C’è un cerchio di ottone luminoso che si appoggia sul petto e termina con una frangia di nappe di colori squillanti e delicati. C’è il colore intenso e la neutralità brillante dell’oro, c’è la geometria precisa del cerchio e l’allegra anarchia delle fettucce di nappa che si muovono al ritmo del corpo.
C’è il talento autoevidente di Maria Elena Pino, jewel designer emergente con una lunga strada di fashion design già percorsa e altrettanta che si sta disegnando giorno dopo giorno. La collezione si chiama My Golden Cage e già anticipa le contraddizioni creative che tanto ci piacciono: c’è l’oro del gioiello e l’idea di una gabbia accogliente, da cui però vale la pena uscire per rischiare, soprattutto rischiare di essere più felici.
Le abbiamo chiesto di raccontarci la storia che c’è dietro ai suoi gioielli impossibili da dimenticare e lei ci ha raccontato che…
Da dove nasce il nome ‘My Golden Cage’? “My Golden Cage nasce dalla strofa di una canzone di gruppo indipendente che ha caratterizzato un periodo della mia vita, diceva “usignolo in una gabbia d’oro”. In quelle parole ho riconosciuto lo stato d’animo che ho vissuto in quel periodo, mi sentivo proprio come un’usignolo in una gabbia dorata: avevo un buon lavoro e una buona posizione che mi permettevano di fare molto, era la gabbia dorata perché, anche se era pur sempre un lavoro creativo, non mi dava spazio per esprimere me stessa. Allora è nata My Golden Cage: il mio spazio, il mio foglio bianco da riempire, il mio sfogo creativo. Me lo sono creato da sola…e l’usignolo è scappato dalla gabbia!”.
Quali materiali usi? In particolare, che significato ha per te il fatto di portare la pelle nel gioiello? “Il materiale che ha caratterizzato sin dall’inizio la mia collezione è la pelle, ho sperimentato anche altri materiali ma la pelle rimane quello che preferisco usare, anche se adesso abbino molto l’ottone, elemento sempre più preponderante nei pezzi che realizzo. La pelle ha una sua storia, nasce dalla mia esperienza come fashion designer: per caso ho iniziato a lavorarla e ne ho apprezzato subito il fascino, la morbidezza, la duttilità e specialmente il colore intenso che riesce a rendere. Dal fashion al design del gioiello è stato un passaggio naturale proprio perché la mia ricerca creativa aveva bisogno di esprimersi più sull’immediato, senza aspettare tempi di produzione lunghi come avviene nelle produzioni delle collezioni di moda che hanno un percorso lungo di sviluppo: dal disegno, al prototipo e così via…Con il gioiello a volte salto addirittura la fase del disegno e lo creo attraverso i materiali che scelgo…anzi, ho l’impressione che siano i materiali a scegliere me! Infatti ognuno dei miei gioielli è come un pezzo unico, anche se riprodotto in più esemplari: ogni elemento componente è fatto a mano, non uso stampi o tagli laser, ogni pezzo ripercorre tutti i passaggi e crea tutte le volte una nuova storia”.
Come immagini le forme che poi trasformi in gioielli? “Amo molto la ricerca, mi piace spaziare in qualsiasi campo, qualsiasi immagine o emozione che abbia voglia di dire qualcosa coglie sempre la mia attenzione. Normalmente guardo molto il design e l’arte contemporanea, ovviamente anche la moda, che è il mio primo amore. In generale però mi sento più ispirata da campi meno contaminati, più neutri. Spesso ho cercato con le mie collane di ripercorrere i processi di uno scultore, a volte basta solo la maniglia di una porta ad ispirare una forma. Adesso cerco molta pulizia ed essenzialità con le forme geometriche che realizzo in ottone ma abbinando sempre la fluidità della pelle e l’esplosione di colore, con abbinamenti molto ricercati, mai scontati: è un processo che inizia già in conceria quando vado a scegliere i materiali, parto sempre da un mood ma poi mi lascio attrarre da ciò che mi emoziona al momento”.
Quando e come hai cominciato? Per caso o per scelta? “In realtà sia per caso che per scelta. La scelta è stata quella di voler esprimere la mia creatività con tutta la mia passione, nella più totale completezza. Il caso è nel fatto che quando ho iniziato questo percorso non ho fatto un planning, ho semplicemente seguito il mio istinto e ha volte è stato il destino a scegliere per me e ad indicarmi la strada senza sapere davvero dove sarei arrivata. Questo ancora non mi è totalmente chiaro neanche ora, continuo a seguire questo percorso assaporandone tutte le tappe”.
Come è il tuo quotidiano? Fra quante cose ti dividi e come entrano nel tuo processo creativo? “Se dovessi mettere in fila ciò che compone ogni mio giorno verrebbe fuori una confusione totale, un disordine continuo, un mescolarsi d’impegni, appuntamenti, tempi sempre contati e limitati! Non ho un’agenda fissa, provo ad organizzare le mie ore di lavoro dando priorità alle scadenze, che si tratti del lavoro di insegnante, di consulente o di creativa, senza dimenticare quello di mamma, che è costante. Spesso lavoro con mia figlia accanto per sfruttare al massimo tutto il tempo della mia giornata che a volte prolungo fino ad orari improponibili. Tutto entra a far parte del mio processo creativo anche involontariamente, ho imparato a sfruttare al meglio ogni momento per fare ricerca, a liberare la mente e trarre ispirazione. Nel mio caos quotidiano riesco ad ordinare i pensieri e le idee, credo che non riuscirei a vivere una vita lineare con ogni giorno uguale all’altro: a volte aspiro a quello, ma credo che ne rimarrei delusa!”.
Cosa sogni per il futuro dei tuoi gioielli? A chi vorresti farli indossare? “E’ una domanda a cui forse non so dare una risposta concreta: che esista la mia collezione è già un sogno, qualcosa che inseguo costantemente nella speranza di riuscire a migliorarla in tutti gli aspetti, vorrei arrivare ad una qualità di finitura ed immagine sempre maggiore che gratifichi le mie aspettative, sempre molto alte. Non essendo una collezione nata per business non aspiro a grandi posizionamenti sul mercato, però mi piacerebbe che crescesse e diventasse il centro della mia vita professionale. Non seguendo e non avendo grandi miti, penso che mi piacerebbe che i miei gioielli fossero indossati da chi può comprenderne la passione e l’esclusività, qualcuno che sappia andare oltre l’idea del gioiello fine a se stesso, che lo concepisca come una piccola opera d’arte perchè lo è per il modo in cui nasce e viene creata”.