C’è un unico termine che “in toto”, racchiude-traina-conduce-ravviva la mia lunga chiacchierata con Stefano Guerrini. E il termine è: pura sostanza.
Sostanza nel suo raccontare e sostanza nel suo ricordare. Ma ancora sostanza nel suo amare (follemente la moda) e sostanza nel suo creare (lo styling). La sostanza ecco! La sostanza che sta all’apice – e fa da vera cornice e ragione – di questa lunga, intensa (e voluta) chiacchierata con lo stylist, fashion writer e director, blogger, docente e consulente, e perché no anche medico (è laureato in medicina).
La sostanza dell’essere concreto quindi…. E la sostanza di chi vive di una passione totale e viscerale (la moda), che Guerrini segue (anche) da lontano (lui vive in Romagna), ma che riesce a toccare più fisicamente – e più da vicino e per una sua scelta – solo alcune volte l’anno: durante le settimane della moda per esempio, o per gli shooting, o per le lezioni nelle scuole di fashion… che lo portano avanti e indietro a… e da Milano. Ma che poi lo riportano a casa a Lugo di Romagna in una casa-cultura dove si studia e si progetta, si scrive e si crea, e si raccolgono anche i trend di quella che sarà la stagione dopo. Una casa-archivio (l’archivio Guerrini), dove scaffali, armadi, cassetti e magazzini strabordano di storia del costume, di storia della moda e dello stile, di ricordi che partono dai trend degli 80 fino ad oggi. Ricordi quindi… e materiale che diventa parte del suo seguitissimo Stefano Guerrini Vision un progetto web che racchiude in un colpo solo, il suo amore per lo stile, per i giovani talenti che lui cura e coccola. Fino alle news da tutte le runway internazionali.
Questo è Stefano. Ed io intendo questo … quando parlo di persone con sostanza.. ovvero dotate di quell’arte di raccontare ciò che davvero si sa, si conosce e non si immagina… l’arte della cultura concreta e dell’immagine fatta di anni e anni di studio. L’ho incontrato questa settimana per Focus On. E la chiacchierata “spazia”… e ho voluto che fosse così … per non perdermi neppure un minuto dei suoi ricordi degli anni 90, delle supermodelle di ieri e delle nuove di oggi, del mood dei giovanissimi che imparano l’arte della moda nelle scuole (ripeto lui è docente), fino ai suoi commenti più diretti – e schietti – sui cambi e giri di poltrone. Ma soprattutto ancora quelli sul mondo web che lui scoprì (e fu tra i primi) nei primi anni del 2000 quando ancora il fenomeno blog era … solo un fatto straniero che proveniva da molto… molto lontano.
“La moda è la mia amante” mi dice … “perché è nata quasi clandestinamente mentre facevo altro…”. Così io ho voluto che questa amante clandestina venisse – in questa intervista – più alla luce del sole.
Sorrido.. curioso … Tu sei un medico Stefano. Che tipo di medico sei? Sono laureato in medicina e chirurgia e sono specializzato in psicoterapia … ma è una specializzazione che non applico e non ho mai applicato. Diciamo che ogni tanto faccio il medico di base di famiglia. In realtà è da quando ero bambino che volevo fare il medico… e la tesi di laurea è stata in neurologia pediatrica. Mi sono poi chiarito meglio le idee sul mio percorso, proprio durante i miei studi universitari perché incominciai ad avere degli altri interessi che dopo gli studi ho piano piano concretizzato.
