Alessandro, 30 anni, filmmaker, nato in Salento, ma a Milano da sempre, di cognome fa Migliore, ma tutti lo conoscono come Alessandro Best. E direi che partiamo bene.

Ho conosciuto Alessandro tempo fa per un progetto in cui mi voleva coinvolgere, non abbiamo lavorato insieme, ma non ci siamo mai persi di vista e seguo da sempre i suoi progetti carichi di passione ed emozione. Un ragazzo dai tratti scuri, duri, che quando sorride però trasmette dolcezza e timidezza. Alessandro che da bambino, scherzo del destino, veniva chiamato “Peggiore”, era agitato come un terremoto e pieno di idee. Leggeva “Hacker Journal” e voleva diventare un hacker, anche se il mondo nerd non faceva molto per lui, così come i numeri a scuola, che per lui rappresentavano unicamente uno strumento per cambiare le cose e programmare il futuro in modo diverso. Poi gli studi di informatica fino al lavoro di oggi.

So che sei amministratore delegato presso Weshootsportvideos e regista cinametografico presso Venator Fighting Campionship. Cosa fai davvero, Alessandro? Poco meno di 6 anni fa, mi sono trovato davanti ad una scrivania all’interno di un openspace. Lavoravo come sistemista in Vodafone, percependo un buon stipendio. Lavoravo nel settore dell’IT, dove avrei avuto un futuro pressoché assicurato. Ma tutto ciò però non rappresentava appieno le mie aspirazioni. Durante un viaggio ho acquistato una piccola telecamera e in poco tempo ho capito che volevo far diventare quella passione il mio lavoro. Mi sono licenziato e mi sono buttato nel mondo dei freelance, sono stato negli Stati Uniti tra LA e NYC per 1 anno studiando e lavorando, ma a causa di motivi familiari, e per amore, da qualche anno sono tornato in Italia. Weshootsportvideos è un progetto che ho lanciato da meno di un anno. Si tratta di una società di produzione che ha come unico focus la video comunicazione e le produzione di contenuti legati unicamente al mondo dello sport. A differenza di molte presenti sul mercato italiano, applichiamo la creatività ad attività di marketing volte a dare risultati oggettivi ad i nostri clienti. Cioè convertiamo la creatività in numeri. Venator FC é arrivato poco prima. Si tratta di un promotion di MMA (Mixed Martial Arts) uno degli sport maggiormente in ascesa su scala mondiale. Assieme ad Alex Dandi, ho costruito e diretto 3 stagioni tv in onda su FOX SPORTS, parlando delle vite, le speranze e i sogni di giovani fighter italiani, in prima battuta, e coinvolgendo fighter internazionali successivamente. Una produzione che mi ha portato a viaggiare molto in Europa e negli Stati Uniti. Oggi Venator FC dopo solo tre anni è una delle più importanti promotion a livello europeo.

Da dove nasce questa tua passione per il cinema e la regia? Ho avuto sempre molta immaginazione. Almeno così dice mia madre. Sin da piccolo mi divertivo a raccontare storie e alle scuole medie parlavo spesso di cinema con la mia insegnante di italiano. Era sorpresa che alla mia età guardassi film “impegnati” invece dei soliti blockbuster da tredicenne. In questo ha influito molto anche mio padre. Tutte le settimane andavamo a guardare un film al cinema. Apprezzavo storie crude, maledette, vere più di mille effetti speciali. Nel tempo le immagini sono diventate una droga per me. In quel periodo è iniziata un’infinita ricerca, che continua tutt’oggi. Su tutti, il film che rimane il mio manifesto personale è “C’era una volta in America”, di Sergio Leone.

backstage

Da cosa nasce il legame tra il tuo lavoro e lo sport? Lo sport ha sempre caratterizzato la mia vita. Tutta quell’energia che avevo da qualche parte la dovevo pur sfogare. Ho giocato a calcio e ho nuotato, ma a 18 anni ho iniziato a boxare e ancora oggi con un amico pugile ogni tanto mi alleno, oltre al fatto che ogni tanto indosso il kimono e lotto. 

