Ghosting è il termine ufficiale, ma si potrebbe definire “sindrome da sparizione”, e nonostante possa sembrare un termine alla CSI, è usato semplicemente quando un partner lascia l’altro senza dare spiegazioni. Così, dall’oggi al domani.
Ne sa qualcosa Sean Penn colpito da questa sindrome a causa della mela cattiva, che la bellissima regina cattiva di Biancaneve gli ha fatto assaggiare dopo aver gridato al mondo il loro incredibile amore.
Una sindrome che non ha colpito solo i frequentatori dei red carpet, ma tutti noi comuni mortali, quindi ecco che quando sembra che tutto vada bene, lui/lei scompare nel nulla, come il fantasmino Casper: il partner non risponde più alle chiamate e ai messaggi, non lascia traccia, se non un sentimento di incompiuto nella persona che resta.
E qui le domande nascono spontanee: perché una persona si comporta in questo modo? Cosa passa nella testa di quel cretino che fino a ieri sera mi mandava la buona notte? Difficile dare una risposta precisa, perché in tutto ciò la cosa più dura non è tanto la fine della storia nella pratica, ma appunto il non sapere il perché, il continuare a tormentarsi con domande a cui si danno mille risposte, senza però avere la risposta vincente, affrontando di conseguenza questa situazione con un enorme senso di impotenza.
L’assenza di comunicazione, spesso altro non è che uno strumento di punizione, soprattutto in un mondo in cui siamo tutti interconnessi sembra strano riuscire a sparire così nel nulla e non dire più una parola, eppure, varie ricerche hanno confermato che negli ultimi anni il fenomeno del ghosting sta aumentando in maniera vertiginosa.
Può accadere dopo un amore durato anni, così come per storie di pochi giorni… ma perché un uomo si comporta cosi? Io personalmente sono stata vittima del ghosting, senza sapere che si chiamava cosi, io l’ho definito solamente “limite maschile”, arrivando alla conclusione che spesso questo comportamento, altro non è che una decisione premeditata e lucida.
Ovviamente la decisione di una persona vigliacca (wow che termine antico, non lo usavo da tanto) che si fa prendere da paura ed egoismo, trasformando la decisione viva solo nella sua mente, un’azione pratica nella realtà di una persona che si tormenterà per infiniti giorni.
Come ci si deve comportare? Dire “dobbiamo reagire” è una grande cavolata, perché rabbia e dolore regneranno parecchio dentro di noi, e l’auto-colpevolizzarsi sarà lo sport preferito per giorni e girni, ma, visto che non esiste una ricetta per reagire, io vi posso solo consigliare di uscire, bere alla grande (con responsabilità eh), fare un sacco di shopping e darsi alla pazza gioia.
Non risolverà i problemi, ma in alcuni casi, specie per le persone più fragili, è un ottimo modo per distrarsi e cominciare un nuovo capitolo.