Ma tu avevi già una componente creativa nella tua personalità? Più che altro avevo degli interessi estetici. Da bambino ricordo che stavo molto davanti alla televisione e mi innamorai di Hollywood con i suoi musical, ma anche dei film in bianco e nero. Poi non dimenticare, che io sono cresciuto negli anni 80, con tutti i personaggi di quell’ epoca – per esempio i cantanti – che avevano anche un forte impatto visivo. Non so, penso ai Duran Duran, a Boy George e i Culture Club, gli Wham, Madonna e tanti altri, per cui tutti questi personaggi in qualche modo io li vivevo da fan. Sai poi il passo è stato breve. Ti ricordo che parliamo anche di un’epoca dove internet non c’era e gli unici link di cui si parlava in quel periodo (ride) non erano quelli ai siti. In poche parole i link dovevi davvero crearteli tu. Leggevo per esempio che i Duran Duran erano andati a cena a New York con Andy Warhol e allora andavo curioso a capire chi fosse costui …. Sono sempre stato un grande curioso. Oppure leggevo per esempio che Madonna era andata a cantare al compleanno del suo amico Keith Haring allora andavo a scoprire chi fosse questo artista… Mi appassionai così piano piano a questo mondo e a tutto il mondo parallelo della musica che in qualche modo “flirtava” con la moda. Tutto questo fino all’arrivo delle supermodelle. Penso per esempio a Yasmin Parvaneh che poi diventò la moglie di Simon Le Bon … iniziai a comprare anche i magazine di moda, ad innamorarmi del lavoro di Steven Meisel. Quando poi George Michael fece uscire il suo video Freedom 90, dove il cantante richiamò nel videoclip le modelle che erano state nella Cover di British Vogue di Gennaio del 1990 fotografate da Peter Lindbergh, (erano Linda Evangelista, Naomi Campbell, Christy Turlington) quella per me fu una folgorazione, e mi resi conto una volta per tutte, che ero completamente appassionato e folle per questo mondo. Poi sai stavo studiando… quindi portai a termine i miei studi e piano piano poi iniziai a muovermi per fare delle cose, delle prime cose in questo settore (la moda) che mi piaceva ripeto da pazzi…
Come hai iniziato poi concretamente e professionalmente il tuo cammino nella moda? (Ride) Vuoi proprio saperlo? Ho iniziato “intrufolandomi” alle sfilate. Siamo nei primi anni 90. Andavo a Milano e cercavo di entrare in tutti i fashion show dell’epoca. Amavo alla follia Dolce & Gabbana così come Gianni Versace. Ricordo che Dolce & Gabbana sfilavano all’epoca, in una via dietro San Babila, dove c’era un’unica entrata quindi per poter uscire dalla location, dovevi per forza passare da li. Io allora (già pazzo e appassionato), mi mettevo lì fuori ad attendere che le modelle uscissero. E poi non mancavo di intrufolarmi (ride) in tutta quella parte di sfilate che facevano invece in Fiera in Piazza VI Febbraio. Pensa che all’epoca c’era ancora la “buca” dei fotografi che adesso non c’è più perché alle sfilate questi stanno in fondo alla Sala… ed in un paio di occasioni mi sono anche messo li imbucato accanto a loro (ride). A parte tutto, sono stati dei momenti davvero molto divertenti da fan. Diciamo che il vero inizio è stato quando ho terminato i miei studi. Iniziai a scrivere per alcuni giornali locali. Io vivo a Lugo di Romagna così all’epoca Intervistai Angelo Caroli che è il titolare di A.N.G.E.L.O, il nome più importante in materia di Vintage. Poi un giorno un mio caro amico mi disse che al Politecnico di Torino veniva realizzata una rivista dagli studenti. Il giornale si chiamava Label – un trimestrale. Presi contatti con loro ed iniziai a collaborare con la testata che passò dall’essere un giornale gratuito del Politecnico di Torino, ad un vero e proprio esperimento editoriale venduto in edicola, bilingue e che aveva anche una collaborazione con Dazed & Confused. Io diventai il loro Fashion Director. Poi grazie proprio a Label e a colui che io considero il mio mentore ovvero Antonio Mancinelli, (che intervistai e al quale piacque ciò che avevo scritto), iniziai a collaborare per qualche tempo per Donna, magazine dove all’epoca Antonio lavorava. Da lì una cosa tira l’altra ed iniziai a collaborare anche con altre testate tra le quali L’Uomo Vogue, quando all’epoca c’era Giampietro Baudo e poi arrivò MADE che era un giornale indipendente del quale diventai il Fashion Director. Anche con MADE partimmo da un percorso di magazine free che poi iniziò ad essere venduto in edicola. Negli anni poi cambiò nome .. diventando MADE05 poi MADE WITH STYLE. Terminato il mio periodo con la testata, iniziai piano piano a “buttarmi” nell’avventura Web – in realtà avevo già intrapreso questo percorso in via parallela – e ad iniziare anche il mio impegno come docente nelle scuole di moda.
