Vivi a Milano da così tanti anni che pensi di conoscerne angoli e segreti, ma poi per caso un giorno come altri scopri che ci sono degli angoli magici come Sinemodus. Un luogo speciale.
E poi conosci così per caso lei, 34 anni, di Capaccio Paestum, un comune della provincia di Salerno noto per i suoi splendidi templi, una figura che sembra un po’ mitologica ed è invece la fondatrice di questo posto insieme ad Amelia e Elena. Sine Modus, un’azienda che a oggi comprende due negozi di abbigliamento vintage e turbanti sartoriali ma conosciamo la sua creatrice Chiara Mandetta.
Chiara, tra le tue varie professioni leggo che sei fondatrice di Appunti sparsi di una trenttenne a Milano. Di cosa si tratta? “Appunti Sparsi di una trentenne a Milano è una pagina di scrittura che curo da due anni. Tutto ebbe inizio perché sentivo il bisogno di parlare di cosa potesse accadere a una giovane donna, che di Milano non è, in questa città sia in termini lavorativi che personali. Uomini, amore, amicizia, nuove consapevolezze che vengono a trovarti in quel preciso decennio, i trentanni appunto, in un periodo, quello attuale, di grande precariato economico ed emotivo”.
Come è nato Sine Modus? “Sine Modus nasce 4 anni fa, quando io e Amelia (Persechino) lavoravamo come venditrici per un noto store di abbigliamento di lusso, ma sognavamo di fare qualcosa che fosse nostro e basta e che avesse a che fare con il vintage, passione comune da sempre. Nel corso di questi anni, insieme ad Elena (Boat), prima amica e poi anche lei socia, abbiamo cooperato affinché il progetto crescesse. Sono stati aperti due negozi, uno in Via Thaon di Revel 28 e l’altro in Via Melzo 22 (e prima ancora dei temporary), abbiamo creato sette modelli di turbanti e uno nuovo sta per essere collaudato e abbiamo lavorato duro per avere una selezione di vintage che soddisfacesse le nostre esigenze e i nostri gusti, che li riflettesse, insomma”.
Perché il nome Sine Modus? “Questa è un’espressione latina, sebbene erronea, e l’idea è quella di passare la nostra idea di moda, scevra dalle tendenze dai trend in sostanza, da cosa va questa stagione o di cosa andrà nella prossima. Anche se, dal momento che gli stilisti si rifanno fortemente al passato, ci troviamo ad essere molto in linea con le loro proposte”.
Perché la scelta del turbante? “Il turbante è sempre stato il pallino di Amelia, che, come ho già ricordato spesso, ha vissuto a Londra per un po’ e lì tante ragazze ne indossano di favolosi con cui completano i loro look eccentrici (gli inglesi in questo sono insuperabili). Una volta a Milano, Amelia ha sperato di poterne creare di suoi, di alta fattura e con tessuti dalle stampe sofisticate e in effetti così è stato. Oggi Elena si occupa della produzione e della ricerca, e tutte insieme ci impegniamo perché i nostri turbanti possano essere conosciuti non solo da chi li indossa per piacere, ma anche per un bisogno, quando sono sottoposte a cure chemioterapiche o quando non hanno più capelli in maniera definitiva”.
Chiara mi racconta che si ispirano alle donne del passato, donne che nel corso del XX secolo hanno indossato il turbante per i loro look eleganti, rock, bizzarri, cool, ma guardano molto anche al presente, al fine di realizzare ogni volta un accessorio contemporaneo nella lavorazione, nella praticità e nelle fantasie.
Lei che sogna di vedere una sua creazione indossata da Sonia Braga, attrice brasiliana scoperta grazie a Sex And the City (meno male non sono la sola a cui questa serie ha aperto un mondo), da piccola sognava di fare l’avvocato, per battersi con tutta se stessa affinché le ingiustizie del mondo venissero punite (io volevo fare il magistrato, saremmo state un bel team) però, al codice civile ha preferito un giornale di moda e il sogno di fare l’avvocato è andato a farsi benedire! (Come la capisco story of my life, capite perchè amo questa ragazza e il suo progetto?)
Come vi relazionate con una donna che indossa un vostro turbante come accessorio e con chi lo indossa a seguito di una terapia? “Naturalmente cambiano le esigenze e soprattutto lo stato d’animo. Una donna senza capelli è una donna che si è vista privata della sua femminilità, che spesso non sa quale sarà l’esito delle cure, è spaesata e non si accetta, quanto meno non subito. Quindi è nostro compito farla sentire a suo agio, fornirle tutte le informazioni possibili, ponendoci in ogni caso come consigliere di moda che possono migliorarle l’estetica e quindi il morale”.
