“Avere stile oggi per me è avere modi piacevoli ed educati e una donna è elegante se non sgomita e fa di tutto per apparire”.
Tra le tante odierne definizioni, interpretazioni, visioni, concetti, opinioni sull’eleganza, e sullo stile, su ciò che oggi è glamour (termine che oggi ha ancora senso?) o su ciò che oggi è lo chic, questa considerazione di Miki Zanini è decisamente la più attuale, la più adatta, la più in linea con i bisogni di oggi e con i tempi che “corrono” dove tutto è davvero confusione, dove sostanza è termine quasi in disuso e dove l’effimero- senza- radici prende “piede” … purtroppo.
Ma meglio ripensandoci, la sua visione (dello stile), è forse anche quella che non ha un momento unico e preciso di vita, ma che racchiude invece tutti i periodi migliori, avendo il merito di essere sempre la più moderna, la più azzeccata, e di saper cogliere cosa sia il vero lusso, in poche parole il merito di essere “timeless”.
Il concetto di stile come forma in primis di intelligenza quindi. L’intelligenza di non apparire mai troppo, l’intelligenza della misura, del rispetto, del “less is more”, l’intelligenza e la fortuna anche di avere quella straordinaria timidezza e buona educazione, che ti pone sempre al di sopra di ogni esagerazione.
Questa settimana per Focus On, la mia chiacchierata è con la stylist e creative consultant Miki Zanini.
In lei c’è – per me – la vera essenza di come deve essere l’eleganza di oggi, racchiusa in un percorso di osservazione (la sua) del costume, in un suo voler creare e costruire una storia editoriale vera e completa: “Spesso preferisco rinunciare e non fare il lavoro piuttosto che vedere pubblicata una bella idea editoriale ma realizzata in modo mediocre e povero” mi dice, e in un background di famiglia dove la moda e l’amore per questa è viscerale ( suo fratello Marco Zanini è stato in periodi diversi, Direttore Creativo delle Maison Halston, Schiaparelli e Rochas ).
E con lei ho parlato della sua carriera e anche del suo periodo come modella in passerella per Chanel, Fendi, Anna Sui … accanto alle top dei “90” come Carla Bruni, Claudia Schiffer e Nadja Auermann.
Miki partiamo con una mia curiosità. Come si cresce in una famiglia dove si respira una creatività così forte, profonda, (penso anche a suo fratello Marco) e dove è presente un senso dello stile così marcato, così spiccato? Che ricordi ha della sua infanzia-adolescenza? A dire il vero, la mia famiglia non ha mai avuto niente a che fare con la moda o con altri lavori così detti creativi o artistici. Mio fratello Marco ed io siamo cresciuti in un contesto Milanese molto borghese, normale e stabile. Non so spiegare da dove arrivi la nostra viscerale passione per lo stile, per la ricerca estetica e per la moda. Da che ho memoria però, posso dire che abbiamo sempre giocato insieme a giochi creativi e fantastici (sin dalle elementari Marco e io ci divertivamo a organizzare nelle nostre camerette dei piccoli fashion shows solo per noi dove io indossavo le sue creazioni): e mi vien da dire che inspiegabilmente siamo nati entrambi con il pallino della moda! Fortunatamente poi, abbiamo avuto dei genitori che ci hanno sempre appoggiati e seguiti nelle nostre scelte anche scolastiche e di formazione, senza imporci mai indirizzi poco inclini alla nostra indole. Marco ed io abbiamo avuto la fortuna di poter inseguire i nostri sogni in serenità sin dagli esordi e la riconoscenza per questo, ci ha spronati ad impegnarci sempre al massimo per raggiungerli. È stato nostro orgoglio di figli dimostrare che la libertà dataci è servita per ottenere ottimi risultati con soddisfazioni e successi.
