Completa. Ed incrociata su più fronti e…. fonti, l’interessante “strada” formativa-stilistica-sperimentale-caratteriale-culturale di Alexis Giannotti.
Il suo percorso come visione d’insieme “a tutto tondo”. Il suo percorso che parte morbidamente con l’arte e le lettere: che Giannotti ha studiato a Monaco (è nato e risiede a Montecarlo). Ma che poi prosegue, si plasma, si arricchisce, a Firenze, diventando percorso più tecnico, più sulla costruzione, più connesso a tutta una serie di piacevoli contaminazioni quotidiane.
Ecco allora l’approcciofiorentino-il periodofiorentino-l’amorefiorentino e il suo studio e coinvolgimento nell’architettura, nel disegno industriale, nel marketing e comunicazione per poi elaborare, in una perfetta “miscellanea”, street culture da lui tanto amata, design contemporaneo ispirato da dettagli di vita quotidiana, e fotografia, per creare capi di totale chiave poetica ma che vivono di una chiara, perfetta e forte funzionalità.
Ecco l’arrivo nel 2014 e con successo, del suo brand Omogene, un percorso stilistico al maschile, e un progetto che fa sì che Giannotti con la collezione Primavera Estate 2016 entri a far parte dei finalisti di Who is On Next? Uomo (siamo a Giugno del 2015), ovvero il progetto di scouting promosso da Pitti Immagine, Altaroma e l’Uomo Vogue.
Ma non solo. Con la collezione Autunno Inverno 2016-17, anche l’invito a partecipare a Pitti Uomo (e tutto succede solo pochi mesi fa: a Gennaio 2016) al progetto “The Latest Fashion Buzz” dedicato ai nuovi talenti.
Ho incontrato Alexis Giannotti questa settimana per Focus On per parlare del suo lavoro, di Omogene, del concetto di trasformazione – a lui tanto caro – fino al suo amore per le linee curve ed organiche, suscitato-influenzato anche da Antoine Lavoiser e dal suo detto : ‘Rien ne se perd, rien ne se crée, tout se transforme’” ovvero “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Partiamo dalla tua storia Alexis. Montecarlo, Firenze, i tuoi studi, l’architettura … Mi racconti meglio tu stesso, il percorso di Alexis Giannotti? Sono nato nel 1986 e cresciuto nel Principato di Monaco, dove ho studiato Arte e Lettere. Dopo avere ottenuto l’esame di maturità mi sono trasferito a Firenze per studiare Disegno Industriale presso la facoltà di Architettura. Dopo due anni decido di ascoltare il mio istinto e i consigli di alcune persone del settore, incominciando un nuovo percorso – durato poi tre anni – al Polimoda di Firenze. Da questo momento in poi seguo la mia prima vera vocazione – quella di creare abiti – influenzata in gran parte dalla Street Culture dello skateboard e dal lavoro di Martin Margiela.
Perché, quando, e come è arrivato Omogene? E perché questo nome? Cercavo un nome che potesse evocare una “rotondità futuristica”, come quella di 2001 Odissea nello spazio, spezzata da suoni crudi della realtà. Qualcosa di avvolgente: Omogene è il – rien ne se perd rien ne se crée, tout se transforme – del celebre chimico e biologo Antoine de Lavoisier.
Quali sono invece i tratti, le caratteristiche, che fanno il plus del tuo brand? E soprattutto perché questa scelta (per adesso) di dedicarti solo ed esclusivamente al Menswear? Non ci penso. Cerco soltanto di creare qualcosa di unico. E non mi vedo fare la linea donna. Ritengo che Omogene possa essere “genderless” per alcuni aspetti.
Oggi tutto sta piano piano molto cambiando. Stiamo vivendo un’era digital, un’era genderless, tutto sembra essere più fluido, più sciolto. Ma tutto diventa anche vecchio dopo pochissimo tempo. Qual è la tua opinione in merito? E a questo proposito secondo te, come e in quale direzione sta andando la moda maschile? Non ho un’opinione precisa su questo argomento. Sono dell’idea che bisogna sentirsi bene e in sintonia con se stessi. La moda maschile sta andando verso qualcosa di più “ethical”, più vicina ad un “futurismo eco sostenibile”.
Che ricordi hai di WHO’S ON NEXT dove sei stato finalista nell’anno 2015? Ricordo di avere incontrato persone uniche nel loro stile che condividono la passione di creare.
Il lato poetico è un aspetto molto importante della tua moda. Come si applica la poesia ad un giubbotto o per dire ad un trench dove il mondo street, o la street photography (come tu stesso la definisci) e il design evidente hanno anche visivamente un ruolo molto forte? Cerco sempre di lasciare il mio istinto libero nella fase iniziale, poi tolgo il superfluo – è un lavoro di forme e proporzioni.
Quali sono le caratteristiche e l’ispirazione della tua collezione per il prossimo inverno? Ma soprattutto da cosa trovi gli spunti ogni giorno per le collezioni che arriveranno? L’ispirazione proviene dai molti libri che possiedo e che trattano di argomenti molti diversi tra loro, a prescindere dalla moda. Ho una preferenza particolare per i libri sulla street photography americana e giapponese.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Riprogettare il nostro spazio Omogene a Monaco. E poi un viaggio in Giappone con lo zaino e la macchina fotografica.
Un’ultima domanda. Mi racconti invece una tua giornata tipo? Che cosa ti piace fare quando non lavori? Come vive oggi, nel 2016, un ragazzo della tua generazione? Cammino tantissimo in città come nella natura. Mi piace il contatto con la realtà. Appena possibile viaggio per scoprire emozioni nuove che andranno ad aggiungersi alle mie precedenti. La vita è trasformazione.