Non ho mai creduto molto in S.Valentino o altre feste comandate, anche se in fondo (molto in fondo) anche io ho un animo romantico e mi piace festeggiarlo a modo mio.
Niente cene a lume di candela, pupazzi teneroni o torte a forma di cuore, invece, quale modo di celebrare la festa degli innamorati se non con una bella maratona a Verona, la città di Giulietta in compagnia della amiche di sempre?
E’ bastato un giro di whatsapp serale, cinque minuti di buona volontà e abbiamo organizzato la macchinata della trasferta in giornata. Partenza la mattina stessa della gara e ritorno subito dopo. Io, Rossana, Samantha e Valeria che per l’occasione ha messo a disposizione la sua auto e guidato per tutto il tempo.
Felici ed entusiaste come bambine il giorno di Natale, della nostra scelta di trascorrere tutte insieme la giornata di San Valentino, per giunta con la nostra nuova maglia degli Urban Runners, il mercoledì in Runbase all’allenamento #adidasrunners ancora non avevamo idea di quello che ci avrebbe aspettato a Verona.
Domenica mattina la sveglia suona alle 6: shock! Apro gli occhi, buio, il primo pensiero dopo le imprecazioni, è stato: “ma chi me lo ha fatto fare @#*?”, poi piano piano riprendo vita e inizio ad assaporare ogni minuto di questa trasferta.
Guardo fuori dalla finestra, per fortuna non piove, a Milano ma a Verona? Nel dubbio ho messo nella sacca gara tutti i cambi possibili adatti ad ogni tipo di condizione meteorologica. E col senno di poi, ho fatto bene.
Il ritrovo è alle 6.45 di fronte al Cinema Colosseo con Valeria e Samantha, direzione casa di Rossana. Milano deserta è bellissima all’alba, noi siamo stranamente sveglie e super emozionate dell’avventura che ci aspetta. Recuperata Rossana, imbocchiamo l’autostrada A4 direzione Verona, l’atmosfera in macchina è allegra, si parla del più e del meno, amici, fidanzati, progetti presenti e futuri, domani è già lunedì… fino a quando cominciano a veder cadere le prima gocce di pioggia sul parabrezza.
All’orizzonte nubi nere e minacciose non promettono nulla di buono. “noooooo la pioggia noooo! La gara sarà un incubo sotto la pioggia. Torniamo a dormire, ma chi ce lo fa fare? Però dai… Siamo positive… A Verona non pioverà!”.
Cerchiamo di auto-convincerci, anche se le notizie che arrivano dal gruppo degli Urban Runners a Verona già dal giorno prima, non sono per niente incoraggianti.
Ridiamo ancora di più quando racconto l’aneddoto del mio parrucchiere che nel farmi la piega ieri, ha usato tutti gli accorgimenti possibili in commercio per tutelare la sua (mia) piega da umidità, sudore, vento e intemperie varie. Tutto lavoro e tempo sprecato pensavo tra me e me… se solo vedesse il diluvio che si sta scatenando ora. Ed io dovrò correre sotto questo scroscio d’acqua per ben 21 kilometri.
Mano a mano che ci avviciniamo a Verona, il tempo peggiora, in breve eccoci allo Stadio Bentegodi, siamo in coda per accedere al parcheggio e l’entusiasmo lascia spazio all’ansia del ritiro dei pettorali, siamo strettissime con i tempi e oltre la maltempo, la coda, i parcheggi occupati, il farsi largo tra tutti i runners diventa davvero un’impresa. E poi le pozzanghere piene d’acqua! Quanta acqua! Valentina degli Urban Runners ci aspetta allo stand Brooks nel villaggio EXPO entro le 9.
Dai dai dai veloci, siamo in ritardo… la pioggia non smette un attimo, cerchiamo di ripararci alla meglio sotto due ombrellini recuperati non so dove, giusto per evitare di dovere aspettare poi bagnate fradice sotto la pioggia il momento della partenza.
L’interno dell’EXPO è un vero caos, gente in ogni angolo che si cambia, stand commerciali, chi urla, chi corre, chi telefona. Non si capisce più nulla, ci svincoliamo facendoci strada tra la folla, un saluto al volo a Coach Rondelli, un altro a Cesare, arriviamo al meeting point da Valentina, recuperiamo le sacche con il pettorale e via di nuovo (di corsa) verso la macchina per cambiarci e posizionarci nella nostra griglia alla partenza (la rosa). Mannaggia non sono riuscita ad incrociare Matteo, spero di vederlo alla partenza o all’arrivo.