Stefano siamo nel 2011? E tu sei stato uno dei primi forse che si è buttato nel mondo del web. In realtà io iniziai sul web molto prima del 2011, siamo direi intorno al 2005. Ricordo ancora che in quell’anno ero al telefono con una mia cara amica e parlavamo del fenomeno dei Blog che veniva dall’estero, all’epoca il tutto stava davvero appena nascendo e in Italia non se ne parlava ancora …. o almeno pochissimo. C’erano dei Blog che non erano di moda, ma che erano più che altro dei diari personali o poco più. Ripeto non era ancora esploso questo fenomeno… Il mio Blog all’epoca si chiamava “Le Pillole di Stefano” e nacque inizialmente come una vera e propria newsletter che scrivevo e spedivo agli amici. Sai io poi con LABEL e poi con MADE, andavo già alle sfilate e avevo modo perciò anche di raccontare loro di questo mio progetto web che poi andavano a vedere. Dopo qualche anno, Le Pillole di Stefano, piacque al Direttore (dell’epoca) del maschile MenStyle.it. Ricordo che cercavano, appunto dei blogger, da inserire nella loro piattaforma. Così per un po’ il mio blog è stato inserito anche li … in un magazine che poi diventò il sito web di GQ Italia. Nel frattempo mentre continuavo ad avere il blog, nacque anche “WeBelieveinStyle.it” che creai con Andrea Ferrato che è la persona con la quale collaboro ancora oggi sul web. Diciamo che “allargai” il mio raggio d’azione, perché volevo parlare di moda anche da altri punti di vista e il blog mi limitava perché aveva una struttura che non era più adatta alle mie esigenze. Io volevo infatti che il mio progetto fosse strutturato non solo con dei post ma anche con dei servizi fotografici, illustrazioni, video. WeBelieveinStyle.it venne presentato al primo Fashion Camp che si tenne a Milano nel 2010. Col tempo però decisi di unire i due miei “figli” ovvero Le Pillole di Stefano e appunto WebelieveinStyle.it in un website unico che è quello che ho oggi che si chiama stefanoguerrini.vision.
Una mia curiosità. Perché in tempi ancora non sospetti, quando il fenomeno blogger e internet non era così forte tu avevi già deciso di buttarti in questo settore ovvero nel web? Avevi forse già capito che il futuro sarebbe stato quello? Guarda io mi buttai sul web perché volevo raccontare principalmente delle mie “cose” personali (che potessero piacere anche ad altri), su quello che era l’argomento che mi interessava ovvero lo stile e la moda, ma tutto ciò non volevo che dipendesse dal percorso schematico che un giornale come sai possiede. Questo era il mio obbiettivo. Avevo capito da subito che il Blog era un mondo libero, democratico, che andava avanti svincolato da tutta una serie di motivazioni non ti dico imposte da altri, ma comunque previste da dalle regole editoriali ben precise. Ripeto, ho visto nella soluzione del blog una via più libera e democratica. Io non sono però mai stato un outfit blogger ma il mio intento è stato invece – da subito – quello di raccontare delle storie.. anche attraverso un servizio fotografico. La moda è un racconto, un mezzo importante di comunicazione.
Siamo nel 2016. Come pensi stia procedendo e si sia evoluto il mondo dei blogger in questi anni e aggiungo quello degli influencers? Credo che oggi siano tantissimi… forse troppi. E credo che questo sia il pregio del web ma anche il suo difetto. Il web è democratico, dà una voce a tutti, gli outfit blogger, ovvero quelli che raccontano la moda in base a come si vestono loro, ripeto sono davvero molti. Io ne conosco parecchi ed alcuni sono molto carini, simpatici e con loro ho un ottimo rapporto. Non ne faccio una questione singola ma di categoria in generale, credo perciò che il rischio sia quello non di svilire la moda, ma di ridurla non più ad un racconto ma ad un semplice prodotto. Credo cioè che alcuni di loro raccontino bene anche la moda e lo stile del nostro paese piuttosto che di un brand, ma per molti sia semplicemente la mera descrizione di un prodotto. Quindi – mi spiego meglio – oggi indossano i jeans di “tizio” e domani la gonna di “caio”, e solo perciò un puro guardaroba e spesso questo non ti permette dal di fuori, di capire la persona che indossa quei capi, chi è e che personalità ha. Alla fine il rischio è che non ci siano dei personaggi-blogger ai quali tu ti puoi affezionare veramente con il rischio che si crei un’omologazione che è esattamente l’opposto di quello che io per esempio cerco su internet.
