I nomi che hanno fatto la storia della moda italiana ci sono tutti: Walter Albini, Giorgio Armani, Renato Balestra, Biki, Ugo Correani, Enrico Coveri, Gildo Cristian, Dolce & Gabbana, Gianfranco Ferrè, Emy Forte, Krizia, Lancetti, Missoni, Moschino, Tina Rossi, Luciano Soprani, Valentino, Gianni Versace. Tutti hanno scelto di completare le proprie collezioni con bijoux indimenticabili.
Così, nella settimana in cui Milano celebra la moda che si rinnova, per puntiglio o per malinconica affezione viene voglia di ricordarci che la moda è soprattutto l’eterno racconto per immagini e codici visivi di quello che siamo o vorremmo essere. In questo racconto, i bijoux sono una punteggiatura indispensabile e, come spesso succede ai dettagli, assai rivelatrice del ruolo che ci riconosciamo in mezzo agli altri. Eccentrici, eleganti, bon ton: da quando l’alto artigianato italiano ha cominciato a cimentarsi nella creazione di bijoux, alle collane, ai bracciali e agli orecchini, resi finalmente democratici e accessibili, è stato affidato il compito di contrassegnare lo stile di chi li indossa ma anche, perché no, dell’epoca che li ha suggeriti.
Da questi presupposti nasce L’arte del bijoux: dalla Dolce Vita al Prêt-à-porter, una mostra coinvolgente che accompagna le sfilate milanesi incastonandosi nel cuore della città, in programma a Palazzo Reale fino al 2 marzo (ingresso gratuito). Qui si scoprono la fantasia e l’arte dei Maestri del bijoux italiano, da Sharra Pagano a Ottavio Re, e si scopre che Milano è stata al centro di questa rivoluzione elegante che ha reso il piacere del gioiello alla portata di tutti.
A guidarci fra teche e meraviglie è Alba Cappellieri, professore ordinario al Politecnico di Milano dove insegna design del gioiello e dell’accessorio nonché, fra le altre cariche, direttore del Museo del Gioiello di Vicenza, appassionata esperta di un’arte che, come poche altre, dispiega con le sue forme l’evoluzione del costume e del modo con cui le donne si pensano.
Che rapporto c’è fra i bijoux e la moda? Il bijoux nasce come accessorio moda ed e’ indissolubilmente legato alle stagioni della moda e al gusto. L’abilità dei bigiottieri italiani è stata quella di costituirsi come un sistema integrato a partire dal prêt-à-porter degli anni ottanta e di interagire con gli stilisti, creando un dialogo fluido tra abbigliamento e bijoux.
Che ruolo ha avuto Milano nell’esplosione e nella diffusione dell’arte del bijoux? Milano ha avuto l’abilità di costituirsi come una filiera dove progetto, produzione, distribuzione e comunicazione erano in continua relazione: per questo Milano è riuscita ad emergere come una delle capitali della moda mondiale. Conseguentemente, è stata fondamentale la capacità dei principali bigiottieri milanesi (Bozart, Sharra Pagano, Ornella, Unger e Ottavio Re) di interagire con gli stilisti, in un mix insuperabile di saper fare.
Il bijoux ha democratizzato un segmento di accessori femminili, portando la maestria dell’artigianato orafo su materiali più semplici e quindi più accessibili. Esiste dunque un modo per avere accessibilità e qualità? A partire dal boom economico degli anni Cinquanta il bijou ha saputo realizzare i desideri della nascente classe media, ammodernando il costume con accessori belli e ben fatti. I 300 pezzi in mostra ne sono una dimostrazione evidente.
Quali stilisti italiani hanno saputo meglio integrare la propria immagine di donna con i bijoux? Senza dubbio Gianfranco Ferré ha dimostrato fin dagli inizi uno straordinario interesse per gli accessori e anche per la possibilità di contaminare attraverso i bijoux mondi e culture diverse. A seguire tutti i maestri della moda: Valentino, Armani, Versace, Krizia, Missoni, Moschino, Fiorucci. Ciascuno di loro ha creato dei bijoux davvero meravigliosi.
Lei è una delle più prestigiose storiche del gioiello italiane, come è nata questa passione? Come si dipana nel quotidiano, nel suo lavoro e nella sua vita? La mia passione per i gioielli è nata grazie al Politecnico di Milano che ha saputo guardare al gioiello non soltanto come un oggetto d’arte ma anche come un ambito di ricerca e di sperimentazione per avvicinare i giovani a questi oggetti meravigliosi.