“Bottega”. La Bottega. Termine-parola e suono speciale. Perché dalla bottega tutto parte, dalla bottega tutto scorre, tutto si plasma, si approfondisce, si completa e si trasforma, e tutto – da questo termine – è percezione di manualità, passione, tradizione e… fatica.
Quando pensi alla bottega, pensi anche alla famiglia, a quel lavoro “fatto con le mani” di dettagli inventati, toccati e ritoccati, provati e riprovati e di tempo prezioso – ore dopo ore – a scegliere, capire, insegnare (per esempio ai propri figli), il tuo lavoro… Bottega uguale completezza: competenza, totalità.
Perciò quando Silvia Damiani mi dice: “siamo cresciuti a pane e gioielli…. ed eravamo casa e bottega”, tutti quei percepiti – che riporto sopra – continuano a “frullarmi” nella testa, tutti riuniti da un’unica parola: lavoro, duro lavoro.
Lavoro. Ecco che cosa la famiglia Damiani mi ha sempre trasmesso in primis: Lavoro. Lavoro di ieri – l’azienda nasce a Valenza Po nel 1924 proprio nel cuore del distretto orafo, quando viene fondata dal capostipite Enrico Grassi Damiani – e lavoro di oggi con i fratelli.
Bottega e Maison internazionale di eccellente arte orafa, Damiani è oggi uno dei pochissimi marchi internazionali, ad essere ancora gestito dai discendenti diretti del fondatore, ovvero la terza generazione della famiglia e sto parlando di Guido, Giorgio e Silvia Grassi Damiani.
Nel corso degli anni, altri marchi poi si sono aggiunti al principale brand di alta gioielleria dell’azienda cosi che oggi il gruppo, ha un portafoglio di brand complementari.
Negli anni Ottanta, nasce infatti Salvini, che propone al mercato gioielli di qualità con pietre preziose, classici ed a un prezzo competitivo. Mentre alla fine degli anni Novanta il gruppo acquisisce anche Alfieri St John, marchio nato nel 1977, che produce gioielli fantasiosi.
Nel 2000, viene invece creato e lanciato il marchio Bliss, che offre monili in acciaio e gioielli fashion di primo prezzo, adatti ad un target più giovane.
Nel 2006, Damiani compra Calderoni, storico marchio milanese di alta gioielleria fondato nel 1840. E nel settembre 2008, il gruppo acquisisce il pieno controllo della catena di gioielleria e orologeria di alta gamma, Rocca, leader in Italia. Rocca nasce nel 1794 ed è stato fornitore ufficiale della Real Casa.
Ma l’impegno prosegue anche con le cause benefiche dove la famiglia è fortemente coinvolta. Penso per esempio – tra gli altri – al progetto Clean Water, ad opera dell’associazione non profit Drop in the Bucket in collaborazione con l’attrice e testimonial Sharon Stone.
Ed ancora – a livello worldwide – il feedback delle più importanti celebrities internazionali tutte innamorate dei loro gioielli. Penso tra le altre a Tilda Swinton o a Sophia Loren fino a Jennifer Aniston.
Questa settimana la mia chiacchierata è con Silvia Damiani – Vice Presidente del Gruppo dove segue nello specifico gli acquisti e la comunicazione.
Come si cresce e ci si forma in una famiglia dove fin da piccoli si “respira” un heritage creativo così spiccato, così forte? Che ricordi ha della sua infanzia-adolescenza? Sin da piccoli la passione per questo mestiere l’abbiamo avuta nel sangue: siamo cresciuti a pane e gioielli. Abitavamo a Valenza, al terzo piano della palazzina costruita da mio padre, eravamo “casa e bottega”. Finita la scuola, andavo a fare “le cartine”, il tipico contenitore per i diamanti sciolti, e guadagnavo cinque lire ciascuna. Un ricordo bellissimo. Adoravo provarmi i gioielli di mia madre facendo finta di essere grande…Un rito che mi faceva sentire una vera principessa.
Quali sono i più grandi insegnamenti – nel lavoro e non – che le hanno trasmesso i suoi genitori? Un apprendistato speciale: lo stare accanto a mio padre, un uomo visionario e deciso e ad una mamma, Gabriella, intraprendente e coraggiosa, capaci di trasmettere una passione sincera e di dare fiducia a quanti gli stavano accanto.
Abbiamo frequentato corsi di gemmologia, ma è soprattutto grazie all’esempio di nostro padre che sappiamo fare questo lavoro. Dai nostri genitori abbiamo ereditato il coraggio, l’attitudine al rischio e il progetto di trasformare un mestiere artigiano in un’attività imprenditoriale e di dare alla produzione orafa il valore aggiunto di un marchio dotato di forte identità. A soli 19 anni ero il braccio destro di mio padre. Mi portava a comprare le pietre e me le faceva mettere in ordine di bellezza. Considerava le gemme un regalo della natura e mi diceva: “la natura ci offre cose belle, il nostro lavoro le deve rendere ancora più belle.” A 22 anni mi mandò da sola in Giappone, assistita da tre fide collaboratrici, ad acquistare le perle.