Ma parliamo dei blogger in circolazione adesso. Chi sono quelli che stimi particolarmente e che secondo te stanno facendo un bel percorso? Partiamo dal presupposto che quando si parla di blogger in Italia, noi dobbiamo dire che comunque chi ha fatto parlare del fenomeno è stata Chiara Ferragni. Lei è stata bravissima, ha fatto un lavoro pazzesco sul web e su se stessa. Mi piace molto e la trovo anche originale. Trovo sia stata, lo ripeto, veramente bravissima… Pensate .. una ragazza che si è inventata un lavoro, lo ha portato avanti con forza ma soprattutto diventando una forza in tutto il mondo .. se non ricordo male è stata nominata 20esima o 26esima influencer al mondo per l’Oriente… figuriamoci per l’Occidente. Perciò ribadisco che è bravissima! Non la conosco personalmente, ci siamo visti solamente una volta. Vista dal di fuori è stata la prima. Guarda devo essere sincero, io faccio molta fatica a scindere chi mi piace per quello che fa dalla loro persona. Non riesco a separare le due cose. Mi chiedi dei nomi. Ti dico che per esempio che ammiro particolarmente Gilda D’Ambrosio che è più un influencer, adesso oltretutto fa anche la stilista, e trovo che sia una persona molto bella, mi piace moltissimo e la linea che sta facendo è molto bella. C’è poco da fare … per me è sempre importante capire anche che persone sono … una cosa non può prescindere dall’altra. Trovo che sia molto bravo Paolo Stella, che da attore e poi diventato influencer e che poi ha iniziato a lavorare per il magazine Lampoon e che adesso ha invece una sua attività. Paolo è un personaggio che ammiro molto, mi piace come si è mosso e come si pone, e mi piace molto anche come persona. Mi piacciono anche Giotto Calendoli e Patricia Manfield, e anche Linda Tol. Per l’ironia che ha e per il suo approccio con il mondo della moda, trovo interessante anche il percorso che ha fatto e sta facendo Lucia Del Pasqua. Ma ovviamente non posso non citare anche Emanuela Pirrè e Andrea Tisci che trovo siano molto bravi oltre ad essere dei miei cari amici.
Di quelli internazionali tra bloggers ed influencers chi ti piace? Guarda, ti dico la verità. Gli internazionali li conosco meno e ho l’impressione che il fenomeno sia tanto tanto italiano. Trovo comunque interessante Matthew Zorpas. Delle donne, da Olivia Palermo per esempio a Poppy Delevingne trovo che siano tutte molto belle ma io preferisco innamorarmi di personaggi che hanno una professione vera e propria e non solo un’immagine. Di socialite ripeto ne vedo di molto molto brave ma io preferisco innamorarmi ancora di una cantante o di un’attrice. Ti faccio un esempio: preferisco innamorarmi magari di una Emma Stone che per me è perfetta sia per lo stile oltre ad essere una bravissima attrice. Credimi, le socialite ci sono sempre state. Alcune in passato erano belle e dallo stile pazzesco … ma chiamami nostalgico, chiamami malinconico, ma anche se io guardo molto in avanti, quando si parla di queste cose, non posso pensare che allo stile di Talitha Getty per esempio o di Jackie Onassis e di sua sorella, parliamo quindi delle sorelle Bouvier… devo dire insomma che loro erano veramente e davvero un’altra cosa.
