Mai mi sarei immaginata, fino a qualche anno fa, di attendere trepidante i risultati di una tappa del Giro d’Italia. Eppure quest’anno, non certo senza un pizzico di vergogna, ero anch’io lì, spalmata sul divano del week end, a godere della soporifera telecronaca del ciclismo nazionale su Rai Tre.

Complice il maltempo o forse la stanchezza accumulata in queste ultime settimane di lavoro, sono approdata al cosiddetto stadio “maturo” dello sport, il più italiano, il più statico e il più imbarazzante… ovvero lo sport guardato.

Certo, fossi salita in mountain bike sul Colle dell’Agnello per aspettare i bianchisti del Team Lotto Jumbo, il mio essere spettatrice sarebbe stato molto più onorevole, se non addirittura eroico, ma piazzarsi davanti alla tivù, con un bel cafferino in mano per godersi il panorama di polpacci, anche e schiene altrui, in frenetico movimento, in gruppo o in fuga, è sicuramente voyeurismo puro.

 

Rispetto a un tempo infatti il livello di avvenenza dei ciclisti è molto cresciuto. Nei loro occhi brilla spesso la luce dell’intelligenza (finita l’epoca di “sono contento di essere arrivato uno ciao mamma”) e non si vedono più, nonostante l’alta definizione delle riprese, quelle orride vene gonfie arrampicate su corpi sconnessi come un albero da set del creepy show. Fausto Coppi posò nudo per Paris Match e di lì forse la Dama Bianca ebbe più di un ripensamento.

Comunque, dicevo, oggi i ciclisti sono anche dei bei ragazzi. Sempre meno dei calciatori, ma decisamente avviati ad un netto miglioramento della specie.

Penso a Steven Kruijswijk, il Richie Cunningham della bici, che si è purtroppo tuffato nella neve perdendo così la maglia rosa (del resto rosso e rosa non sono mai stati bene assieme) oppure Giacomo Nizzolo, con la sua bella barba hipster e l’espressione maledetta di chi si è visto defraudare di una (meritata) vittoria nell’ultima tappa. E che dire di Atapuma il colombiano? Di faccia è un evidente esempio di come gli atzechi vivano ancora nelle popolazioni attuali e avrà, quindi, le sue estimatrici locali, ma vederlo guizzare con la sua tutina rossa nelle salite più toste aveva il suo perchè. Un vero piacere.

Impossibile ignorare lo squalo Nibali, con la sua bella faccia siciliana che sembra scavata nel tufo e ha sempre un velo di barba in crescita, come i pescatori strombolani, così come è naturale chiedersi come mai uno così carino come Primoz Roglic abbia scelto di fare il velocista anzichè il passista, che gli avrebbe permesso primi piani più efficaci ad esaltazione della sua beltà.

Bellezze a confronto: Primoz Roglic vs Fausto Coppi (senza veli)

Guardare lo sport in televisione genera strane considerazioni e non credo comunque che lo spettatore medio del Giro fosse sulla mia stessa lunghezza d’onda. Sta di fatto che guardare il ciclista non provoca solo reazioni estetiche, ma riesce, miracolosamente, a trasmettere la forza della pedalata.

Si dice che pensare all’azione sportiva talvolta, e in minima parte, contribuisca a generare benefici effetti nel corpo.

Se così fosse… Martesana aspettami! Farò anch’io mangiare la polvere a Chaves!

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