Tradizione, arte orafa e design super ricercato, passione e la dettagliata lavorazione dei gioielli tutta fatta a mano, tutti ancora oggi plus di Damiani. Parlando invece dei vostri prossimi step-progetti, in quale direzione – oggi nel 2017 – state focalizzando la vostra attenzione sia dal punto di vista del prodotto che da quello “corporate”? Sicuramente il progetto più importante per il 2017 almeno per il momento è l’esposizione Damiani in scena dal 22 marzo a Palazzo Reale. È uno straordinario viaggio nell’eccellenza del made in Italy. Il viaggio che ha intrapreso oltre novant’anni fa mio nonno, Enrico Grassi Damiani, quando, nel 1924, aprì il proprio laboratorio orafo a Valenza. È un esclusivo viaggio nella storia della creatività italiana, attraverso i segreti dell’alta manifattura, quello che sveliamo a Milano con questa grande esposizione. La storia narra che mio nonno dedicò un gioiello alla Regina Margherita, simbolo del nascente Regno d’Italia, ma che non ebbe mai occasione di consegnarglielo. Oggi riprendendo quei bozzetti abbiamo presentato la nuova collezione Margherita. La linea Margherita rievoca il patrimonio storico italiano e le origini di quel sapere artigianale che ha permesso a Damiani di diventare fornitrice ufficiale della Real Casa Savoia e ambasciatrice dell’eccellenza del made in Italy nel mondo. I gioielli della collezione Margherita svelano la naturale grazia di chi li indossa e rendono uniche le occasioni più speciali. Il fascino di ogni donna riscopre una personalissima interpretazione regale, nell’incanto di un inaspettato bouquet di luce; la sensualità femminile sboccia nelle molte tonalità delle pietre preziose abbinate fra loro, in equilibrati contrasti cromatici, o nell’assoluto candore dei diamanti più puri.
Il “Focus” costante sull’innovazione è sempre presente. E mai slegato dall’amore per la tradizione. Mi racconta a questo proposito meglio la nuova collezione D. Icon Carta da Zucchero? D.Icon è l’emblema della manifattura orafa Made in Italy che attraverso il design riscrive il linguaggio della gioielleria contemporanea. E’ un’icona, lo dice il nome stesso, che interpreta il fascino femminile con eleganza e glamour, unendo la ceramica all’oro e ai diamanti. E’ D.Icon, una collezione senza tempo e in continua evoluzione che grazie alla sensibilità stilistica e al savoir faire di Damiani si rinnova nella sperimentazione cromatica. L’ultimo colore lanciato è il colore carta da zucchero, un colore a me molto caro perché era il preferito di mio padre. Oggi D.Icon esiste in nero, bianco e color cappuccino, ma stiamo già pensando ad altre cromie.
Da Sharon Stone, a Tilda Swinton, da Sophia Loren ad Isabella Rossellini. Negli anni Damiani ha sempre avuto un rapporto molto speciale con le “star” internazionali. Quali sono oggi tra le nuovissime celebrities nazionali ed internazionali quelle che le piacciono e che osserva da vicino come in linea con la Maison? In generale Damiani sceglie i suoi Ambassador nel mondo del cinema. È stata una intuizione di mio padre. Siamo stati pionieri nel scegliere personaggi del cinema come testimonial e a farli fotografare da grandi fotografi. Inoltre le star internazionali rendono il marchio immediatamente riconoscibile e grazie alla loro eleganza e stile, aiutano la brand awareness di crescere.
Oggi le donne – soprattutto le giovanissime – che cosa le chiedono? Che cosa cercano in un gioiello? Credo che tutte le donne condividano un’idea simile di gioiello. Mi spiego meglio, certo che la disponibilità economica cambia da persona a persona, ma l’emozione di chi sceglie un gioiello è la stessa a tutte le età. L’anello di fidanzamento ad esempio, per chi ci crede, è ciò che suggella una promessa che si vorrebbe fosse per la vita. Se c’è un fondamentale imprescindibile è quello di acquistare una cosa di valore. Sempre in base alle proprie capacità economiche, ma senza rinunciare a determinate caratteristiche d’eccellenza.
In un momento di grandi cambiamenti, penso a tutta la rivoluzione portata dal digital, all’arrivo delle bloggers e delle influencers ma anche al difficile periodo che stiamo attraversando, la gioielleria e il lusso oggi in quale direzione stanno andando? Sicuramente i cambiamenti vanno assecondati, anche nei momenti difficili e infatti noi lavoriamo con blogger e influencers. Ma è proprio in questi momenti che accanto al cambiamento si deve rafforzare l’idea di tradizione e di savoir- faire. Creiamo pezzi unici, siamo nati gioiellieri e vogliamo continuare questa tradizione. Esportarla nel mondo.
Un’ultima domanda. Dopo anni di successi in tutto il mondo. Oggi chi è Silvia Grassi Damiani. Quali sono le cose le fanno stare bene e per lei più importanti? Oggi Silvia Damiani è sempre la stessa persona … Quella che faceva le cartine per i diamanti quando tornava da casa, ho la stessa passione e lo stesso amore di un tempo.
La cosa che oggi mi fa stare bene, sono il mio lavoro e la mia famiglia, mio figlio e i fantastici nipoti che i miei fratelli hanno. Un valore quello della famiglia che i miei stessi genitori mi hanno trasmesso. Gli ringrazio davvero tanto ancora oggi.