Ufficialmente è il direttore editoriale di Tipo, rivista emiliana di musica, arte, consigli su come passare bene il tempo. Siccome sappiamo che ha un gusto musicale sopraffino volevamo inchiodarlo a fare le classifiche che tanto piacciono alla rete e alla SEO.
Avevamo sottovalutato però che non si può sentire la musica se non ci si è lasciati impressionare per bene da molte delle facce della vita. Se dopo tanta vita si continuano a spargere sorrisi è perché si è imparato a lasciar fare al tempo, senza intestardirsi su un’etichetta, qualunque fosse. Addio classifica (non è vero, vedrete che ci abbiamo provato…) e briglia sciolta allora a Max Cavassa, campione di aforismi e uomo saggio (ecco due definizioni che casserà di sicuro) che casca a fagiolo in questo inizio d’anno in cui l’inconscio suggerisce di cercare buoni maestri, che i cattivi già ci aspettano al varco, e di trovare magari nelle parole, forse il bene più economico e democratico oggi su piazza, un modo gentile per cambiare le cose.
Abbiamo estratto alcune di queste parole dal cilindro e le abbiamo offerte a Max, che si definisce un situazionista forse perché pensa che l’importante sia fare il meglio con quello che abbiamo, che è anche un altro buon augurio di inizio anno, a pensarci bene.
Ballo
“Quando si è in ballo bisogna ballare? Eh, pare di sì, ché se sei lì che ti fermi in pista per un passo sbagliato o per un torcicollo diventi subito un corpo estraneo nell’ingranaggio favoloso del ballo. Favoloso perché c’è un tocco di favola, di ultraterreno, nel ballo. O forse sta più nella parola Danza, questa favola, dato che il ballo può essere anche lo scuotere involontario del proprio corpo dentro una nave in tempesta o un aereo tra i più pazzi del mondo.
Si dice – no? – Per mille balene quanto abbiamo ballato su quella vecchia carretta sul Mare di Bering! E comunque secondo me il ballo è quello liscio e basta, se non s’era capito”.
Ascolto
“Beh, l’ascolto è importantissimo. Io soffro spesso di tappi spaventosi di cerume e lì capisco quanto siano diversi il sentire e l’ascoltare, cioè sento cose ma non le ascolto, solo che appena mi stappo vivo in un’euforia di ascolti che mi fa dimenticare quanto credevo di avere capito sulla differenza tra sentire e ascoltare e allora dopo mesi mi ritorna il tappo per punizione. Ho iniziato ad ascoltare molta musica, moltissima, e poi, piano piano, tappi permettendo, ho imparato ad ascoltare anche gli esseri umani e credo di essere bravino, nell’ascolto. Poi chiaro che esiste anche un ascolto interiore e per questo ho ordinato uno stetoscopio, che un mio amico mi ha detto che un po’ aiuta”.
Tempo
“Tempo è una parola magnifica, con così tanti significati che c’è da perdersi. Il tempo musicale, il tempo meteorologico e a volte meteorillogico, il tempo come epoca (ah, ai miei tempi le cose erano… poi colpi di tosse…), primo e secondo tempo di un film o di una partita, tempo come suddivisione del ciclo termodinamico del motore a scoppio e non chiedermi altro, tempo presente, passato, congiuntivo che tutti amano, etc. E poi c’è il Tempo, naturalmente, quello che scorre con la T maiuscola, quello che non ne abbiamo mai abbastanza o che per alcuni grandi saggi non esiste e mi sa che hanno ragione ma ora non ho tempo per entrare in un ragionamento infinito e non vorrei morire prima”.
Musicale (educazione)
“Musicale, preso a sé stante, un aggettivo che evoca bellezza ed armonia. Poi arriva quel sostantivo messo tra parentesi. Educazione è una parola molto ma molto impegnativa, che non riesco bene a risolvere e forse rimarrà irrisolta, ma pazienza.In ogni caso, non ho ricevuto alcuna educazione musicale, ma quando a 12 anni il mio amico Andrea, che era un matusa di 14, mi fece ascoltare l’antologia rossa dei Beatles, il mio mondo cambiò definitivamente.Predisposizione? Caso? Chissà. E’ importante saperlo? E’ importante il sapere o il sapore? Oh, io te lo chiedo, From Me to You“.
Garage
“So che un appartamento senza garage costa meno, ma le poche volte che mi è venuto in mente di comprare un appartamento, credo tre volte, ho pensato che l’avrei dovuto comprare col garage, ma poi costava un casino e allora m’incazzavo di brutto con ‘sta storia del garage che valorizza l’appartamento: ma tieni la macchina fuori che si tempra! C’era anche una macchina, la Tempra, che infatti non si poteva mettere in garage. Comunque la parola mi piace, mi piace la sua origine francese (adoro il francese quando sbuffa, quasi sempre), che viene da garer: il faut garer la bagnole, ah pffff, mentre smadonni a Parigi per trovare un parcheggio, fuori. Perché garer è anche e semplicemente parcheggiare e secondo me noi italiani siamo stati furbi a costruirci dei muri intorno, a chiamarlo garage e a farci dei soldi”.
Classifica
“Per molti anni le classifiche hanno occupato molto spazio nelle mie giornate. Soprattutto quelle musicali e calcistiche, anche se da ambedue ho sempre ricevuto molte delusioni. Quando ad esempio gli U2 non erano in classifica, io ero furente. Poi quando arrivarono in classifica, io ero furente. Le classifiche sono un’ottima scorciatoia per rendere le cose semplici in un mondo complesso e diventando più vecchio ho abbandonato sempre di più le classifiche per inoltrarmi in un mondo complesso, con alterne fortune, ma quando esclamo Mondo Complesso! in fondo mi pare meno triste e cinico di Mondo Cane!, per esempio”.