Non mi è mai piaciuto il caldo. Soprattutto a Milano, quelle giornate in cui esci la mattina di casa e, giusto il tempo di arrivare in ufficio sei già pronta per una nuova doccia.
Figuriamoci correre. Comincio a sudare non appena indosso maglia e scarpini e già dai primi kilometri inizio a sognare la doccia fresca e a maledirmi per essere andata a correre.
Nei periodi di caldo, cerco di uscire la mattina all’alba, se proprio devo, ma se non ho particolari tabelle da seguire o gare nell’imminente, magari evito o lo faccio solo nel week end.
Lo scorso anno estate torrida, caldo boia, maratona di New York da preparare, era impossibile anche solo pensare di saltare un allenamento. Ma l’emozione e l’aspettativa di correre la mia prima maratona erano talmente alte che riuscivo a non sentire nemmeno il caldo durante le famigerate ripetute. Quest’anno è diverso. A parte il tempo che è stato clemente e fino a pochi giorni fa l’estate ci aveva graziati con pioggia, temporali e freddo autunnale. Ora che il caldo è scoppiato di colpo e non ho ancora metabolizzato il passaggio tra il mettere il piumino all’arrivo della Monza Resegone e il bikini di ieri, uscire a correre mi sembra più una tortura che un divertimento. E se mancano la voglia e l’entusiasmo, inutile anche provarci.
La pausa dalla corsa che mi sono regalata questa settimana è più che meritata. Incanalato due maratone in meno di 3 mesi, quella di Milano e la Monza Resegone, cose non da poco.
Prossimo impegno agonistico il 20 di Novembre, maratona di Valencia. C’è tempo per prepararla. Non che non faccia nulla, però per ora mi dedico alle corse poco impegnative e le uscite con gli amici al Parco Forlanini all’alba quando ancora il sole non è alto in cielo e le temperature sono vivibili.
E quando il caldo comincia a farsi sentire in maniera prepotente, vero è che correre in compagnia di amici è sempre una buona idea, ma anche la solitudine spesso è salutare. Io amo correre da sola, sola con me stessa, con i miei pensieri, sentire il mio corpo nello sforzo, percepire la fatica e cambiare ritmo a mio piacimento.
Quando non ho stress da tabelle o impegni agonistici nel breve termine, sono padrona del mio tempo, corro quanto mi pare, non importano tempo o durata, lo faccio finché ne ho voglia e se poi mi capita di ricordare che in venti minuti inizia la mia serie preferita su Sky, rientro a casa come un fulmine.
“La solitudine è un risultato che in parte ho cercato di mia spontanea volontà. Soprattutto per chi fa il mio mestiere, è un percorso obbligato, anche se in gradi diversi.” H. Murakami.
Col caldo è bello poter inventare e giocare con i look, sfoggiare magliette, canotte colorate da abbinare a shorts di ogni lunghezza e modello, non necessariamente griffati, per chi si avvicina al running, Decathlon offre una ampia gamma di abbigliamento e accessori di ogni prezzo e taglia. Con la bella stagione, basta con giubbini coprenti, antivento, maglie imbottite che ingoffano e spesso impediscono l’agilità del movimento o peggio si incastrano nel filo delle cuffie dell’i-pod e tu sembri una pazza colta da improvviso attacco di epilessia mentre cerchi di svincolarti nel disperato tentativo di non perdere il ritmo, anche se spesso la canzone che stai ascoltando non capisci come possa essere finita nella tua playlist e in fondo se anche ti fermi qualche secondo per disincastrarti, e poi riprendi a correre, che male c’è? Me lo sono sempre chiesta e puntualmente non lo faccio.