Invece volevo chiederti. Dai primi anni 90 ad oggi, oltretutto stiamo vivendo un periodo molto complesso con un continuo “giro” di poltrone, secondo te il mondo della moda com’è cambiato? Guarda ti dico una cosa che penso non ti suonerà nuova. Io penso che tutto si sia estremamente velocizzato, forse anche un filo troppo. Oggi non c’è il tempo per potersi davvero affezionare ad un marchio, non c’è tempo per dare modo ad un designer di creare una propria visione. Tutto è “masticato” troppo velocemente. Questo è dovuto – anche – al web, ai social, ai cambiamenti della società. La moda è molto brava a sottolineare e ad evidenziare tutti i cambiamenti che ci circondano. Il futuro è arrivato tramite tutta una serie di cose: i telefonini, oppure oggi io posso scrivere per esempio un articolo senza essere in redazione ma comodamente stando sdraiato in una spiaggia e mandarlo anche via WhatsApp. Ripeto, tutto è estremamente veloce e anche la moda si è velocizzata. Trovo però che ci siano come due mondi. Ovvero c’è chi riesce a vivere bene questa velocità, a sopportarla bene, ed è il suo ambiente, e quindi questa va rispettata con l’arrivo delle precollezioni, delle cruise e via dicendo, e credo che ci siano invece alcuni creativi, e delle Maison, che forse necessitano delle tempistiche più lunghe lavorativamente parlando. Bisognerebbe trovare forse due canali di lavoro diversi che rispettino chi procede in maniera più veloce e chi no. Mi spiego meglio.. un personaggio come Alber Elbaz che era da Lanvin, è più un couturier … che un creative director, quindi un personaggio che è più fatto in questo modo, anche magari caratterialmente, ha forse più bisogno di una linea sua da presentare solo due volte l’anno. Mentre invece chi riesce a produrre con certi ritmi e che forse considera la moda più un prodotto che una storia, è giusto che faccia il suo prodotto in tempi più veloci. Penso in ogni caso che stiamo vivendo un periodo storico dove comunque c’è spazio per tutti. A me sta bene che alcuni dicano accorpiamo le collezioni e altri invece no… se per loro va bene così .. per me va bene. L’importante è che io da “fan” della moda quale sono, continui a vedere sempre delle visioni.
Insisto un po’ (rido). Andiamo avanti sull’argomento. Che cosa sta succedendo in tutto questo periodo? Elbaz, Alessandra Facchinetti, Pilati e molti altri in un continuo giro di cambiamenti e collaborazioni che si interrompono.. perché secondo te? Sta capitando di tutto e di più è vero, ma non facciamo l’errore di mettere questi cambiamenti tutti sullo stesso piano. Mi spiego meglio. Penso che in alcuni casi i divorzi siano dovuti a delle motivazioni che noi non possiamo sapere. Potrebbero esserci state – non so – magari discussioni di mancato rinnovo del contratto per vari motivi … dal fatto che il designer ha chiesto una cifra che il brand non gli ha voluto dare, quindi questioni economiche oppure la voglia di divorziare perché magari si è arrivati ad una visione diversa di quel brand. In alcuni casi la separazione magari invece è dovuta al fatto che si vuole dare un nuovo “twist” al marchio, o addirittura il proprietario del brand ha sviluppato una visione completamente diversa rispetto a quella del designer che ne era il Direttore Creativo in quel momento. Ripeto le separazioni o i divorzi possono nascere da motivi diversi, come succede nelle vite di coppia, ovvero si divorzia per un tradimento ma anche perché non ci si ama più e così via. Quello che è strano è che questo stia succedendo in un periodo di tempo molto ravvicinato e questo secondo me crea confusione per chi segue quei brand. Mi dispiacerebbe molto piuttosto se molti di questi divorzi, fossero dovuti al fatto che vedere magari il successo di altri cambiamenti di rotta di altre Maison faccia sperare a qualcuno, che sia così facile. L’enorme successo di Valentino con il duo di Direttori Creativi, o quello di Gucci con Alessandro Michele, sono dei casi molto belli, io sono innamorato di entrambi, per cui ne posso parlare solo bene, ma sono due esempi non trenta esempi … Cioè mi spiego meglio … non è detto che questa formula si possa ripetere con qualcun altro da qualche altra parte. Ti faccio un esempio di divorzi avvenuti la dove un Direttore Creativo c’era da poco tempo. Pensiamo a Raf Simons da Dior che secondo me non aveva ancora iniziato a raccontare il suo Dior ma era soltanto agli inizi. Ho l’impressione invece che dietro ci siano dei meccanismi .. economici, di marketing che io non conosco quindi la mia è solo una supposizione, in cui c’è la pretesa che un marchio con un nuovo Direttore Creativo, nel giro di due stagioni, faccia un “botto” di soldi altrimenti arrivederci. Ma la creatività non si sviluppa così… la creatività ha bisogno di essere nutrita, e di crescere piano piano come si fa con una pianta.
