A confermarlo anche l’affetto dei tanti masterclasser che questo pomeriggio, grazie alla guida di Francesco Alo e alla partnership con BadTaste.it, hanno potuto confrontarsi sulla loro ultima opera Mine: “Il nostro lungometraggio è stato sicuramente un film rischioso”, ha precisato Fabio Guaglione.
“Come facilmente comprensibile si tratta solo apparentemente di un war movie, visto che è oggettivamente distante dai tanti luoghi comuni sulla barbarie dei conflitti armati raccontati dal cinema.
Rispetto alle fascinazione della produzione d’oltreoceano e alla lunghissima tradizione della settima arte italiana – ha continuato – questa opera ha cercato di sintetizzare in un’alchimia inusuale una serie di variegate influenze. All’interno della traccia narrativa potreste trovare qualunque possibile collegamento e nessuno sarebbe totalmente forzato. Ci piaceva l’idea che ci fosse una sottotraccia carica di simbolismi, in cui si riuscisse a superare le rigide frontiere dei vari generi cinematografici”.
Il film che li ha resi celebri a livello internazionale è il risultato di un percorso di formazione lungo e articolato: “Il nostro sodalizio nasce tra i banchi di scuola ed è stato costellato di tante piccole essenziali tappe di crescita e consolidazione”, ha aggiunto Fabio Resinaro. “Dal primo progetto Ti chiamo io, un cortometraggio realizzato con una semplice miniDV, siamo approdati al genere fantascientifico puro con E:D:E:N. A partire da questo premiatissimo lungometraggio ci siamo dedicati a video clip, spot pubblicitari e mini format televisivi. Il cinema, però, è sempre stato il nostro vero amore e la realizzazione di Mine è stata un’esigenza”.
Un amore, quello per il cinema, che ha visto nel Giffoni Film Festival l’espressione più pura: “Non è certamente il primo festival del cinema a cui partecipiamo e da cui veniamo premiati per il nostro lavoro. Ma qui si respira un’aria assolutamente differente da cui tutti dovrebbero essere toccati: da questi ragazzi emerge prepotente la fame di verità che spesso il sistema mass-mediale cerca di zittire”, ha concluso Resinaro.