Gli sport che segui sono sport molto fisici, forti, anche violenti volendo, perchè ti piacciono così tanto? Il pugilato finirà quando l’uomo nascerà senza braccia. Qui c’è tutto. La lotta, il confronto con l’avversario è insita nell’uomo dalla notte dei tempi. Chi pensa il contrario viene meno ad una parte di se. Capire questa sfumatura ci rende persone migliori. Io qui non vedo violenza. Spesso questi sport vengo additati in questo modo. La violenza c’è quando un individuo cerca di imporre la propria volontà nei confronti di un altro. Due persone che si battono sul ring o all’interno di una gabbia, seguendo delle regole ben precise scegliendo consapevolmente di farlo non hanno nulla a che vedere con la violenza. Io vedo poesia in movimento, fatta di gesti tecnici, di abnegazione e rispetto prima di se stessi e poi del proprio avversario. In questo ho sempre ritrovato un posto sicuro. Il ring è un luogo sicuro, tutto ciò che può colpirti è di fronte a te. È’ più sicuro il ring della vista stessa.

jiu-jitzu

C’è un’ atleta che hai conosciuto e che stimi molto? Qualche anno fa ho conosciuto Paolo Amodeo. Ho deciso di raccontare la sua storia. Nonostante in questi ultimi anni abbia avuto modo di conoscere diversi sportivi di caratura internazionale, Paolo è rimasta la persona che mi ha colpito di più. Ho realizzato un documentario che parla della sua storia. Lottare con due gambe sono capaci tutti. Lottare con una gamba sola e metter al tappeto normodati e vincere un campionato europeo, è per pochi. Io uno ho avuto il privilegio di conoscerlo.

Quello che invece vorresti o avresti voluto conoscere? Da appassionato di sport da combattimento dico FEDOR EMILIANENKENO. Una leggenda per i cultori delle MMA. 

Io ammetto sono una capra, conosco ben poco di questo mondo, anche se ho conosciuto diverse persone che ne facevano parte, e quando gli chiedo se c’è qualcuno che lo affianca in questi suoi progetti mi dice che negli anni si è confrontato con diverse persone perché ritiene che la condivisione è alla base del successo, cosi in ogni progetto lo affianca il team che si modula di volta in volta per quel progetto stesso, ma un punto di riferimento su tutti è il fratello, che si occupa della parte commerciale della sua attività.

Cosa significa stare dietro una macchina da presa? Cosa è per te questo strumento?  Ogni persona in modo diverso sente il bisogno di comunicare. Di trasmettere ciò che ha dentro. La macchina da presa per me rappresenta uno strumento magico. Mi illude di poter far entrar gli altri nella mia testa. Che racconti finzione e verità, star dietro la macchina da presa giorno dopo giorno mi da la possibilità di conoscermi un pò di più. Credo sia una forma di terapia.

La cosa più facile o difficile durante una ripresa? Il neorealismo è sicuramente il movimento cinematografico che più mi ha ispirato. La società di oggi però non è quella raccontata da Fellini o Visconti. Oggi la realtà ha bisogno di esser filtrata e riportata all’essenziale, per poi esser restituita al pubblico perché la possa apprezzare fino in fondo.

Hai detto di essere stato a NY e LA, qual è il posto migliore per fare questo lavoro? New York mi ha ospitato per molto. Nonostante l’abbia lasciata da anni sento ancora viva dentro di me la sua energia. È’ una delle città più belle che abbia mai visto.. È’ una città che ti da tanto, ma in cambio chiede ancora di più. Ci torno di tanto in tanto ma non credo oggi sia la città dove vivrei, nonostante sia una delle città più indicate per un aspirante regista. NYC è il punto di partenza per un filmmaker, Los Angeles quello di arrivo. Ma se potessi scegliere dove vivere mi sposterei in nord europa, Svezia, Finlandia, Estonia, sono tutte nazioni all’avanguardia. Hanno stili di vita invidiabili, e la comunicazione ricopre un buona fascia di mercato.