Perciò dici che è stato un caso, uno scherzo del destino, che sono successi tutti in un tempo così ravvicinato? Ripeto, per alcuni si. Per altri invece ho l’impressione che sia stata la voglia di dare una nuova vita al marchio e per altri la voglia di trovare quel Direttore Creativo che potesse incrementate “di botto” il fatturato.
E di Karl Lagerfeld che cosa ne pensi? Lagerfeld è bravissimo, davvero bravissimo. Da Chanel credo abbia inventato un linguaggio. Con il suo arrivo la Maison secondo me è diventata ancora più moderna, contemporanea, amata dalle ragazzine. Non dimentichiamoci che si tratta di un marchio veramente amato da tutti. Non c’è ragazzina che crescendo non voglia la borsa di Chanel.. o signora che non voglia il profumo di Chanel. Chanel (ride) è praticamente come la Coca Cola. E’ difficile separarsi da un personaggio così. Poi sai … i rumors sono tanti.. secondo me il gossip che vuole Hedi Slimane al suo posto, credo sia interessante, proprio lui poi che ha dimostrato di saper prendere in mano un brand, di trasformarlo pur lasciando le sue caratteristiche, ma noi non siamo ancora nella posizione di sapere o di capire se questo succederà oppure no…. Vedremo.
Parliamo di new talents. Non trovi che adesso stiano diventano troppi con il rischio che si crei un po’ un caos? Guarda io credo che vada bene così, perché penso che in tutti questi anni, siano anche cambiati non solo i mercati, ma anche le persone che hanno accesso al prodotto. Nel senso che anni e anni fa quando i nomi erano pochi – parlo anche dei marchi ad altissimo livello – la gente che poteva permettersi un certo tipo di merci e di oggetti era molto molto meno. Adesso, sai, se uno risparmia un po’ e (ride) decide per esempio di smettere di fumare e mette via per qualche mese i soldi delle sigarette si compra magari l’accessorio di un brand di lusso. Poi ci sono tanti mercati nuovi che prima non c’erano.. e tanti designer che lavorano tanto solo in Oriente. E anche cambiato secondo me il pubblico che reagisce nei confronti della moda, e poi forse, ci sono tanti designer che invece di voler lavorare per qualcun altro, provano ad avere una linea con il proprio nome. Sarà il tempo a decidere se la loro visione sarà a passo con i tempi e potrà piacere oppure no. Da fashion writer, stylist freelance e docente quale sono, a me interessa conoscere il nuovo e poterlo approfondire. Sono anche una persona che non si dimentica per via del nuovo, quello che era nuovo l’altro ieri. Sono uno che si affeziona a certi personaggi e continua a seguirli… Io credo che si debba cercare il nuovo ma quando si trovano dei personaggi interessanti questi devono essere supportati nel tempo. A me vanno bene, tutti i concorsi, perfetto e ci sono delle persone che fanno dei grandi lavori ma poi i talenti vanno supportati, quindi a livello istituzionale bisognerebbe dargli sempre una mano. Sono molto bravi in America a fare questo e credo che si stia facendo comunque molto anche in Italia.
Senti Stefano. Tu fai moltissima ricerca anche con stefanoguerrini.vision. Chi sono se vuoi fare due o tre nomi i designer che anche in questo caso stanno facendo un bel percorso? Allora io sono innamorato di questa linea che si chiama StudioPretzel e il designer è Emiliano Laszlo. Mi piace molto anche questo ragazzo che si chiama Matteo Lamandini ma anche per esempio Edith Marcel, due designer che sono veramente molto bravi e tutti loro hanno fatto parte del Fashion Hub di Camera Nazionale della Moda. Poi mi piacciono ancora DassùYamoroso che sono un duo e li ho seguiti dalla prima collezione e sono molto bravi. Ma ancora mi piacciono molto Sergio Daricello, Domenico Cioffi, Giorgia Fiore e Les Bohemiens. Fa sempre un bel lavoro anche Alessandro Biasi con il suo marchio A-Lab Milano ed io amo moltissimo anche Christian Pellizzari che trovo che sia bravissimo e che uso tantissimo nei miei redazionali.