Vedo dalle tue foto che giochi molto con il tuo look e credo sia tu a creare il tuo stile, ma hai qualche donna di riferimento? “Fino a qualche anno fa guardavo molto alle attrici, alle modelle delle riviste, alle ragazze che camminavano per le strade di Milano, sempre ammirabili per gusto e look ricercati. Oggi credo di aver fatto miei gli insegnamenti e gli spunti di questi anni, per arrivare a crearmi uno stile mio. Seguo le tendenze quando soddisfano le mie esigenze, ma non ne sono soggetta, e amo vestirmi valorizzando il mio corpo e mai svilendolo”.
In quale epoca o periodo storico saresti voluta vivere? “Sogno i ruggenti anni ’20, ma anche i pazzi ’70 e forse da questi ultimi traggo le mie maggiori ispirazioni”.
Sei un’amante della poesia scommetto, poeta preferito? “Sono un’amante della lettura in generale e ho amato follemente Eva Luna della Allende, che parla di un amore sofferto ma saggio e di Eva Luna, appunto, che si scopre scrittrice e vivrà di amore e parole”.
Come si svolge la giornata tipo di Chiara, 30 anni e una piccola attività in proprio? “Quando non vado a lavoro, mi sveglio intorno alle 10, con molta calma insomma e mi trasformo in una donna di casa, sbrigo le faccende e cucino (amo cucinare) e poi leggo e scrivo. Nelle giornate lavorative, con Amelia, seguiamo la nostra tabella di marcia, fatta di vendite on line e in negozio, foto destinate ai social, strumenti con cui lavoriamo moltissimo e ricerca”.
Qualcosa a cui non rinunceresti mai? “Non rinuncerei mai alla libertà di pensiero”.
E un accessorio di cui non puoi fare a meno? “Gli orecchini, sono parte di me, mi rappresentano”.
È innamorata Chiara oggi? “Sono molto innamorata, sì. Sono stata da sola per molto tempo, prima perché avevo paura, poi, una volta dissipati i timori e compresi i miei errori, lo sono stata per scelta. E quando scegli la solitudine, la solitudine sceglie di lasciarti andare”.
Quali sono i tuoi sogni per il futuro? “Sogno che la mia azienda cresca ancora e sogno di scrivere un libro”.
Principali passioni, hobby e interessi? “La scrittura è il mio hobby principale, quando posso scrivo, e poi ci sono la lettura, l’arte e il cinema che mi fanno sognare, e naturalmente la moda”.
Sei creativa solo nel lavoro o anche nella vita di tutti i giorni? Per esempio in cucina? “Come dicevo prima, amo cucinare, soprattutto piatti tradizionali, ieri sera, per esempio, ho cucinato dei trucioli con ceci, quel brodo era squisito, modestia a parte!”
Cosa desidera Chiara per donne del futuro? “Libertà di pensiero, di azione, rispetto agli uomini, senza per questo privarci della nostra essenza di donne che da loro ci distingue e che dobbiamo preservare: inorridisco quando incontro donne che agiscono e infine pensano come gli uomini. Sogno un mondo in cui le disparità non esistano, dove non esistano femminicidi, mutilazioni genitali, persecuzioni ai danni delle donne e sogno che tutto questo venga fatto con l’aiuto degli uomini”.
Alla fine chiedo a Chiara, che con le sue due socie Amelia (Persechino) e Elena (Boat) porta avanti questo lavoro in autonomia in un momento non semplice in Italia, cosa significa avere trentanni oggi, mi dice che non è cosa semplice (ma forse non lo era nemmeno per i trentenni di 40 anni fa, perché viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti, economici, morali, di valori dove tutto a partire dal lavoro è precario. Ma le trentenni di oggi trovano in tutto questo anche del positivo, perché Chiara sostiene che si può avere più di un lavoro, e non risulta strano, che l’amore non è scontato come non è scontato avere una famiglia e dei figli.
Avere trentanni oggi ti permette di fare delle scelte che sono davvero tue, con maggiore libertà al di là delle convenzioni sociali, ma sempre nel rispetto della propria realizzazione personale, perché oggi quello che facciamo è frutto di una nostra scelta.
E io non posso che essere felice di aver conosciuto queste meravigliosi trentenni.