Giorgio Calcaterra, running

A volte capita di uscire a correre controvoglia. Lo fai perché hai un obiettivo e non perché hai voglia di farlo. Lo fai perché qualcuno, di solito il tuo Coach, ti spinge a farlo, lo fai perché altrimenti i sensi di colpa non ti permetterebbero di dormire, lo fai perché l’iscrizione ad una maratona costa tanto e non vuoi/puoi permetterti di buttare al vento quei soldi, lo fai perché è una cosa che va fatta e se non portassi a termine i tuoi obiettivi, il rimorso ti torturerebbe all’infinito fino a farti sentire un fallito represso.

Questi sono i momenti più pericolosi perché il rischio che si corre è quello di smettere all’improvviso e buttare al vento allenamento e sacrifici di mesi o addirittura di anni. Non sempre prefiggersi un obiettivo o un traguardo ha lati positivi, anzi. A volte conviene non avere programmi e correre a sensazione, meglio se in compagnia.

Poi una domenica pomeriggio, a mente serena mentre ti riposi sul divano dopo i 17 kilometri portati a casa con fatica e controvoglia, (avrebbero dovuto essere 30 ndr) ti rendi conto che il tuo momento di scazzo coincide con il week end della 100 Kilometri del Passatore. E cominci a leggere e a documentarti.

Immaginate una gara lunga 100 kilometri.

Per l’esattezza, per intenderci, è come se fossero due maratone e una quasi mezza maratona da correre una dopo l’altra, nello stesso giorno.

La 100 kilometri del Passatore: alzi la mano chi ne ha sentito parlare. Personalmente prima di iniziare a correre non avevo idea di cosa si trattasse, ora ne sono ossessionata.

Si tratta di una competizione podistica di ultra-maratona che si svolge annualmente nell’ultimo sabato di maggio con partenza da Firenze e arrivo a Faenza. La gara, che si è svolta per la prima volta nel 1973, è intitolata al Passatore, popolare figura della storia e del folclore romagnolo.

Originariamente la corsa seguiva per intero il tracciato della strada statale 302 Brisighellese Ravennate, con partenza da Piazza della Signoria a Firenze e arrivo a Faenza in piazza del Popolo, attraversando i comuni di Fiesole, Borgo San Lorenzo, Marradi e Brisighella. Snodandosi attraverso l’Appennino tosco-romagnolo, il percorso è caratterizzato da notevoli dislivelli e raggiunge il punto più alto al passo della Colla di Casaglia a 913 metri.

Runners
Runners

Oggi, per ragioni legate essenzialmente al traffico automobilistico, la prima parte del tracciato è stata cambiata. Da Firenze, anziché imboccare direttamente la via Faentina e proseguire lungo la valle del Mugnone sulla SR 302, il percorso esce dalla città in direzione Fiesole, attraversa la cittadina e prosegue sulla via dei Bosconi, che si riallaccia alla SR 302 in prossimità del passo della Vetta le Croci (518 m s.l.m.). Sino a questo punto il percorso è chiuso al traffico automobilistico. Dopodiché la gara prosegue sul tracciato storico ed è permesso il transito ai veicoli.

Lungo il percorso sono presenti tre traguardi intermedi: a Borgo San Lorenzo 195 m (31,5 °km), Colla di Casaglia 913 m (48° km) e a Marradi 328 m (65° km).

Dalla quinta edizione è stato istituito il premio speciale “Io c’ero” per i concorrenti riusciti ad arrivare al traguardo 5, 10, 15, 25, 30, 35, 40 volte. Come da tradizione faentina il premio è una ceramica creata da Vittoria Monti.

Quando si parla di 100 kilometri del Passatore il link con Giorgio Calcaterra è matematico e quasi scontato. L’uomo che per ben 11 volte, incluso quest’anno, ha vinto la gara, l’ha vinta correndo i 100 kilometri in meno di 7 ore.

Giorgio Calcaterra, Run like never before
Giorgio Calcaterra, Run like never before

Provate a fermarvi a pensare lentamente e ad analizzare in dettaglio, una persona che (per)-corre 100 kilometri in meno di 7 ore. Non è una cosa che ha dell’incredibile? Se solo ci penso, ho i brividi!

Calcaterra non solo li corre a tempo record, ma li corre col sorriso, con l’umiltà e la serenità di una persona fantastica capace di non negare un saluto o un cinque a nessuno e che quando taglia in traguardo a Faenza lo fa saltellando in maniera leggiadra come se quei 100 kilometri li dovesse ancora iniziare a fare.

Una persona preparata in maniera discreta corre mediamente una maratona in 4/5 ore. Una maratona è lunga 42 kilometri e qualche metro…. fate un po’ voi i calcoli e traete la conclusione.

Ho avuto la fortuna di incontrare Giorgio Calcaterra in 2 situazioni, la prima quando insieme ad altri runners ho fatto la “comparsa” nel video promozionale della Wings for Life 2016, gara benefica in cui il traguardo è rappresentato da una macchina che ti raggiunge dal fondo della corsa, lungo il percorso.

In quell’occasione insieme a Calcaterra c’era anche Giovanni Storti (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo) e io a discapito della mia professione di PR in occasioni simili, sono piuttosto timida e riservata, timore reverenziale lo chiamano, talmente presa dall’ammirazione per le sue imprese che l’unica cosa che sono riuscita a spiccicare è un “facciamo foto insieme grazie?”.

Wings for life world run, photo credit Antonio Capasso
Wings for life world run, photo credit Antonio Capasso

Sia lui che Giovanni avranno pensato che forse tanto normale non ero. La seconda volta, è stato il giorno della partenza della stessa gara, la Wings for Life appunto. Giorgio se ne stava li al suo stand mentre tutto attorno si stava scatenando una gran baraonda tra runners, Dj, musica, elicotteri, televisioni, sponsor che regalavano ogni genere di gadget. Lui seduto tranquillo al tavolo di fronte alle copie del suo libro autobiografico: “Correre è la mia vita”. Mi sono avvicinata complice il gruppo degi Urban Runners, ho chiesto di fare una foto insieme. Anche quella volta sono riuscita a dire un qualcosa di più…Un timido “in bocca al lupo”, prima di fuggire verso il luogo della partenza.

Giorgio Calcaterra, classe 1972, è il più grande ultra-maratoneta italiano di tutti i tempi, prima che sportivo è una persona dalla semplicità disarmante. Sguardo sincero e sorridente, mai una parola di troppo, anzi timido e riservato a discapito della fama che lo circonda. Per noi runner, Calcaterra è un vero eroe. Per lui la corsa è piacere, è libertà come valore assoluto, è gioia, mai fatica. Valori che trasmette quando lo vedi correre o quando hai la fortuna di scambiarci quattro chiacchiere.

“Ci vuole sicuramente tanta testa per correre 100 kilometri, quella è la prima cosa, non bisogna farsi prendere dalla paura… Fagocitato dagli eventi della mia vita non sto scrivendo quasi più. D’altra parte ultimamente ho ripreso a guidare il mio taxi, ma non ho lasciato il lavoro nel mio negozio, quindi il tempo che mi rimane è veramente poco… Questa non è una bella cosa! Anni addietro il soprannome che mi avevano dato le riviste e i giornali era lo stacanovista… e in effetti sia nella corsa che ne lavoro qualche volta lo sono… Il bello della corsa è che, insomma, puoi correre dove vuoi, come vuoi”. (Cit wikiquote).

La sua prossima sfida? Il mondiale della 100 kilometri il 12 settembre in Olanda.
Il suo obiettivo? Quello di sempre: correre e divertirsi.

E noi saremo li a fare il tifo per lui.