Tu di base non vivi a Milano e il mondo della moda lo conosci bene ma lo vivi ed osservi anche un po’ a distanza… Come vivi tutte le dinamiche anche molto delicate di questo sistema? Guarda … il percorso che ho fatto nasce dalla mia voglia di non trasferirmi a Milano e quindi sono riuscito a crearmi un mio – ripeto percorso – e anche un mio following. Ho più di 9000 mila followers su instagram , 5000 contatti su facebook. Forse se fossi stato in pianta stabile a Milano avrei raggiunto dei risultati differenti. Ma per rispondere meglio alla tua domanda, è un mondo – quello della moda – che io vivo un po’ da pendolare. Quindi per spiegarmi meglio, lo vivo con le sue dinamiche nei momenti in cui riesco ad esserci, poi volente o nolente, ci sono dei momenti nei quali non riesco ad esserci e prendendo un treno e ritornando a casa, tutto cambia e inevitabilmente cambio aria e non sono più vittima probabilmente di quelli che sono i difetti di ogni ambiente. Diciamo che vivo la moda come il primo amore proprio perché forse la moda è ancora la mia amante …
Chi sono le persone che seguono il tuo lavoro? Da chi è composto il tuo target di riferimento? Sono degli amanti della ricerca, sono dei modaioli… chi sono? Sicuramente non sono dei modaioli. Sono delle persone che amano la moda in toto. Sono sicuramente degli studenti di moda e non solo miei allievi. Ci sono degli addetti ai lavori, sono delle persone che amano l’approfondimento e il nuovo raccontato. A me interessa lo stile che è fatto di lavoro, storia, di passione, di visione e non è fatto di un semplice: “mi metto la maglia gialla con il pantalone rosso”. Chi mi segue lo fa secondo me perché ha capito il mio modo spesso spiritoso – spesso sui social – di pormi .. e questo viene fuori molto bene e credo che le persone l’abbiano capito. Per esempio c’è l’abitudine di farmi le foto con le modelle e i modelli con i quali lavoro e le mie smorfie o facce fanno capire penso, la mia autoironia anche se la materia che tratto è presa in maniera molto seria perché la moda è importante.
Passiamo ad altro. Chi sono secondo te oggi le modelle o top che potrebbero far rivivere il periodo storico degli anni 90? Quel periodo non c’è più anche se ci sono delle top che mi piacciono molto. Quel periodo non tornerà più se non tra cento anni e per un altro motivo. Guarda trovo bellissima Joan Smalls, trovo perfetta per questi tempi Karlie Kloss. Mi divertiva moltissimo Cara Delevingne che però non fa più la modella.
Delle italiane cosa ne pensi? Io credo che le italiane si siano svegliate. Ovvero dopo il successo di una Carla Bruni o di Mariacarla Boscono adesso le italiane si sono date una mossa e forse pensano che anche fare la modella possa essere una carriera lavorativa. Per esempio ho lavorato con questa ragazza di Torino che si chiama Benedetta Casaluci che mi piace moltissimo che io trovo sia bellissima e brava. Ci sono quindi delle italiane molto interessanti.
Stefano tu sei anche docente. Tieni delle lezioni in una scuola che forma i ragazzi anche nella moda. Sei perciò a strettissimo contatto con i ragazzi molto giovani, ventenni. Rispetto agli anni 90 che cosa percepisci di questi ragazzi di oggi? Come vivono la moda i giovanissimi con i quali sei quasi quotidianamente a stretto contatto? Sono davvero appassionati? Oppure vivono la moda come un gioco e sono magari più affascinati da tutto questo sistema glamour? Rispetto a come eravamo noi, sono sicuramente più “smaliziati”. Ovvero sono più consapevoli del momento storico che stanno vivendo. Sono più pronti ad abbracciare il concetto della fluidità, sono più pronti a capire che se non va bene una cosa si può provare a farne un’altra. Sono più svegli.
Sono più elastici dici? Si assolutamente. Sono più fluidi, più elastici. Ma con questo non voglio dire che siano meno appassionati. Sai poi.. in una classe dove ci sono tanti allievi è normale che ci siano quelli più appassionati e quelli che lo sono meno, ma questo succede in tutte le scuole. Io ho visto delle persone davvero molto appassionate. Mi piace poi mantenere dei rapporti con loro, con alcuni di loro nel tempo, ci sentiamo o ci incrociamo perché diventano colleghi o magari passano alle pubbliche relazioni delle case di moda. Alcuni di loro col tempo, sono arrivati ad avere dei ruoli davvero molto importanti. Li trovo più pronti al cambiamento, forse meno sognatori di come eravamo noi .. ma questo non significa meno appassionati.
