Scrittore, poeta e drammaturgo irlandese, James Joyce vanta una produzione letteraria di grande successo, sebbene non molto vasta.
Il giovane Joyce sceglie di studiare lingue moderne, e sin da ragazzo non nasconde il carattere ribelle ed anticonformista che lo caratterizza, sostenendo il teatro di Ibsen, autore ritenuto immorale all’epoca.
È il 1904 quando scrive “A portrait of the artist”, nucleo centrale di “Ritratto dell’artista da giovane”, conosciuto anche come “Dedalus”: si tratta di un romanzo nuovo in cui il personaggio viene descritto in tutto il suo lirismo visionario che è la base della ricerca della verità.
Una delle sue opere più famose è sicuramente “Ulisse”, esempio di uso magistrale dello stream of consciousness (flusso di coscienza o monologo interiore); quello che più interessa a James Joyce è l’interiorità del personaggio, composta da pensieri, e processi mentali che vengono rigorosamente riportati all’interno del romanzo attraverso un particolare metodo di scrittura. Lo stream of consciousness è una tecnica che spesso non utilizza passaggi logici e punteggiatura convenzionale, ma è una scelta di scrittura che riflette la sequenza dei pensieri dell’individuo, caotica e ricca di flash back temporali che permettono di creare una storia nella storia.
James Joyce ha viaggiato molto nel corso della sua vita, principalmente in Europa, tuttavia l’ambientazione delle sue opere è spesso legata alle sue origini irlandesi che nello specifico richiamano la città di Dublino.
La raccolta di racconti “Gente di Dublino” (“Dubliners”) composta da 15 racconti è una delle opere più note di Joyce, realizzata nel 1914, e si basa sulle esperienze vissute a Dublino, dando vita ad una serie di storie che raccontano la paralisi della città attraverso le vite dei personaggi descritti. “Evelyn” è tra i più celebri racconti dell’artista.
Sebbene non si tratti di uno degli autori più prolifici dal punto di vista letterario, James Joyce è sicuramente uno dei più importanti del XX secolo.