Era il 4 gennaio del 1809 quando in una piccola realtà fuori Parigi nasceva Louis Braille, inventore francese a cui si deve l’alfabeto per non vedenti.
A soli 3 anni il piccolo Louis fu vittima di un infortunio all’occhio sinistro, tuttavia l’infezione si estese ben presto anche all’occhio destro, lasciando Braille privo del senso della vista.
All’età di 10 anni ebbe la fortuna di vincere una borsa di studio alla Institution del Jeunes Aveugles (Istituto per giovani ciechi), una delle prime strutture specializzate, in cui le condizioni di vita non erano comunque ottimali; spesso i non vedenti erano vittime di maltrattamenti da parte del personale dell’istituto in cui alloggiavano.
Fra le varie attività previste all’interno dell’istituto c’era anche la lettura attraverso il tatto: i caratteri erano gli stessi dell’alfabeto classico, messi in risalto da un foglio di rame posto sulla facciata opposta del foglio.
Nel 1827 Louis Braille entra a far parte del corpo insegnanti della struttura presso la quale aveva studiato e, proprio attraverso l’insegnamento prende coscienza delle difficoltà che si sviluppavano in seguito all’educazione dei giovani non vedenti, capendo che il metodo e l’alfabeto utilizzato per insegnare ai ragazzi ciechi, era troppo penalizzante: a parità di tempo un ragazzo dotato di vista riusciva a leggere 2 pagine, e uno non vedente leggeva solo una riga.
Un giorno un militare, Charles Barbier de la Serre, fece visita alla scuola, descrivendo la modalità attraverso la quale venivano trasmessi messaggi dalle armate per i dispacci notturni: il tutto si basava su 12 punti e fu di grande ispirazione per braille che diede vita all’alfabeto che ancora oggi porta il suo nome, basato su sei punti.
Diversamente dai metodi adottati fino a quel momento, grazie all’invenzione del Braille, i non vedenti avranno la possibilità di leggere in maniera più rapida e semplice, riuscendo anche a scrivere in poco tempo.
Crediti: historytoday.com