Tra i nuovi fotografi chi ti piace? Guarda c’è questa coppia che si chiama Chuando & Frey che amo alla follia. Tra gli italiani sono tantissimi quelli che stimo per esempio Saverio Cardia e Giorgio Codazzi con il quale non ho ancora lavorato.
Krizia, Versace, Ferrè, Valentino e i grossi marchi. Domanda forse stupida ma vorrei che in poche parole mi dicessi cosa sono stati per la moda italiana. Semplicemente hanno fatto vedere al mondo che l’Italia non era solo il mondo turistico ma era uno stile che si applicava ad un linguaggio moderno che era quello della moda, e che l’Italia negli anni 80 stava conquistando anche una platea internazionale.
Quali sono i tuoi prossimi progetti che mi vuoi anticipare? Continuo a lavorare sul web con stefanoguerrini.vision, a molti progetti legati al sito che sviluppo con Andrea Ferrato, e continuo a collaborare come fashion editor at large con Manintown.com. Continuo a fare lo stylist freelance, e a collaborare con il sito della Fondazione Pitti. Sottolineo che sono una persona che si innamora dei nuovi progetti… e non escluso che possa scrivere un libro …
Tre parole che definiscono lo stile del tuo styling? Massimalista, Mix & Match e … Sexy. Mi piace molto mescolare piani di lettura diversi.
Che rapporto c’è tra eleganza e ricchezza? E che cosa è per te l’eleganza? Allora l’eleganza e la ricchezza sono due mondi diversi. Ho conosciuto persone ricchissime che erano volgari, eccessive, e delle persone che invece avevano dei lavori molto umili ma erano elegantissime. L’eleganza secondo me può essere riassunta in pochi elementi ovvero: conoscersi bene e vestirsi secondo quello che si è sia come carattere che come fisico. Bisogna raccontare con gli abiti quello che si è e quanto si sta bene con quei capi.
Chi sono secondo te gli uomini e le donne viventi (e non) che consideri eleganti? Per me lo ribadisco sempre ed io l’amavo davvero alla follia rimane Audrey Hepburn. Fra le icone internazionali – ancora viventi – assolutamente la sorella di Jackie Kennedy ovvero Lee Radziwill e sicuramente Iris Apfel. Delle più giovani cito una persona che mi è molto a cuore e che io amo molto e che trovo elegante perché ne apprezzo i gesti che è Viviana Volpicella. Mi piace il suo essere perfettamente a suo agio con quello che indossa, la trovo solare la trovo moderna. Per gli uomini del passato sicuramente David Bowie, trovavo elegantissimo Andy Warhol, con le sue parrucche e i suoi jeans sdruciti ma mi piacciono molto anche Tom Ford e Jaden Smith.
Cosa ti piace fare quando non lavori? Come ti rilassi? Quando non lavoro sono soprattutto un figlio che è diventato anche un po’ genitore… di quelli che io chiamo i miei due bambini di 81 e di 89 anni. Mi piace comunque dedicare del tempo alle persone alle quali voglio bene. Ti posso dire che ho degli amori che spesso vivo in maniera intensa ma poi me ne dimentico. Per esempio ho sempre amato molto il cinema ma adesso è un periodo che non ci vado più. Mi piacerebbe moltissimo approfondire le serie televisive. La moda è poi un amore che mi segue 24 ore al giorno e anche quando non devo scrivere, faccio molta ricerca per conto mio. Mi piace per esempio andare su tumblr e vedere le foto che magari diventano ispirazione per un servizio fotografico ma mi piace anche vedere il lavoro dei miei colleghi … sai quello che è la mia passione lo è anche nel mio tempo libero. Mi piacerebbe viaggiare di più … e mi piace farlo anche con la fantasia. Ha ragione Diana Vreeland quando diceva: “ The eye has to travel”. A volte basta davvero poco e far viaggiare la mente…. Ed io sono d’accordo con lei….