Se domani ti chiamassero a dirigere un film, che tipo di film ti piacerebbe dirigere e con quali attori protagonisti? Mi piacciono i film corali, quelli che vanno al succo della vita e che quando finiscono ti lasciano tante domande. Mi piacciono le storie difficili, drammatiche, fatte di contrasti. Mi piacciono personaggi crudi, ruvidi ma veri. Guardo il cinema italiano sempre con interesse, ci sono molti registi indipendenti che negli ultimi anni stanno alzando il livello, mentre tra gli attori sceglierei sicuramente ELIO GERMANO e SERGIO RUBINI. Quest’ultimo ho avuto modo di conoscerlo e poterlo frequentare negli ultimi anni. Presto spero di poterlo coinvolgerlo in un mio progetto.

L'incontro con Sergio Rubini
L’incontro con Sergio Rubini

Seguo Alessandro da tempo anche per il suo forte legame con Milanimal, con cui lavora da tempo. Milanimal prima di essere una palestra per sportivi, è un esperimento sociale che accomuna persone diverse. Tutti si ritrovano nello stesso posto, tutti sullo stesso piano, con un unico obiettivo, quello di diventare, giorno per giorno, persone migliori. E io adoro il modo con cui attraverso i social e le attività stanno comunicando questo progetto.

Parlami del progetto Milanimal? Vedo che ti dedichi molto a questo progetto. Milanimal praticamente è stata la prima a credere in me. Conosco il suo fondatore Andrea Baggio da molti anni. È’ stato il primo a pagarmi un video. Ha creduto in me dal primo giorno. Negli anni sono cresciuto molto anche grazie alla possibilità che Andrea mi ha dato di poter sperimentare. Sento di aver carta bianca e questo stimola sempre tanto. Milanimal è arrivata di recente al suo decimo compleanno e da più di 5 anni seguo tutto ciò che concerne la video comunicazione. Nel tempo siamo cresciuti moltissimo. Abbiamo iniziato con cose semplici fino a raggiungere di recente una vera e propria produzione strutturata. A luglio ho avuto modo di girare 3 Spot che sono stati utilizzati per la CAMPAGNA MEDIA per sponsorizzare il MILANO CHALLENGE. Questa volta abbiamo davvero spinto sull’acceleratore portando a casa una vera campagna pubblicitaria che non ha nulla da invidiare a quelle viste spesso in tv, firmate da brand milionari. Io e Andrea non abbiamo mai scritto contratti o messo nero su bianco nulla. A noi basta una stretta di mano. Ci capiamo subito. Abbiamo stima e fiducia reciproca. MILANIMAL la sento anche un po’ mia.

Alessandro Best e Andrea Baggio.
Alessandro Best e Andrea Baggio.

 

So che sei da poco diventato papà di due gemelle. Cosa significa oggi fare il padre? Cosa è cambiato nella tua vita? Hanno 3 mesi. Si chiamano Eva e Petra. Sono arrivate in modo inaspettato. Non erano proprio programmate, ma con il tempo mi sono abituato all’idea. Ora non potrei farne a meno. Pensavo mi avrebbero limitato nelle mie scelte lavorative, invece mi hanno dato una carica fortissima. Sono fortunato ad aver trovato una compagna straordinaria con cui condividere questo “viaggio”.

Rimpianti? Qualcosa che avresti voluto fare e non hai fatto? Non credo negli errori e nei rimpianti. Sono felice. Sono esattamente dove volevo esser. Ho commesso tanti errori, come tutti del resto, credo che però se mi hanno portato fino a qui ne sia valso comunque la pena. Potessi tornare indietro però, prenderei un percorso di studi diverso. Avrei voluto studiare lingue. Mi piacciono molto e trovo siano lo strumento migliore per vivere e allargare la mente.

