“Il muro non esiste, esistono persone che non sono preparate ad affrontare una determinata richiesta fisiologica. Non si va fuori giri se l’obiettivo è stato preparato con cura e la strategia di gara è precisa. Spesso ci sono polemiche relative alle scene di chi arriva stremato in fondo alla gara. Le giornate NO possono capitare così come può succedere di prendersi dei rischi per ottenere qualcosa di più. La mia filosofia è che il traguardo a tutti i costi non lo ordina il dottore, sapere quando ritirarsi è un atto di intelligenza e consapevolezza”.
Concordo su ogni singola parola. Chi lo ha scritto? Il mio Coach!
Tower77pr, al secolo Matteo Torre uomo di ferro, di nome e di fatto, ho smesso di contare il numero degli IRONMAN portati (egregiamente) a termine. Mio mentore, mia ispirazione, colui che mi prepara per ogni singola gara, colui che mi ha “iniziato” alla corsa, colui che dovrei ascoltare di più e seguire i suoi consigli e i suoi allenamenti alla lettera senza improvvisare e fare sempre di testa mia.
Incontro bizzarro il nostro, io PR e ufficio stampa, lui referente interno di un cliente per l’ agenzia dove lavoro, seguiva la comunicazione. Scambio di battute due chiacchiere sulla corsa, non ricordo più nemmeno come era uscito il discorso, forse grazie al link della nostra amica comune Silvia, fatto sta che Matteo mi ha recuperato in pochi giorni tre compagni per completare la mia prima staffetta alla Milano City Marathon di 6 anni fa, cosa peraltro, che io non ero riuscita a fare per oltre un paio d’anni, arrendendomi di fronte al fatto che nessuno avrebbe mai corso una gara di 10 kilometri con me per beneficenza. Balle.
In realtà era una scusa bella e buona perché fino ad allora forse, non avevo mai avuto la testa e il coraggio o la voglia di mettere un paio di scarpe da corsa e prepararmi per correre per 10 kilometri ininterrottamente. Perché la corsa è una scelta e uno stile di vita. Lo fai per dedizione e per passione, perché credetemi anche a distanza di anni, ancora oggi mi sudo ogni singolo kilometro che siano 10 o 20 o anche solo 5.
Ed invece, quella domenica di 6 anni fa sotto una cascata d’acqua incessante, non solo ho corso per 11 kilometri, ma mi sono anche divertita un sacco. Appena rientrata a casa, tempo di asciugarmi che ero già alla ricerca della gara successiva che mi avrebbe fatto provare ancora quelle emozioni e quella meravigliosa sensazione che ti da il momento in cui tagli il traguardo.
Quando poi la corsa ti prende bene e decidi di abbracciarla e di farne una filosofia di vita, perché correre diventa essenziale come lavarti i denti, allora è un attimo che i 10 kilometri vogliono diventare 21 di una mezza maratona e subito dopo poi decidere di… correre una maratona.
Ma contrariamente ad altre discipline, la maratona non si improvvisa, non ci si arrabatta, per preparare una maratona ti devi affidare a persone competenti, persone che ne sanno più di te, persone delle quali ti fidi. Persone che hanno deciso di cambiare la propria vita e di fare della propria passione una professione, mettendoci l’anima e il cuore.
Nel frattempo che io familiarizzavo con la mia nuova passione e “tapasciavo” qua e là, Matteo aveva lasciato il suo lavoro in Ferrari a Maranello, dove si è occupato di Comunicazione per 12 anni, prima come community manager, poi come responsabile dei contenuti del sito web e infine all’ufficio stampa, per dedicarsi a quella passione che ci accomuna a mille altre persone, e fondare la Indaflow, un’azienda che ha la missione (difficilissima) di diffondere la cultura dello sport in Italia. Un team di professionisti che crea un percorso di allenamento su misura per le esigenze di atleti amatoriali, semplici appassionati e professionisti dello sport di endurance. Persone capaci di portare i benefici dello sport anche all’interno delle aziende attraverso piani di wellness corporate integrati con la formazione tradizionale in aula e sofisticate tecniche di analisi dati, la mia scelta è stata ovvia.
Matteo non fa sconti, ti fa lavorare sodo, capisce il tuo potenziale e ti porta là dove sei in grado di arrivare e anche oltre, perché se tu non lo sai, lui lo sa e ha già puntato su di te. A lui non puoi raccontare balle. Ogni allenamento, anche se lui non è fisicamente al tuo fianco, comunque è sempre presente.
Alla maratona di Londra me lo sentivo col fiato sul collo ad ogni miglio, avevo la coscienza sporca, sono una cazzona e le tabelle non le ho fatte tutte al 100% del mio potenziale, anzi, spesso saltavo le uscite settimanali perché noi PR siamo così, social, perditempo e spesso non abbiamo voglia si rovinarci la piega appena fatta per quello o quell’altro evento, con il sudore di una corsa.
Ma la corsa è passione, divertimento, ma soprattutto dedizione e se sbagli e non lavori come dovresti, non perdona, soprattutto sulla lunga distanza dei 42 kilometri e 195 metri.
Tant’è che la Maratona di Londra l’ho chiusa in 3 ore e 54 minuti. Sono felice, ma anche con un po’ di amaro in bocca perché in fondo in fondo in fondo so che avrei potuto e dovuto fare di meglio, se solo avessi ascoltato il mio Coach.
Buona base di partenza, su cui lavorare e migliorare, perché sono già pronta per la prossima sfida e so seguendo le tabelle alla lettera, e anche in Scozia dove sarò in vacanza nel middle of no where.
Chi è Matteo? Per capire meglio di cosa è capace, basta dare un occhiata al suo blog: eradelferro.com oppure al sito della sua società: indaflow.it per rendersi subito conto di essere in buone mani.
Io l’ho fatto e lo faccio ogni volta che mi vuole la voglia di mollare tutto e appendere le scarpe al chiodo, e anche se sono la più indisciplinata delle sue allieve e impreco ogni volta che la sveglia suona all’alba anche quando vorrei dormire quell’ora in più, anche se la domenica è tanto bello riposare perché mi toccano sempre i lunghi da 32 kilometri? per le vesciche dopo una gara, per i dolori a muscoli e tendini, di una cosa sono certa, non potrei mai allenarmi con nessun altro. Coach sei avvisato.