La settimana della moda a Milano che ha visto le sfilate per le collezioni del prossimo autunno/inverno è giunta al termine. Quello che state per leggere è il resoconto degli ultimi due giorni
Francesco Risso ha debuttato con la sua prima collezione femminile alla guida di Marni, e l’ha fatto bene.
Ogni look visto in passerella è pensato come fosse un palazzo, una struttura, un monumento libero, come un qualcosa che prima gli dai un senso e poi gliene dai un altro. La seta diventa plastica, la pelliccia diventa pelouche, le linee non sono più dritte e le scarpe hanno una forma diversa, strana, bella. Risso ha fatto una specie di percorso inverso, quasi primitivo, lontanissimo da tutto quello che si è visto fino ad oggi da Marni, come da altri brand. La collezione è difficile da catalogare, a tratti sconnessa con quella che è la teoria di Marni, ma trovo sia un bene, poichè lo stilista ha come dichiarato che può farcela da solo, e noi staremo a vedere.
Da Trussardi mancano le idee e il coraggio, questo si era capito quando hanno scelto la Hunziker come testimonial, e lo riconfermano con la sfilata per il prossimo autunno/inverno.
In passerella i capi “iconici” che hanno fatto la storia del brand rivisti e corretti in chiave moderna: a partire dal tailleur in pelle che è reso sportivo dai bordi di maglia o il giubbotto guanto con un grande collo a coste multicolor. Insomma, niente di che.
Laura Biagiotti ha presentato una collezione molto femminile, sofisticata e coerente.
In passerella tanto bianco (ovviamente), ma anche oro e rosso. Per una donna che brilla di notte ed è pratica di giorno.
Da Dolce&Gabbana oltre ai millemila ospiti famosi, alle influencer, i millenials e i “figli di” c’era anche la collezione per il prossimo atunno/inverno.
Una collezione, diciamolo chiaramente, un po’ senza niente di nuovo e dunque oscurata da tutti sti personaggi dalla dubbia popolarità. In scena il mai dimenticato pizzo, le rose, le stampe, l’immancabile maculato, le trasparenze, le sovrapposizioni, i decori, i reggiseni e le guepiere. Hanno fatto di meglio!
Fulvio Rigoni da Salvatore Ferragamo ha fatto un bel lavoro: è riuscito a concretizzare con tre diverse silhouette il modo e il pensiero del vestire delle donne di oggi.
Il tutto è aderente ma non costrittivo, libero ma non messo a caso, l’abito smoking sembra una giacca maschile allungata che ha perso le maniche, dotato di una infinita eleganza che non ha bisogno di alcuna citazione per raccontarsi, bastano le sue linee e i volumi. Bellissime le gonne dritte tenute in vita da una cintura un po’ troppo grande ma comunque giusta. Bravo.
Massimo Giorgetti non è David Lynch e non credo lo sarà mai. Pertanto la sfilata MSGM, chiaro riferimento a Twin Peaks, serie cult degli anni ’90, è un filo didascalica, per non dire banale e noiosa.
Ops, l’ho detto! In passerella le varsity jacket degli atleti portate sulle gonne di tulle (clichè), i total look di denim e i vestiti da ragazza per bene finita sulla cattiva strada ricordano troppo, tanto Laura Palmer. La moda ha bisogno di novità, dai giovani designer mi aspetto originalità, creatività, novità, talento non citazioni didascaliche.
Giorgio Armani con la sfilata di questa mattina prova a reinventare il significato di maschile-femminile
Porta in scena una gonna plissettata che è anche un pantalone e viceversa, la silhouette è morbida, sottolineata da grafismi. In passerela anche delle opposizioni: da un lato la brillantezza del raso matelassè dall’altro la morbidezza del mohair mixato col velluto e alcuni tessuti jaquard.
Alberto Zambelli a parte qualche tocco di colore (arancione su tutti)
Ha presentato una collezione cupa, scura, con gonne e pantaloni a metà strada tra l’ho visto e non voglio vederlo più. Stivali compresi.
A chiudere il cerchio della moda è Mila Schon
In passerella una collezione dai colori vividi mixati a linee sartoriali castigatissime: scolli giro gola, maniche lunghe, molto lunghe. Nel complesso un bel lavoro.