratona e il sacrificio, ma anche l’immensa gioia di aver tagliato quel maledetto traguardo.

La maggior parte dei miei attuali amici o frequentazioni extraprofessionali sono in qualche modo legati allo sport e in particolare al running. Spesso anche a livello professionale scopro con grande gioia che molti hanno abbracciato la filosofia della corsa come valvola di sfogo allo stress che ci accomuna nel lavorare nelle pubbliche relazioni e nel campo della moda, soprattutto.

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Per questo mi piace far parte di più gruppi, di diverse tipologie, (cityrunners, urbanrunners, RunnersSalò, Almostthere) per confrontarmi, per migliorare e per conoscere sempre nuove persone che non appartengono al mio giro professionale, ma che per un qualche motivo, a me ancora sconosciuto, ne gravitano attorno e vi è sempre un link o un particolare che ci accomuna.

La Maratona di New York ho deciso di farla con Almostthere insieme alle amiche compagne di corsa Annalisa, Rossana e Raffaella. Un percorso voluto, studiato, di preparazione che è durata per quasi un intero anno solare.

Tra preparazione, emozioni, tabelle, tempi, lunghi, fondi lenti, ripetute, fartleck, allunghi, kilometri da mettere nelle gambe, allenamenti collettivi, sveglie all’alba, uscite serali sotto acquazzoni estivi tropicali, ritrovi al campo XXV aprile in piena estate o all’idroscalo coperto ancora dalla nebbia di inizio autunno tra aria fredda che tagliava la faccia e sole ancora caldo che ti ricordava quanto fosse stata dura la preparazione durante una delle estati più calde degli ultimi anni.

Mille emozioni, tante aspettative, infinite incognite e un solo comune traguardo, una gran voglia di correre la Maratona e di conquistare New York.

L’ho già detto che noi runner siamo logorroici, monotematici e una delle cose che ci rende più felici è quando riusciamo a convincere qualcuno che fa parte della nostra vita, a dedicarsi alla corsa.

Quando questo accade, ci pervade una sensazione di orgoglio e di soddisfazione perché abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Ti sembra quasi di esserti guadagnato la giornata. Cosi quando Ippolito di Almostthere mi chiese se volevo far parte del progetto INFLUENCED che loro stavano facendo con alcuni membri del gruppo che avrebbero partecipato alla Maratona di New York, è stato normale per me pensare di coinvolgere Maria Rosaria, mia collega, mia dirimpettaia di scrivania, mia spalla da oltre 4 anni in ufficio, la persona con la quale trascorro e condivido la maggior parte del mio tempo.

La persona che sto, da parecchi mesi, cercando di portare a correre, ma ad oggi ancora senza grossi risultati ottenuti.

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Cos’è esattamente il progetto INFLUENCED? Uno scatto fotografico e una frase rappresentativa, che coinvolge due soggetti: un runner (chi ISPIRA) e la persona (ISPIRATO) che il runner ha influenzato o sta cercando di influenzare e iniziare alla corsa attraverso i suoi racconti, le sue emozioni, la sua storia.

Di fatto, cito Almostthere:
“Uno storytelling per immagini e parole. L’idea è stata quella di mettere in luce, è il caso di dire, le persone e quel pensiero ricorrente che in ogni maratoneta diventa una sorta di mantra, che accompagna ogni passo, ogni allenamento, ogni gara. In primo piano abbiamo voluto i volti, gli sguardi, che scrivono come un gessetto su un fondo scuro – quasi una lavagna – poche e semplici parole di ispirazione, di chi influenza, per chi è influenzato.
Ogni influencer ha scelto le sue parole “magiche”, e il suo “influenced”. Marco Craig ha progettato e scattato le fotografie.

Ne fui subito entusiasta. Come non esserlo.
E cosi una sera dopo lavoro, io e Maria Rosaria siamo fuggite alle 18.00 dall’ufficio per raggiungere Ippolito in uno studio fotografico in zona Porta Genova dove Marco Craig ci avrebbe “immortalato”.

Un saluto, due chiacchiere, convenevoli vari e in breve, prima io, e Maria Rosaria poi ci troviamo di fronte alla macchina fotografica in maglia da running Adidas a seguire le direttiva e i suggerimenti di Marco.

Mentre Maria Rosaria si dimostra subito a suo agio e si diverte a giocare di fronte all’obbiettivo risultando molto fotogenica, io da sempre restia alle fotografie, non mi smentisco neanche questa volta, un baccalà surgelato nel clima Polare artico. Marco un santo oltre che grande fotografo per riuscire a trovare, in un quarto d’ora terribilmente imbarazzante (per me) almeno una posa che potesse funzionare.

Tra risate e tentativi di defibrillazione per avere una mia reazione, la foto è finalmente arrivata (eureka), abbinata alla frase che ho scelto, il mio mantra per 42 kilometri e 195 metri “Go as long as you can and then take another step”, il risultato ottenuto mi ha piacevolmente, incredibilmente stupita.

Soprattutto quando ho trovato la nostra foto in formato gigante insieme alle altre 5 di altrettante coppie che hanno aderito al progetto, appesa in bella vista sul muro vicino alla reception in Runbase Corso Sempione 10, dove tutti i runners rodati o occasionali hanno avuto modo di vederla e di sapere del progetto fin dopo il nostro rientro dalla maratona di New York.

Gli scatti non sono stati realizzati solo in formato cartaceo ma anche postati sui social network istituzionali e personali di ciascuno dei soggetti coinvolti: facebook, twitter, instagram un tamtam virale che ha raccolto un discreto successo a livello di critica e di Followers.

Un’esperienza unica, un bagaglio di emozioni che la corsa ancora una volta mi ha regalato, impossibile per chiunque vedesse quelle foto resistere al desiderio di infilarsi un paio di scarpe e iniziare a correre.

So per certo che anche Maria Rosaria ha iniziato a corricchiare al Parco Sempione. Pare la si veda sfrecciare in zona Arena soprattutto il sabato tarda mattinata. Marco ha corso con me la Maratona di New York, ci siamo salutati poco prima della partenza essendo in coral diversi.

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La sua è stata una maratona alternativa, una maratona vissuta dietro l’obiettivo di una macchina fotografica per catturare attimi, situazioni, con scatti unici ed esclusivi che presto avremo il piacere di ammirare e che già so, faranno emozionare Influencer e influnced. Il risultato di quegli scatti? Eccolo qua.