Siamo di nuovo all’aperto, non solo piove, ma tira anche un vento gelido e noi siamo li ammassate insieme ad altri runners cercando di riparaci alla meglio, in attesa del Via ufficiale. Ci copriamo alla bene meglio con accessori di fortuna, sacca gara di plastica usata come pettorina o come cappello, sacchetto della maglia avuta in omaggio, ombrelli degli accompagnatori posizionati oltre le reti che delimitano il percorso della gara.
Mancano pochi minuti e siamo già mezze zuppe di acqua, realizziamo solo ora che in realtà i giubbini che indossiamo sono anti-vento e non anti-pioggia. Non sono impermeabili, e non riparano proprio un bel niente, addio piega, meno male che almeno ho la maglia termica che mi tiene caldo. Non vedo l’ora di partire perché se continua così domani sarò a casa con la febbre, sicuro!
Pronti via! Partiamo lentamente perché il gruppone è ancora troppo compatto e prima di accelerare voglio testare la suola della mie scarpe sul terreno bagnato, per non rischiare di scivolare e farmi addirittura male.
Le scarpe hanno una buona aderenza, cosi quando mi si apre un varco tra il gruppo, comincio ad accelerare, il mio Garmin mi segna il passo al giro e più lo guardo più mi galvanizzo, eccoci alla prima salita, piccoli passi piano piano, e subito mi rendo conto che tutte le corse col fiatone fatte al lago mi stanno aiutando eccome ad affrontare le salite, approfitto della discesa per guadagnare strada, a fianco a me Valeria che con voce esile ogni tanto mi sussurra “Gre mi sa che stiamo tirando un pochino eh…”. Guardo lo schermo del Garmin, segna 4.50, mi esce il canino agguerrito, vorrei tirare di più, ma la testa prevale sull’istinto, ragiona Greta abbiamo di fronte altri 17 kilometri, ha ragione Valeria meglio rallentare e ottimizzare le forze.
Del resto Coach Matteo mi ha dato in tabella un 6’ al kilometro (take it easy, è solo allenamento in preparazione alla maratona), ma quel 6 li non mi piace tanto, già avevo deciso in cuor mio di scendere almeno al 5.50, 5.40… senza dirlo a nessuno, solo a Valeria, prima però lo faccio, arrivo alla fine e poi di fronte al fatto compiuto glielo dico.
I kilometri sfilano via via uno dopo l’altro, la pioggia non cessa di cadere un secondo, anzi a tratti incrementa la sua densità. Mi guardo in giro, Verona è davvero una città fantastica, il giorno di San Valentino poi è davvero magica con tutti i cuori rossi appesi ai lati delle strade, sui lampioni, le vetrine dei negozi allestite a tema, i suoi abitanti sotto gli ombrelli appoggiati alle transenne che ti incitano e fanno il tifo per te. Qualche temerario si issa il bimbo in spalle e invita i runners a battere il cinque, in quegli attimi di emozione non sento più nemmeno la pioggia, c’è solo la felicità del momento e capisco il perché di tanti sacrifici. Io e Valeria siamo sempre affiancate, stesso passo, stesso entusiasmo, stessa sinergia nello schivare le pozzanghere e i tombini mimetizzati tra i sanpietrini del centro città.
Ci siamo, dai, manca poco, pochissimo, il Garmin suona e segna i 19 kilometri, ormai mi aspetto da un momento all’altro di vedere comparire l’Arena da dietro l’angolo, ma al solito come per ogni gara, quei 2 kilometri finali sono i più duri e difficili da correre, combattere contro la mia testa che tende a farmi mollare, quando invece è il momento di tirare fuori la grinta, una lotta contro me stessa ogni volta, e allora con uno scatto siamo dentro l’Arena, meravigliosa e imponente, quanti concerti e quante opere viste e quante emozioni vissute sugli spalti come spettatrice, ed oggi eccomi qua a correre su una passatoia azzurra che mi porta al traguardo finale della Mezza Maratona di Romeo e Giulietta.
Salitona finale, ultimo sforzo, attenzione alla ginocchia e taglio il traguardo in 1 ora e 53, non male, per un attimo ho accarezzato l’idea di chiuderla in 1 ora e 50, ma a migliorare c’è sempre tempo e una Runner non di ferma mai.