D’estate, a meno che non faccia un caldo mostruoso e tu decidi di correre nelle ore più calde perché magari hai pianificato la 100 km del deserto, si corre al fresco, mattina o sera, il cappello non è necessario. Puoi sbizzarrirti in pettinature pratiche perfino fashion, trecce, codini, shignon di vario genere, fascia, elastici colorati, coda. Anzi no, la coda meglio di no, fa tanto copertina di Sport Illustrated, ma poco pratica e sconsigliata se corri da sola nel parco perché facile appiglio per gente male intenzionata. Eh si, non è sempre facile per noi runner del gentil sesso decidere di correre da sole, implica avere mille occhi, prestare doppia e costante attenzione a quello che ti capita intorno, e orecchie libere per accorgerti se quel tipo li all’angolo che ti guardava con sguardo allupato ha deciso di seguirti e di importunare proprio te che, nella tua miopia e nel tuo correre con fare leggiadro, fregandotene di tutto e tutti hai incrociato inconsapevolmente il suo sguardo.
Personalmente quando esco da sola, amo ascoltare la mia playlist musicale, quella che altrimenti non avrei tempo o occasione di apprezzare, mi distrae, mi carica, mi svuota la testa, mi aiuta a non pensare a nulla se non a godermi il momento, questione di abitudine e di esigenza fisica. Purtroppo però, quando capita di essere al parco o in un posto anche se in pieno centro, nel quale ti ritrovi inevitabilmente isolata dalla civiltà, i casi sono 2: o abbasso il volume al minimo, oppure tengo solo un auricolare all’orecchio, per non perdere mai totalmente il contatto con l’ambiente esterno. Non mi piace, purtroppo però spesso è vitale e sicuramente utile in determinate situazioni.
Fortunatamente la tecnologia viene in aiuto di noi donne. Oltre a fischietti o corsi di difesa personale, impegnativi sia dal punto di vista economico che di tempo che a noi donne non è mai abbastanza, la soluzione si chiama “SecurWoman 2.0” ed è una app studiata ad hoc per proteggerci.
Si tratta di un vero e proprio servizio dedicato alla nostra sicurezza ed è attivo in tutto il territorio italiano, unico fra i diversi servizi di sicurezza a poter vantare una copertura tanto ampia. Attraverso l’applicazione “SecurWoman 2.0” possiamo usufruire di ciò che il servizio mette a disposizione direttamente sul nostro smartphone, accompagnandoci non solo durante la nostra corsa quotidiana, ma 24 ore su 24 e sette giorni su sette in qualunque spostamento.
In qualsiasi situazione, la app sa offrire una maggiore sicurezza grazie al costante collegamento con una Centrale operativa. Tale collegamento è sempre attivo ed è disponibile in due lingue – inglese e italiano – e in grado di mettersi in contatto, in caso di necessità, con i centri per il primo soccorso e le forze dell’ordine, garantendo così tempestività negli interventi, soprattutto in momenti critici, come ad esempio il tragitto dall’auto a casa nelle ore serali o notturne, in caso di transito in zone isolate o particolarmente a rischio o al momento in cui si rientra dall’ufficio.
L’applicazione è dotata della cosiddetta modalità outdoor o modalità Sport, una volta attivata, corre insieme a noi come un angelo custode, o un bodyguard atletico. Immaginatelo come volete, accompagna le iscritte durante le attività all’aperto; utile per noi donne che amiamo fare running e anche per coloro che portano a passeggio il cane o si dedicano a camminate solitarie nei parchi cittadini.
In caso di pericolo è stato studiato un apposito allarme per segnalare che qualcosa non va: è sufficiente, infatti, un semplice clic sullo schermo e tirare il cavo delle proprie cuffie auricolari per ricevere immediato soccorso.
Come si attiva il servizio “SecurWoman 2.0”? Per poter usufruire delle varie funzioni che l’app mette a disposizione è sufficiente installare sul proprio smartphone l’applicazione scaricandola dallo store (è disponibile sia per sistemi Android che per iOS) e l’installazione avverrà in maniera semplice e veloce. Il costo del servizio è di soli 2,99 euro al mese.
Perché a volte non ci si pensa, ma nel mondo in cui viviamo e in una città come Milano, prevenire è sempre meglio che curare, una accortezza in più rende la nostra corsa più piacevole e sicura, anche quando decidiamo di farla in totale solitudine. Perché anche questo è un nostro sacrosanto diritto di scelta a cui non dobbiamo o vogliamo rinunciare.