Quanto li abbiamo presi in giro i giapponesi appesi alle loro macchie fotografiche che si muovevano in branchi ordinati nelle nostre città d’arte alla fine del secolo scorso (!)? Dedichiamo 10 secondi a un mea culpa collettivo e ammettiamolo: siamo diventati come loro.
Abbiamo capito anche noi che fotografare è divertente e oggi decisamente più accessibile, riguardare le foto quasi di più (le proprie: riguardare quelle altrui non sempre, diciamo). Fotografare ha in comune con dipingere, cucinare, pescare, fare judo e altre mille attività il fatto di essere un tipo di esercizio che diventa sempre più divertente mano a mano che si impara a farlo bene. Tanto vale quindi cedere alla tentazione di una gita fuori porta armati di macchina fotografica, durante la quale scoprire luoghi e paesaggi nuovi e viverli anche da dietro l’obiettivo seguendo i consigli degli appassionati esperti. Sono tante le associazioni che si sono fatte carico, con allegria e passione, di far appassionare noi comuni mortali alla fotografia cercando di farci capire qualcosa di più. Il Centro di Cultura Fotografica di Vicenza è una di queste e organizza “FuoriLuoghi”, esattamente quella gita fuori porta di cui avevate voglia e che adesso avete una ragione in più per fare.
FuoriLuoghi porta gli appassionati di fotografia a scattare immagini a spasso per l’Italia. Esiste il turismo fotografico? “Certamente sì, e rappresenta una grande possibilità di fare formazione fotografica in modo completo, originale e anche piacevole. Approfondire teorie e nozioni con una “prova sul campo”, ovviamente guidati e accompagnati da fotografi esperti, è una caratteristica fondamentale di un processo di crescita personale nell’arte della fotografia, e poterlo fare in luoghi interessanti anche sotto il profilo culturale è certamente un valore aggiunto. Il turismo fotografico dunque può e deve essere considerato come una bellissima opportunità per imparare divertendosi, che è sempre l’ideale”.
Anche i luoghi sono più o meno fotogenici? “Non esattamente: ciascun luogo è fotogenico per motivi diversi. Il degrado di un quartiere di periferia e la magnificenza di un monumento dal grande valore culturale offrono possibilità, spunti fotografici e motivi d’interesse completamente diversi tra loro, ma non per questo deve essere fatta una classifica di merito. E’ importante tuttavia imparare a riconoscere il “cuore” di ciascun luogo, e fotografarlo per ciò che è e rappresenta”.
Per questa edizione di FuoriLuoghi avete scelto tre spaccati dell’Italia medioevale. Quali sono le peculiarità nelle tracce di quel periodo che secondo voi dovrebbero uscire in una foto? “Inviteremo i partecipanti a FuoriLuoghi a realizzare due tipi di scatti che documentino le testimonianze medievali dei luoghi, da una parte, e i contrasti e sovrapposizioni con gli aspetti contemporanei del territorio circostante, dall’altra. I luoghi che andremo a visitare sono spogli, a volte completamente disadorni, e riuscire a rappresentare oggetti, ambienti e simboli medievali sarà una vera e propria sfida”.
Guardare il paesaggio o scattare una foto, questo è il problema. Voi come lo risolvete? “Indagare il paesaggio con la macchina fotografica, in modo da approfondirne la visione: forse è davvero la soluzione più semplice, che consente oltretutto di replicare lo sguardo al paesaggio anche in un secondo momento”.
Le gite che organizzate sono completamente gratuite (al netto delle spese vive per cibo e trasporto). Cosa c’è nella fotografia che spinge a lavorare per farla conoscere davvero e davvero senza scopo di lucro? Come è nato il CCF? “Attraverso la fotografia si possono documentare fatti e rappresentare emozioni, ma non solo: la fotografia è in grado di suscitare emozioni nelle persone come poche arti visive sono capaci di fare. Insegnare a leggere la realtà attraverso questa arte è uno degli obiettivi statutari del CCF, nato espressamente con la volontà di divulgare e sviluppare conoscenze in materia di fotografia. Abbiamo fondato la nostra associazione capito che nel nostro territorio mancava di fatto un soggetto che proponesse alla collettività progetti e programmi culturali riguardanti il mondo della fotografia, e fin da subito ci siamo mossi in questa precisa direzione”.
Siete radicati a Vicenza. Pregi e difetti di avviare un’associazione culturale in provincia (cioè nel 99% dell’Italia). “Se da un lato proporre attività culturali di qualità ti permette di riscontrare immediato interesse a livello locale, anche da parte delle istituzioni, il limite risiede forse nella difficoltà ad esportarle fuori città, anche solo a livello di comunicazione”.
Avete avuto collaborazioni importanti: Wu Ming, Olimpia Zagnoli. Come nascono questi contatti? “Le collaborazioni con Wu Ming e Olimpia Zagnoli sono nate nell’ambito di due mostre che abbiamo organizzato: “Wu Ming + TerraProject = 4” del settembre 2014 e “Ilaria Di Biagio fotografa Olimpia Zagnoli” del dicembre 2015. Se nel primo caso abbiamo portato a Vicenza una mostra già itinerante, arricchita dalla presenza di quattro racconti del collettivo bolognese, lo scorso anno abbiamo commissionato a Ilaria Di Biagio un reportage sulla creatività dell’illustratrice internazionale Olimpia Zagnoli, protagonista del Festival Illustri che si tiene a Vicenza con cadenza biennale. I contatti con i fotografi nascono inevitabilmente dalla partecipazione ad eventi e festival internazionali di fotografia, quello con Wu Ming è risultato naturale in considerazione del progetto culturale condiviso con il collettivo TerraProject, mentre la scelta di Olimpia Zagnoli è stata effettuata congiuntamente all’Associazione Illustri”.
L’inevitabile domanda del terzo millennio: il digitale ha ucciso la fotografia, l’ha fatta rinascere o in realtà non è successo niente? “Il digitale ha indubbiamente permesso di avvicinare alla fotografia molte più persone rispetto al passato,in particolare grazie agli smartphone (che devono essere considerati mezzi fotografici a tutti gli effetti). Forse tutto questo, però, insieme all’utilizzo dei social, ha consentito la pubblicazione online di un’eccessiva quantità di foto di bassa qualità, dovuta più all’inconsapevolezza nell’uso del mezzo. Il vantaggio principale è, per tutti, la velocità di circolazione delle immagini e l’immediatezza con cui vengono prodotte, sia che le si usi per lavoro che per piacere”.