Se si dice “Sirenetta” oggi tutti avranno in mente la bella Ariel dalla chioma rossa, personaggio lanciato da Walt Disney inspirandosi dall’opera del danese Andersen. Nelle versione originale però, come spesso accade, il finale è molto più tragico dell’edulcorato cartone Disney.
Un vero mito. Una fiaba dai forti messaggi, dalla simbologia potente. La Sirenetta è stata defi nita una delle opere più significative e rappresentative del genio di Hans Christian Andersen. Si racconta anche che si tratti di un racconto quasi autobiografico per quanto sia vicino alla storia del suo creatore. Questo sopratutto per il tema della sofferenza dovuta alla “diversità”. Sentimento senz’altro provato da Andersen per le sue inclinazioni sessuali. Lo scrittore si era dichiarato ad un giovane uomo, ma decise di rimanere scapolo per sempre nonché vergine, non consumando nessuna relazione né con donne, né tantomeno con uomini.
Una personalità tormentata che si ritrova nei suoi racconti come in quello di La Sirenetta, che nella versione originale, essendosi venduta ad una strega e non riuscendo a conquistare il cuore del principe, sarebbe dovuto trafoggere il cuore del principe, bagnandosi i piedi con il sangue di quest’ultimo, evitandosi così una morte certa ma tornando poi alla sua vita di sirena.
Il suo amore per il principe la impedirà di commettere quel gesto, preferendo perdere la vita piuttosto che toglierla all’uomo dei suoi sogni.
Tutt’oggi La Sirenetta è una delle fiabe più amate al mondo, e ha dato vita ad una bellissima statua nel porto di Copenhagen.
Tra le opere derivate il film di Walt Disney (vincitore di un Golden Globe), numerosi opere teatrali ma ancora un film, “Una sirena a Manhattan” con Tom Hanks e Daryl Hannah, reinterpretazione moderna e inspirata anche se leggermente al racconto di Andersen.