Si chiamano Fabio e Fabio. Per la precisione: Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. Sono due registi milanesi che hanno realizzato un sogno: vedere il loro film al cinema. Esattamente come lo avevano immaginato, esattamente come lo hanno scritto. È un thriller, si chiama Mine e, giocando con il titolo, è davvero una bomba.
Un film internazionale, hollywoodiano – il produttore è lo stesso di Buried – Sepolto, un’altra pellicola adrenalinica e ad altissima tensione – ma nato dal genio e la creatività italiana: quando un’idea è forte, precisa e coerente, funziona. In questo psycho-thriller c’è un protagonista assoluto, un soldato (interpretato da Armie Hammer, già visto in The Social Network e Operazione U.N.C.L.E.) che sta facendo ritorno al campo base dopo una missione nel deserto. Inavvertitamente però appoggia il piede su una mina antiuomo: non potrà più muoversi, altrimenti esploderà. Il soldato che era con lui ha incontrato lo stesso destino ed è morto appena si è mosso di nuovo.
Un passo per trovarsi nell’inferno, mentre un nuovo passo sarà fatale.
Il nostro protagonista inizia una disperata lotta per sopravvivere. Chiama i soccorsi, li attende per due giorni e due notti. Deve affrontare non solo i pericoli del deserto (come le tempeste di sabbia), ma anche la sua stessa mente. Il luogo sconfinato in cui si trova diventa così improvvisamente claustrofobico. L’obbligo di rimanere immobile lo costringe a rielaborare i suoi traumi, divorato da visioni, paure e rimpianti, anche per l’amore lasciato a casa (che ha il bellissimo volto di Annabelle Wallis). Ricorda molto il James Franco del 127 Ore di Danny Boyle. Riuscirà a sopravvivere?
Dopo aver scritto e prodotto True Love (venduto in oltre 70 paesi), Guaglione e Resinaro con questo Mine fanno il loro debutto ufficiale sul grande schermo con un film dal respiro universale (sarà distribuito dalla Eagle Pictures). Un film che diventa metafora della condizione umana – quante volte ci siamo sentiti bloccati, impauriti nel fare un passo, terrorizzati dall’idea di perdere completamente noi stessi? – ma anche la condizione degli stessi registi. Fabio&Fabio non si sono piegati davanti a nessuno, non hanno cambiato una virgola della sceneggiatura e della loro idea, anche a rischio di “esplodere”, perdendo i finanziamenti (nel mondo del cinema è sempre più difficile campare per i giovani registi).
Invece Mine funziona, funziona alla grande. E se ne parlerà, se ne parlerà tanto.