32 kilometri – Idroscalo. L’associazione mi viene spontanea anche perché trovare un percorso di 32 kilometri da correre a Milano non solo non è facile, ma a volte potrebbe rivelarsi addirittura pericoloso.
Con Raffaella abbiamo provato a correre sul Naviglio Grande, era una domenica pomeriggio di caldo torrido, di quelle giornate che capitano spesso nei mesi di marzo e aprile, quando meno te lo aspetti.
Avevamo deciso di fare un bel po’ di kilometri, 10 all’andata e altrettanti al ritorno per un totale di 20. Mano a mano che correvamo, e ci allontanavamo dalla città e dalla civiltà, il posto era sempre più desolato, il caldo si faceva sempre più insopportabile, i kilometri si facevano sempre più faticosi, le nostre prospettive di rientrare a casa prima del previsto più concrete, per non parlare poi delle fontanelle dell’ acqua dove potersi rinfrescare totalmente inesistenti. Ai 12 kilometri fatti eravamo già in macchina per rientrare e goderci il resto della domenica e sul naviglio a correre decidemmo di non andare più o meglio non da sole.
Domenica avevo da tabella il lungo di 32 kilometri in preparazione della maratona e, avevo deciso di correrlo da sola. La sveglia suona alle 8, con calma mi preparo, colazione abbondante, c’è il sole, aria fresca si sta bene, forse farà caldo, nel dubbio, mi copro, troppo come avrei scoperto quasi subito dopo i primi 5 kilometri. Mentre mi vesto ripeto mentalmente il percorso, Cinque Giornate, Viale Campania, direzione Parco Forlanini, Linate, Idroscalo, semplice, spero solo di non perdermi.
Infatti non appena saluto Silvia, compagna di uscite mattutine, incontrata poco dopo Viale Campania con la quale ho corso alcuni kilometri conditi da chiacchiere in simpatica compagnia, mi ritrovo di fronte al centro di accoglienza di via Corelli. Forse, anzi sicuramente, ho preso un viale sbagliato ad una delle rotonde e mi sono ritrovata laddove proprio non avrei voluto, calma, non sono isolata, anzi intorno a me è pieno di gente e di auto, continuo a correre e ostento indifferenza nel mio total-look (Pantera) rosa, molto più preoccupanti sono le macchine che mi sfrecciano a sinistra incuranti del fatto che sto facendo running su una strada provinciale, forse che sono in torto io? La domanda mi sorge spontanea.
Ecco in lontananza intravedo quello che potrebbe essere l’Idroscalo e se non è l’Idroscalo è la Mondadori e in quel caso sono cazzi, altro che 32! Invece leggo il cartello di ingresso tribune, lo seguo e in breve, faccio la scala ed entro come per incanto in una dimensione completamente diversa.
Gente sorridente che corre, bambini, cani, vogatori, ciclisti, barche, gente seduta ai tavoli che sorseggia caffè e mangia gelati, il sole illumina e rende tutto più giocoso e piacevole, sembra di entrare quasi in una realtà parallela si contrappone totalmente al grigiore e alla tristezza della strada trafficata che ho appena lasciato alle mie spalle.
Due giri dell’ Idroscalo e sono 12 kilometri circa se faccio quello lungo, 7 a venire e 7 a tornare e siamo a 26, raggiungo gli amici al Parco Marinai d’Italia e faccio gli ultimi con loro, ok, mi sembra un piano perfetto. L’Idroscalo mi piace, è un circuito, tracciato in cemento, c’è sempre gente, è attrezzato con fontanelle di acqua, bagni puliti (più o meno) ed incroci spesso runners come te che ti salutano, ti lanciano qualche sguardo di intesa, o ti ricordano che non sei l’unica pazza che si spara 32 kilometri per preparati ad una maratona in cui ne dovrai correre 42. Che poi, è vero non siamo atleti a livelli olimpici e la medaglia la danno a tutti i finishers, la sfida in fondo, è solo con noi stessi. Finirla, migliorare il tempo, provare quella meravigliosa sensazione di onnipotenza che ti invade quando tagli il traguardo. Credetemi, in quell’istante dimentichi tutti i sacrifici e le sofferenze e non vedi l’ora di ricominciare tutto da capo per migliorare ancora e ancora. E’ una sensazione unica, niente è come abbattere i propri limiti e vincere una sfida contro noi stessi.
