Riguardo ai giochi, Poussinou è categorica: sì, ci sono dei giochi da maschio, e altri da femmina. E non provate a dirle il contrario.
Anche noi a casa, ci siamo messi a collezionare i famosi “Rollinz” di Star Wars conquistati con una costante e consistente spesa al supermercato. Chiaramente noi, si è deciso di tenere solo la principessa (più o meno in una decina di esemplari oramai). Tutti gli altri, quelli-da-maschio, si preparano alla trasferta dal cuginetto.
Cuginetto e compagno di gioco, non esente pure lui dalle ferree regole in materia. L’ultimo litigio rimane ad una questione passeggino giocattolo:
– Ma mamma!!! Lui non può giocarci, è MASCHIO!
– Beh ma scusa… Hai mai visto papà portare in giro il fratellino nel passeggino?
– Eh sì!
– Quindi vedi? Anche i maschi usano il passeggino!
Ha accettato di capitolare… ma solo per questa volta eh!
A me questa storia del suo volere categorizzare i giochi a tutti i costi turba e non poco. In quanto mamma degli anni 2010 e qualcosa, mi ero già calata perfettamente nella parte dell’anti stereotipi di genere (acquistando anche per mio figlio una bellissimo sonaglio a forma di zucca di Cenerentola). Avrei voluto eccellere in una missione che per ora, mi sembra un po’ fallita.
Eppure se mi fermo e penso, credo che in primis dovremmo cercare di ricordarci la nostra infanzia. Dovremmo cercare di tornare bambini. Come eravamo da bambini?
Io ero una “femmina vera“. Quella del rosa, dei fiori, delle favole e delle principesse. Avida di cartoni Disney guardavo rigorosamente quelli che mi garantivano una costante presenza femminile del tipo principessa o simili.
Mica tutte però! La principessa dei miei sogni doveva rispondere a criteri ben precisi. Sì a capelli lunghi e boccolosi. Biancaneve? Non ammessa. Cenerentola? Su di lei molti interrogazioni. Quella pantofola di vetro sì, i capelli? Nì…
Ecco… non è che la genetica mi abbia quindi molto aiutato nella mia missione. Eppure, oggi credo di essere diventata una donna dalle larghe vedute, che accetta, anzì accoglie la diversità, e vorrebbe trasmettere questi valori ai propri figli.
Credo di non avere molti pregiudizi, di essere sempre pronta al confronto, che reputo una gran ricchezza.
Tornando ai giochi, ultimamente ha fatto molto parlare di sè la nuova collezione di Barbie. Tall, curvy, petite… Si parla anche di una nuova Barbie su una sedia a rotelle.
Cosa ne penso? (Perché me l’avete chiesto vero?) Per me è un NO.
Io sono sempre stata piccola. Chiamatelo pure “petite” che fa tanto figo. La verità è che sono bassa (sì nella botta piccola ecc … Ma perfavore…Ci sarà pure il vino buono, ma sarà sempre comunque poco). Una caratteristica che oggi mi fa sorridere, e soprattutto apprezzare i tacchi vertiginosi, ma che allora, durante l’infanzia, mi fece soffrire parecchio, complici le prese in giro dei compagni di scuola, il poco tatto di tantissimi adulti e pure la cattiveria di alcuni.
Se mi avessero regalato una Barbie “petite” per farmi sentire meglio? Io credo mi sarei offesa. E non poco.
L’avrei sicuramente odiata. Con tutto il cuore.
Barbie è Barbie. Ha sempre avuto proporzioni innaturali. E anche i Bambini lo sanno. Per milioni di Bambine ha sempre rappresentato un sogno. Un ideale tutto finto e, appunto, straordinario.
Che dia un messaggio sbagliato? Io non credo. In tutta la sua vita Barbie ha svolto migliaia di attività. Una donna bella certo, ma che ha ricoperto i ruoli più importanti facendo sognare le bimbe con il suo sorriso di plastica e i meravigliosi outfit.
Credo sinceramente che i rischi di emulazioni sono da attribuire ad un malessere della persona, bimba o ex bimba. Che si tratti di un qualcosa di molto più profondo che c’entri ben poco con l’avere giocato con una bambolina.
Oggi vorremmo i nostri figli più sicuri, più liberi, più aperti. Vorremmo proteggerli e insegnare loro ad essere mentalmente pronti ad affrontare tutto. Per questo facciamo la guerra alle Barbie, imponiamo loro di non fare nessuna differenziazione di genere, di sapere giocare con tutto e con tutti. Incriminiamo le bambole troppo truccate, troppo svestite. Vorremo vietare loro di giocare con certi giocattoli riputati sessisti, sbagliati, che diano il cattivo esempio. Questo per la loro libertà.
Ma cercare a tutti i costi di condizionare loro a non essere condizionati non finisce per essere un controsenso? Perché non fidarci un po’ di più dei nostri bambini? Cercando di guardare questi giochi con i loro occhi?
Perché non potremmo semplicemente lasciare che i bambini facciano i bambini? Lasciare ai genitori il compito di fare i genitori? E finalmente, lasciare che le Barbie… facciano le Barbie. E basta.