L’opera che invece desideri o speri di realizzare presto? In realtà ho scritto un soggetto con un’autrice al quale sto lavorando da qualche anno. È’ la storia di un tassista milanese con un passato oscuro, che usa il taxi come terapia. Ogni corsa servirà a lui per alleviare i dolori della sua vita ed allo stesso tempo aiuterà i suoi clienti ad avere una visione diversa della propria. Il taxi meritocratico lo prendo tutti. Manager, spacciatori, ricchi, poveri. Tutti si spostano da A a B. In tutto questo ci vedo un grosso spaccato della società di oggi. A NYC ne prendevo tanti di taxi. Li è nata questa idea.

Progetti futuri imminenti di cui vuoi parlarci? Sto lavorando ad un progetto legato al mondo dello sport che dovrebbe vederla la luce nel 2017. C’è alle spalle un brand importante del quale non posso fare il nome.

Come si svolge la giornata di un regista? La sveglia in genere è tra le 6 e le 7. Dipende un pò da quando le ragazze hanno fame. Aiuto la mia compagna a cambiarle, darle il latte. Poi scappo in ufficio. Spesso lavoro al montaggio, quando non lo faccio vado comunque in ufficio perché ho sempre qualcosa da fare, ahimè. La sera cerco di rientrare a casa presto per stare con le bimbe e la mia compagna. Quando sono in città cerco di passare più tempo possibile con loro. Lavoro sempre. Il weekend per me non esiste. La mia attività funziona 7 giorni su 7. Cerco quando posso di prendermi dei periodi di stop per rilassarmi e passare del tempo con amici e famiglia. Punto sulla qualità e non sulla quantità.

Tre parole per descriverti? DETERMINATO LEALE ISTRIONICO

E’ innamorato oggi Alessandro? Io sono sempre stato innamorato. Non ricordo un momento della mia vita in cui non lo fossi. Mi innamoro di tante cose, non solo delle persone. Sono una persona che ama vivere di emozioni, sono innamorato ogni giorno della vita. Chiaramente le stagioni dell’amore cambiano e mutano. I sentimenti di un ventenne non posso esser quelli di un neo papà che ha spento da poco 30 candeline. La vita credo sia un viaggio, fatto di traguardi importanti ma sopratutto un viaggio. Per goderselo appieno non bisogna mai risparmiarsi e cercare sempre di lasciarsi trasportare dalle emozioni, belle o brutte che siano. Oggi provo un’amore smisurato per le mie figlie ed un amore più maturo per la mia compagna.

Cosa ti auguri per le tue figlie? Nei 9 mesi che mi hanno separato da loro mi sono sempre chiesto come sarebbe stato in futuro. Mi sono sempre domandato cosa avrei potuto darle. Sono una persona molto aperta. Viaggiando e conoscendo culture diverse, persone di qualsiasi estrazione sociale ho avuto modo di costruirmi una visione più aperta della vita, e della nostra società. Loro vengono al mondo in un momento catartico per la nostra società. Stiamo involvendo per certi versi ed evolvendoci per altri. Il mio obbiettivo è quello di fare in modo che Eva e Petra abbiamo gli strumenti più efficaci per viver al meglio la propria vita. Non mi importa cosa decideranno di fare. Come ogni papà vorrei vederle realizzate, questo è chiaro, ma alla base di tutte spero solo imparino a viver felici. Vivendo senza remore o inseguendo falsi miti. Vorrei che siano felici. Come diceva Califano, “Tutto il resto è noia. “

Quando ho contattato Alessandro per l’intervista mi ha detto con entrusiasmo si, a patto che l’intervista finisse con una domanda alla Marzullo. Ed ecco qui, la domanda Marzulliana di Alessandro Best.

Alessandro Migliore crede nel futuro? Viviamo in un’epoca di grossi cambiamenti e svegliarsi tutti i giorni guardando la nostra società avvicinarsi sempre di più a toccare il fondo, non infonde fiducia. L’evoluzione necessita di una rivoluzione. Per ritrovare la luce dovremmo passare per forza attraverso momenti bui. Dove persone vedono crisi e disfatta io vedo opportunità. Credo nel futuro