Oggi le gambe e il fisico reagiscono bene, non è sempre così purtroppo, oggi anche la testa è presente e non molla. Corro e mano a mano che i kilometri scorrono sul Garmin mi galvanizzo e mi carico sempre di più, già pregusto il post sulla mia pagina Facebook, perché quando corri per tanti kilometri da sola, hai più tempo per pensare e i pensieri fluiscono all’infinito e tutto ti sembra più chiaro, i nodi si sciolgono, le soluzioni ai problemi arrivano e tu ti senti svuotata di tutto il fardello accumulato durante la settimana lavorativa e non. Ti senti libera e tutto prende una forma più semplice e ridimensionata.
Esco dall’Idroscalo dalla stessa scalinata in cui sono entrata e imbocco la strada del ritorno, già sento le gambe più leggere e, il solo pensiero di averne già fatti, alla fine, 23 e di doverne correre “solo” altri 9, mi da la carica, di tanto in tanto quando ho un leggero calo di attenzione che subito si ripercuote sul fisico, mi butto in bocca qualche mandorla secca e dell’uvetta candita che ho messo preventivamente, nelle taschine degli shorts. Caldo, ora fa caldo, ho messo la maglia pesante a maniche lunghe ed ho toppato in pieno, troppo pesante per la temperatura di oggi e non posso nemmeno toglierla perché cosi facendo sarei troppo leggera e mi ammalerei di sicuro. Ecco, mi sto gonfiando come un salsicciotto, mi guardo le mani e sono gonfie come non mai, credo di non averle mai viste così: se sia normale o meno non lo so (dovrei indagare!) mi capita sempre nei lunghi e in gara tranne forse alla Monza-Resegone ma in quel caso era talmente buio che a malapena mi vedevo.
E mentre rimugino tra me e me mi rendo conto di aver sbagliato strada, di nuovo. Sono dietro l’aeroporto di Linate, ok se esco da qua mi riesco ad infilare diretta in via dell’Aviazione arrivo in Viale Forlanini, Parco e arrivo diretta a casa. Mi fermo al semaforo per ragionare un secondo su quale strada prendere e mi passa sopra la testa un aereo della British Airways è cosi vicino che riesco a vedere il portellone porta bagagli sulla pancia blu del velivolo, il rumore è assordante e mentre lo vedo passare penso tra me e me “c’è niente di più fantastico di questo?”.
Corro e ripenso a quando ai tempi dell’Università convincevo gli amici a fare un gioco, andavamo al limite delle piste dell’aeroporto di Linate e sdraiati sul cofano dell’automobile guardavamo partire gli aerei, spinti alla massima potenza, passavano sopra di noi che cercavamo di indovinare di quale compagnia fosse, Alitalia, British, Air France, Klm… le sapevo tutte. Era un gioco stupido e tremendamente pericoloso ma a me poco importava, guardando quegli aerei avevo quasi la sensazione di partire anche io con loro verso posti lontani.
Riprendo a correre e ritrovo presto strade a me familiari, eccomi al Parco Forlanini, completamente diverso da come lo vedo alla mattina all’alba, pieno di gente che gioca, bambini, cani, biciclette, chi gioca a rugby, chi a calcio o a cricket, facile innamorarsene e anche perdersi… Distratta, continuo a correre, le gambe ormai vanno da sole, non sento fatica, nessuno sforzo o affanno, correre mi sembra in questo momento la cosa più naturale del mondo. Esco dal Forlanini e mi ritrovo sulla solita strada che affianca la Cairo, poi la balera dell’Ortica, il cavalcavia e da qui a casa è un attimo.
Butto un occhio al Garmin e siamo a 28… wow… Ancora 4 ed è fatta, faccio due calcoli mentali e mi rendo conto che mi resta ben poco da correre con gli amici a nostro parchetto, un kilometro, forse 2 scarsi, guardo l’orologio e vedo che sono già le 12.30, tardi, troppo tardi, non troverò più nessuno ormai avranno già finito l’allenamento e saranno già quasi pronti per il pranzo della domenica. Infatti, al Marinai d’Italia pochi temerari runners, soliti ragazzi che giocano a pallacanestro, i cani e i giochi per bimbi. Faccio l’ultimo kilometro con tutte le forze che mi restano e quando il Garmin segna 32 gli occhi mi brillano, il cuore mi scoppia di gioia e di colpo tutta la stanchezza e l’adrenalina mi cascano addosso all’improvviso, ora si la sento la fatica. Faccio stretching con calma, vado alla fontanella a rinfrescarmi e tutta sorridente con molta calma cammino verso casa, già mi pregusto il mio piatto di pasta al pomodoro e il mio bicchiere di vino rosso, perché sì, oggi il vino me lo merito!
Sorrido tra me e me e a chi mi guarda stranito, non potrei più immaginare una domenica diversa o migliore di questa. Una domenica perfetta. La mia domenica perfetta, ma questo, loro, quelle persone che mi guardano storto per strada, non potranno mai capirlo.