Un formidabile uso dei colori che così – a colpo d’occhio – può apparire casuale, caotico, ma che è invece risultato perfetto di quella minuziosa ricerca, raffinata e dettagliata, che la designer – che sa esattamente cosa vuol dire essere eleganti (e in modo speciale) – ha voluto per questa stagione.
Un’eleganza-risultato di una ricerca rigorosa all’interno di un melting pot di costumi e tradizioni popolari che spazia dalle culture dei nativi americani fino alle tradizioni andine e nord europee.
Modello ispiratore di questa sperimentazione scaturisce anche dall’incomparabile visione della moda di Giorgio Sant’Angelo, attingendo agli spunti multiculturali che hanno alimentato negli anni ’60 e’70 l’irripetibile genio creativo di questo artista ed integrando quelle suggestioni con le rigorose ricerche storiche sui costumi tradizionali condotte da Max Tilke.
E’ da queste fonti che vengono ripresi i volumi e le forme degli abiti di questa collezione, dopo essere stati poi però attualizzati e adattati alla silhouette della donna Jardini. Non mancano incursioni a piene mani in quella festosa stagione della cultura hippie degli anni ’70, che tuttora aleggia come un’eco diffusa sui costumi di tutti i continenti.
Ma la donna Jardini “gioca” sempre anche questa stagione, con il bianco assoluto – colore amatissimo dalla stilista – che ci propone in abiti dai grandi volumi che evocano un’idea di freschezza.
E ancora cotoni, popeline leggeri, jacquard di cotone e i cotone-seta, i rasi lavati e il crepe de chine, e poi ancora i jacquard a righe multicolori, i pois multicolore stampati su seta e i nastri di gros grain montati su tulle di cotone, diventano tessuto con il quale vengono realizzati top, gonne e mini short. Bravissima Rossella!