Martin Luther King ha dedicato la vita (seppure breve) alla lotta contro al razzismo, cercando di guadagnare parità di diritti per tutti i cittadini del mondo, indipendentemente dalla razza di appartenenza.
Pacifista convinto, il suo nome si accosta spesso a quello di Gandhi, entrambi a favore della non violenza e della giustizia.
Il discorso tenuto da Martin Luther King al Lincoln Memorial durante la marcia per lavoro e libertà tenuta a Washington nel 1963, ha fatto il giro del mondo: “Ho un sono (I have a dream): che un giorno questa nazione si sollevi e viva fino in fondo il suo credo: “Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali”.
Riconosciuto come un eroe, Martin Luther King si è sempre esposto in prima persona affinché in America e nel mondo, fosse abbattuto qualsiasi tipo di pregiudizio etnico.
Durante gli anni della lotta, King viene arrestato diverse volte e alcune manifestazioni organizzate da lui, finirono con arresti e violenze; tuttavia non ha mai cessato di predicare la non violenza, anche quando subì minacce ed attentati.
Nel 1964 riceve il premio Nobel per la pace ad Oslo e due anni dopo si dichiara contrario alla guerra del Vietnam, contrastando palesemente le decisione della Casa Bianca.
Nel 1968 arrivò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città che erano in sciopero. Mente Martin Luther King era sulla veranda dall’albergo a parlare con alcuni collaboratori, dalla casa di fronte vennero sparati alcuni colpi di fucile che ferirono King, portandolo alla morte dopo pochissimi istanti.
All’assassinio seguirono momenti di panico che permisero all’omicida di allontanarsi; sarà trovato ed arrestato 2 mesi più tardi. Si chiamava James Earl Ray e, una volta fermato, dichiarò di non essere colpevole, ma di sapere il nome dell’assassino, che non comunicò mai, poiché la notte seguente fu accoltellato nella cella in cui era rinchiuso, lasciando ancora oggi vivo il mistero legato alla morte del leader Martin Luther King.