Con il terzo giorno di Milano Fashion Week si è già arrivati quasi alla fine della kermesse e come nei giorni precedenti scopriamo insieme cosa è andato in passerella per il prossimo autunno/inverno.
Andreas Melbostad da Diesel Black Gold porta in scena una collezione che sa molto di nostalgia e di anni ’90: gonne lunghe e sneakers, pullover allungati tanto da diventare abiti, pezzi essenziali e basic per un guardaroba deciso.
Da Emporio Armani si respira un’aria di cambiamento
Re Giorgio ha annunciato qualche minuto prima dello show che dalla primavera 2018 i marchi Armani Collezioni e Armani Jeans non ci saranno più e saranno unificati unicamente sotto Emporio Armani. Per quanto riguarda la collezione presentata ieri lo stilista ha pensato a qualcosa di molto variegato: dal pantalone nero al bianco passando per colori forti come il rosso e rosa shocking, dai dettagli sportivi agli abiti lunghi con le frange. Insomma Giorgio Armani vuole cambiare le regole del suo sistema moda perchè ha capito che i giovani di oggi non lo seguono più come venti o trenta anni fa. (chissà come mai!?!?)
Lucio Vanotti ha creato una collezione pigra e pesante, quasi come a voler suggerire di uscire di casa avvolti da coperte o da pezzi del tuo divano preferito annulando il confine tra il letto e la strada. Cosi il privato diventa pubblico con cappotti che sembrano vestaglie e blazer che assomigliano a coperte e le borse che sembrano cuscini. La citazione ad una sfilata di Victor&Rolf è evidente, ma la collezione risulta didascalica.
Zhu ChongYun per Krizia (mi viene da piangere al solo pensiero che una casa di moda come Krizia appartenga ai cinesi) porta in scena parte dell’archivio storico della mai troppo compianta Mariuccia Mandelli: stampe di animali, tocchi metallici e volumi poderosi, rivisti e corretti. L’iconico lurex metallico è presente trasversalmente in tutta la collezione, come la stampa giaguaro. Ah se tu fossi ancora qui Mariuccia.
Veronica Etro ha sempre avuto la capacità di teorizzare le ispirazioni per le sue sfilate in qualcosa di molto speciale: per il prossimo autunno/inverno i suoi viaggi, i suoi pensieri e i suoi simboli diventano sovrapposizioni continue di lunghezze, motivi, ricami, e pesi diversi. In passerella ci sono i Kimono di seta e le giacche imbottite di shearling mongolo, i ricami giapponesi e insieme il tweed inglese, il raso maculato e i pigiami da nobil donna. Inutile dire che gioca in casa facendo leva sui codici del DNA del brand, ma al contrario di altri non risulta noiosa.
Marco de Vincenzo nel panorama della moda italiana gioca un ruolo molto importante che è pari a quello di una voce solista in un gruppo gospel. Lo stilista siciliano riesce dove altri giovani designer perdono in partenza e questo succede perchè lui ha la capacità di raccontare l’attuale, il moderno. Per il prossimo autunno/inverno ha scelto abiti di lamé jaquard mixati a stivali di pelle gliterata, grembiuli che diventano abiti e gonne a pieghe di pelle accompagnati da pellicce eco. In unaparola: sublime.
“La mia collezione parla delle donne di potere e delle donne che sanno usare il proprio potere. E’ un appello all’unità, alla forza che viene dall’ottimismo e dalla speranza”. Come un fulmine a ciel sereno la bionda Donatella Versace scaglia le sue parole prima di mandare in scena una delle sue collezioni più femmiste e femmilini di sempre: abiti lunghi, completi con giacche doppiopetto dalle spalle rotonde che si posano su abiti sottoveste di tulle, e poi pellicce intarsiate e abiti sportivi con le cuciture a vista. Le gonne ricamate, gli abiti da era con le applicazioni di cristallo che ricordano la maglia metallica e la borsa Palazzo. Sempre meglio Donatella.