Una bilancia non si adatterà mai a un mezzo inappropriato dal punto di vista estetico. La forcella recuperata in ciclofficina è bianca mentre il telaio è stato riverniciato di nero e sotto non si sa neppure cosa c’è? Impossibile pedalare sereni.
Dopo un paio di corse casa-ufficio ufficio-casa, a ogni stop semaforico, ad ogni imbocco di ciclabile, nella mia testa serpeggiava sempre più incalzante l’idea che dovevo fare qualcosa. Va bene che la bicicletta era nata con l’obiettivo di recuperare la forma fisica, ma come si fa a vedere una mountain bike cromaticamente schizofrenica e senza stile, lì, parcheggiata in bella mostra sul parquet del tuo showroom?
Una sofferenza.
Scatta così l’operazione restyling.
Teatro: la ciclofficina +bc, in via de Castilla.
Tempo: 3 deliziosi sabati in cui il mio compagno ha dato l’ennesima prova di amore & infinitapazienza.
Il piano operativo comprendeva alcuni mirati interventi: 1. sverniciatura e riverniciatura 2. sostituzione sella 3. sostituzione copertoni 4. sostituzione freni e guaine.
Notato qualcosa? Tipico della bilancia… all’ultimo posto, naturalmente, il “superfluo” rappresentato dai freni.
1. Sverniciatura e riverniciatura. Dopo ore sudate nel vano tentativo di scarteggiare via la vecchia vernice stratificata, finalmente in ciclofficina arriva un buon samaritano che mi salva buttando lì un “mai provato lo sverniciatore?”. Scopro così che esiste una magica vernice che, applicata con il pennello, dopo un po’ fa venire le bolle a tutti i vecchi strati. Che infine si tolgono con un grissino!
Arrivata al puro acciaio del telaio impossibile non innamorarsi del “nude look”. Così decido di lasciarlo in bella vista. Attenzione alla ruggine, però. Ci vuole sempre e comunque uno strato protettivo di vernice spray che, nel mio caso, per ottenere l’effetto steampunk, dovrà essere trasparente mat.
2. La nuova sella. Se l’acciaio sverniciato tende a un grigio caldo è naturale pensare a un abbinamento in cuoio. Non si può però mettere una Brooks a un quasi-catorcio, sarebbe come indossare un paio di decollete di Alessandro Oteri con la tuta da ginnastica. Anche se, nella moda, come diceva Elio Fiorucci, vale tutto e il contrario di tutto. Così, dopo aver scoperto che al mondo esistono più selle che forme di sedere, su Ridewill, e-shop dove è bello perdersi come nella selva oscura, mi imbatto in una sella effetto-pelle-vintage-matelassè di forma affusolata, adatta anche alle scattofisso.
È la mia!
Di lì a breve sarebbe arrivata la mia nuova fissa per le scattofisso, ma questa è un’altra storia.
3. Copertoni. Mai più tassellati, ovvero con tutti i dentini che sullo sterrato sono ok ma sull’asfalto urbano frenano. Li voglio belli lisci e possibilmente marroni in pendant con la sella. La soluzione è tedesca: i Big Apple della Schwalbe. E qui non bado a spese perché un paio di copertoni resistenti sono un’ipoteca sul ritorno a casa sani e salvi. Meglio non rischiare quei 40 km a piedi con la bici a spinta.
4. Freni. Tipo V-brake… e non dico altro perchè chissene… però le guaine per i cavi, ah quelli sì vale la pena citarli: trovati marroni! Come la sella e i copertoni, alè.
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