Abbiamo incontrato Matteo Manzini, uno dei designer che ha più fatto parlare (e discutere) durante l’ultima Mostra Cinematografica di Venezia. I suoi abiti hanno fatto il giro del mondo, sul web e soprattutto sui social network. C’è chi ne ha parlato bene e chi ne ha parlato male. Ma se è vero che l’importante è parlarne, l’obiettivo è stato raggiunto. Ecco la nostra chiacchierata con Matteo Manzini
Matteo, quando nasce la passione per la moda? La mia passione per la moda nasce sin da piccolo, e per piccolo intendo 5 o 6 anni… quando passavo giornate intere nel negozio d’abbigliamento di mia zia a Reggio Emilia incantato nell’ammirare il caos e l’energia pazzesca della moda di quegl’anni. Erano gli anni 90′ in pieno fervore, quando c’era un benessere più diffuso e i marchi d’abbigliamento facevano ancora tanta ricerca ed utilizzavano materiali d’eccellenza e tra il cliente e il negoziante si instaurava un rapporto davvero speciale e di fiducia. Mia zia, per esempio, con la sua esperienza come sarta per le Sorelle Fontana e il suo gusto molto ricercato, aveva creato dei veri e propri must a cui tutti dovevano sottostare, che chiaramente hanno influenzato tutta la mia crescita.
Quando hai deciso di lanciare il tuo marchio? Ho deciso di lanciare il mio marchio dopo alcune esperienze molto importanti per brand di alta moda italiana. Dopo la fantastica esperienza negli atelier Alta Sartoria di Dolce&Gabbana, mi sono capitate una serie di vicende ed occasioni che hanno sovvertito tutti i miei piani e messo davanti ad una scelta molto importante. Il momento giusto non si sa mai quando è, quindi mi sono detto perchè non provare a realizzare il mio sogno!
Per chi sono pensati i tuoi abiti? I miei abiti sono pensati per una donna moderna ma dal sapore classico. Per una donna colta che non ha paura di rischiare e che non perde mai la propria femminilità. Per una donna curiosa che non ha paura di osare mantenendo integro il buongusto che la contraddistingue.
Spiegaci meglio il concetto di femminilità contemporanea: Femminilità Contemporanea per me è sinonimo di una donna consapevole del proprio aspetto, audace e coraggiosa, a cui piace mostrare la propria sensualità ma in un modo sempre molto moderno ed elegante. Una donna che non si lega ad uno stile preciso troppo a lungo ma che ama sperimentare!
Nell’ultima edizione del Festival di Venezia hai fatto molto parlare di te: femminilità è provocazione? Femminilità non deve per forza essere provocazione, ma Venezia è un red carpet, una sfilata dove la provocazione è essa stessa parte dell’evento. Non sono stato di certo il primo ad osare in un festival così importante, ricordo che la maggior parte degli stilisti, ormai capisaldo della moda, hanno fatto parlare di se’ in contesti simili ricevendo tanti complimenti ma anche tantissime critiche, soprattutto dalla stampa. Il punto è che la creatività deve spesso e volentieri essere provocatoria, perché per creare nuovi trend non ti puoi basare su qualcosa di già esistente, ma devi avere coraggio e tentare nuove strade, spesso molto rischiose. Questo, d’altra parte, è ciò che mi hanno sempre insegnato alla Central St. Martins di Londra, dove avevamo delle regole ben precise per stimolare la nostra creatività: mai basarsi su qualcosa di già visto, non potevamo guardare giornali di moda perché tutto quello già pubblicato era già passato. Noi eravamo lì per creare qualcosa di nuovo, e così sto cercando di fare con il mio marchio!
