La Giornata mondiale contro cyber censura è stata istituita dall’organizzazione non governativa Reporter senza frontiere, la cui sede principale è a Parigi.
Ogni anno, il 12 marzo, tale organizzazione si prefigge lo scopo di celebrare la Giornata mondiale contro cyber censura per porre l’attenzione su quello che molto probabilmente, almeno in Occidente, è un problema sottovalutato o comunque non ritenuto possibile: il problema della cyber censura, ossia della censura di internet. La rete, infatti, viene in genere ritenuta un territorio senza limiti o censure di alcun genere anche se in realtà non è sempre così.
Quando ci si riferisce alla censura online si parla soprattutto del controllo che i governi esercitano su internet, bloccando le comunicazioni, lo scambio di informazioni oppure tenendo sotto controllo i giornalisti e i vari organi di stampa. Per mettere in atto la cyber censura, i governi si affidano solitamente a società private. Quasi tutti i governi ricorrerebbero a questo tempo di censura, chi in misura più massiccia chi in misura minore. E a far luce proprio su quest’ultimo dettaglio è il rapporto che Reporter senza frontiere stila e rende noto ogni anno, che si concretizza soprattutto in una classifica finale costruita in base al livello di cyber censura applicato in ciascun Paese.
E così, grazie a questo report e a questa classifica (nazionale e mondiale) che vengono resi noti durante la Giornata mondiale contro cyber censura, si scopre ad esempio che alcuni governi la cyber censura viene messa in atto soprattutto in periodo di elezioni oppure quando si manifestano attacchi terroristici, rivolte o dissidi contro il governo stesso. È il caso, ad esempio, di Paesi quali Tunisia oppure Egitto.
Due terzi degli utenti che utilizzano la rete nel mondo vivono in Paesi dove esistono forme di censura che si allargano anche al web. Maglia nera alla Cina, seguita da Siria e Iran. La Corea del Nord non risulta invece nell’elenco perché non monitorata. L’Italia, se può consolarci, è classificata come libera.