Da Chanel a Margiela, da Fendi, Anna Sui a Marc Jacobs, negli anni 90 lei è stata – come modella – sulle loro “pedane”. Come ricorda quei momenti? E soprattutto che cosa pensa che questi designer, penso per esempio a Karl Lagerfeld, ma anche agli altri, le abbiano insegnato e in cosa abbiano influito sul suo lavoro negli anni successivi? Gli anni 90 per la moda sono stati anni molto speciali e unici in quanto ad energia e creatività. L’aver iniziato a lavorare in quegli anni è stato fondamentale per la mia formazione e per il lavoro che svolgo oggi. Erano anni anche particolarmente stimolanti per il modeling. All’epoca ero ancora studente liceale e avere il permesso dai miei genitori di andare a Parigi o New York per le fashion weeks in gran segreto (non ho mai condiviso con nessuno a scuola la mia vita di modella e non c’erano social networks a fare da spia) era sicuramente qualcosa di grande… Enorme! I ricordi sono tanti, alcuni incredibilmente eccitanti e belli (condividere il backstage e l’essere in coda prima di uscire in passerella con Claudia, Linda, Christy, Naomi, Kate ecc.. non era da poco, Carla Bruni che misura le mie gambe con quelle di Nadja Auermann per vedere chi le ha più lunghe e vincere, andare al party di Kate Moss e Johnny Depp per Halloween a NY con mio fratello che appena poteva mi seguiva, sono ricordi con la R maiuscola) e altri un po’ meno glamour (non ho mai amato viaggiare da sola e all’epoca non c’era Skype per chiamare e vedere i tuoi cari, ma solo delle tristi cabine telefoniche con i gettoni che andavano giù a pioggia, giusto il tempo per dire che stavo bene).Avere avuto modo di lavorare con mostri sacri come Karl Lagerfeld, Martin Margiela, Marc Jacobs, Rei Kawakubo ecc mi ha dato modo di notare la loro buona educazione e modi gentili propri di persone sicure che non si devono mascherare dietro falsi snobismi per dimostrare la loro grandezza. Sì, forse la lezione di vita più grande che ho imparato da loro è che la maleducazione e “tirarsela” è solo per wannabes e parvenus molto insicuri di sé.
Dal 2006 in poi, lei ha lavorato come consulente creativo e stylist con alcuni tra più importanti brand del lusso internazionale. Da Halston, Schiaparelli a Rochas (accanto a suo fratello Marco all’epoca Direttore Creativo in periodi diversi delle tre maison), da Blumarine a Roberto Cavalli, Max Mara Group, Anna Molinari. Cosa le chiedono esattamente i “clienti” e soprattutto come si interpreta nello styling e con quell’occhio esterno, una collezione rispettando la creatività del designer? Come si riesce a mantenere questo equilibrio? Le consulenze variano da cliente a cliente. Difficile generalizzare, semplificare in una breve risposta. È un lavoro complesso e articolato dove però il mio ruolo è sempre molto rispettoso nei confronti del designer. Mi piace confrontarmi e dare idee al team creativo senza mai impormi categoricamente, è un lavoro di collaborazione in tandem. Mi piace ripulire le collezioni, fare editing perché spesso i designers tendono a non saper scegliere i pezzi chiave delle loro stesse collezioni e metterle insieme, i famosi looks. Mi piace cercare di dare lucidità e chiarezza al designer e guidarlo senza perdersi. Secondo me il lavoro di una buona stylist o consulente creativa è questo: dare disciplina e focus.
Lei lavora come stylist per alcune tra le più importanti testate internazionali. Quali sono i tratti che caratterizzano lo stile del suo styling, della sua donna, delle sue immagini? Non saprei, mi sento molto versatile. Mi piace molto creare delle suggestioni o raccontare delle storie attraverso le immagini, anche le più disparate. La fantasia mi permette di apprezzare e interpretare molti stili. Purtroppo però oggi è molto difficile realizzare dei buoni servizi di moda, qualitativamente parlando. I budgets dei giornali sono ridicoli, se non inesistenti, e i tempi di realizzazione disumani. Spesso preferisco rinunciare e non fare il lavoro piuttosto che vedere pubblicata una bella idea editoriale ma realizzata in modo mediocre e povero. Odio il voglio ma non posso e forse anche il mio stile rispecchia questo mio pensiero: se un elemento non è precisamente quello giusto piuttosto ne faccio senza… less is more, soprattutto oggi.
Lei viene fotografata spesso anche per il suo stile, il suo approccio molto deciso e particolare alla moda. Che cos’è però per lei nello specifico lo stile e quando una donna è elegante? È vero sono stata fotografata spesso, ma non è mai stato ricercato o intenzionale, è capitato, anche perché chi mi conosce bene sa che sono di una timidezza notevole! Avere stile oggi per me è avere modi piacevoli ed educati e una donna è elegante se non sgomita e fa di tutto per apparire.
Chi sono le sue “icone” di riferimento? Al momento tutte le donne che hanno marciato contro Trump. Trovo allucinante ritrovarsi ancora a protestare per cose che nel 2017 dovrebbero essere più che assodate e scontate.
In questi anni tutto il sistema moda è davvero molto cambiato. Secondo lei in quale direzione stiamo andando? La moda è sempre stato uno specchio della società e del mondo in quel determinato momento storico. Penso ci sia molta confusione oggi e spesso mancanza di sostanza e contenuti. La moda, come il mondo, ha conosciuto momenti migliori e spero cambino entrambi direzione al più presto.
Quali sono i suoi prossimi progetti? Continuare a fare il mio lavoro nel migliore dei modi ed essere felice… e non è poca cosa!