Quali sono i tuoi obiettivi professionali? Se ti dico: “Il fine giustifica i mezzi” cosa mi rispondi? Il mio obiettivo è quello di creare un brand solido che possa crescere sempre di più a livello internazionale e che un giorno possa essere posizionato allo stesso livello di quelli che ora considero idoli professionali. Il mio obiettivo futuro è quindi innanzitutto di entrare in mercati internazionali, quello di fare la mia prima sfilata, poter creare dei look per la prima donna di Sanremo e poter vestire una celebrity durante gli Oscar. Generalmente, a mio vedere il fine giustifica i mezzi! Dipende sempre però qual è il fine e quali sono i mezzi…
Qual è la critica che ti ha insegnato di più? Essendo di indole piuttosto insicura e timida, soprattutto in passato non riuscivo ad esprimere veramente me stesso e spesso facevo degli sbagli perché tendevo ad ascoltare troppo i pareri degli altri. Mia nonna, è stata quella che, in alcune circostanze, mi ha criticato più di tutti proprio per questo mia debolezza, insegnandomi però a credere sempre nelle mie capacità e a non permettere a nessuno di svilirmi. – Abbi sempre le idee chiare , segui l’istinto e costruisci il tuo percorso – questo è il suo più grosso insegnamento, di cui faccio tesoro tutt’oggi ogni mattina quando mi alzo e mi guardo allo specchio.
E il complimento che ti ha emozionato di più? Uno dei complimenti che mi ha più emozionato è stato vedere l’orgoglio di mia mamma e della madre del mio socio Andrea, tanto emozionate, da commuoversi durante il red carpet di Venezia. Giulia Salemi e Dayane Mello sono state, per le nostre famiglie, come delle visioni e gli abiti la perfetta cornice di una favola moderna.
Che difficoltà incontra un giovane talento della moda che lancia il proprio marchio? La difficoltà principale all’inizio è trovare persone di fiducia che collaborino con te e che soprattutto credano fortemente nelle tue capacità e nel progetto.
Che rapporto hai con il web? Carta stampata o internet? Per me il web è importantissimo, da anni credo nelle sue potenzialità. Mi ha permesso di farmi conoscere e grazie ad esso ho avuto l’opportunità di vivere esperienze e conoscere persone che altrimenti non avrei mai potuto provare ed incontrare. Il mio obiettivo è che il mio marchio sia ben posizionato sia sul web che sulla carta stampata. Sono entrambi canali imprescindibili al giorno d’oggi, ognuno con le proprie peculiarità.
Se ne avessi l’opportunità vestiresti Melania Trump? Se avessi l’opportunità vestirei con grande piacere Melania Trump. A prescindere dalle ideologie politiche, la First Lady è una donna elegante e di gran classe, moderna e sensuale, sarei lieto che indossasse le mie creazioni!
Fingiamo che non ci siano limiti di budget: chi è la donna che sceglieresti per la tua campagna pubblicitaria? Io purtroppo o per fortuna sono davvero ambizioso e non amo accontentarmi quindi non sceglierei una sola testimonial, ma ne sceglierei 3: Mariacarla Boscono, Vittoria Ceretti e Greta Varlese. VIVA L’ITALIA!
Dimmi una cosa che non ti piace dei tuoi colleghi stilisti: Ciò che non mi piace di alcuni colleghi è che si prendono troppo sul serio… a volte si dimenticano che noi non salviamo vite! Facciamo uno dei lavori più belli del mondo proprio perché creiamo il bello, e allora divertiamoci! Senza lottare l’uno contro l’altro perché ognuno di noi ha un gusto differente ed è giusto che ognuno di noi esprima il proprio estro senza che gli altri con dito inquisitorio dicano cosa è giusto o cosa è sbagliato!
Se potessi tornare indietro, cosa non rifaresti? Se tornassi indietro, rifarei esattamente tutto quello che ho fatto, perché mi hanno reso la persona che sono ora di cui io sono molto orgoglioso!
Chiudiamo con una domanda personale: nel tempo libero come ti rilassi? Nel tempo libero, non mi rilasso perché lavoro sempre! Ma mi piace andare da solo a vedere mostre d’arte da cui traggo sempre molta ispirazione o andare al cinema da solo… è un vero anti stress!