Poco più di trent’anni fa (era il 14 maggio 1987) ci lasciava precocemente una delle attrici più rappresentative di Hollywood, la splendida Rita Hayworth.
Margarita Carmen Cansino, questo il suo vero nome, era un’autentica bellezza dello spettacolo, nata per sedurre e intrattenere con innata bravura. Attrice, ballerina e cantante, la Hayworth è entrata nell’immaginario collettivo soprattutto vestendo i panni della prorompente e tentatrice Gilda, personaggio che ha portato con successo sullo schermo nell’omonimo film del 1946 diretto da Charles Vidor.
Gilda, la donna che seduce
Immortale pellicola di culto per tutti i suoi fan, Gilda la vede protagonista di un paio di sequenze che hanno fatto la storia, non solo del cinema, ma anche della moda e dell’idea di diva sensuale. Lei è la protagonista che canta – supportata dalla magica voce di Anita Ellis – il brano Put the Blame on Mame due volte. Nella prima la vediamo in un locale vuoto (c’è solo lo zio Pio, interpretato da Steven Geray) seduta su un tavolo da gioco, dove canta accompagnandosi con una chitarra. È vestita di bianco ed il suo è un canto triste e sincero. Il suo personaggio, Gilda, altro non è che una pedina di una partita giocata da uomini potenti.
Nella seconda invece si esibisce davanti ad un pubblico più ampio. Questa volta indossa un abito nero scollato, con lunghi guanti che sfila mentre balla in modo molto sensuale, presentando una parodia di se stessa e riducendosi ad uno spettacolo erotico per tutti gli uomini presenti. La chitarra è sostituita da un’orchestra intera e l’interpretazione naturale si trasforma in una performance celebrativa e provocatoria in cui Gilda sembra affermare ironicamente l’esistenza di un mondo noir dove gli uomini (chiamati con sprezzo boys) definiscono le donne come incarnazione del demonio.
Gilda confinò Rita Hayworth al ruolo stereotipato della pin-up, offuscando così le sue doti d’interprete. Ma è grazie a questo film che ancora oggi, dopo oltre settant’anni, possiamo ancora ricordarla e celebrarla rivedendo sempre intatta in lei una carica di sensibilità, sensualità e ironia che nessun’altra ha più avuto.