Agosto significa vacanza. Almeno per noi PR milanesi ma credo sia uso comune in tutto il mondo. Naturale che se la corsa ti ha preso bene, condiziona le tue destinazioni di viaggio e a parte tutto, il modo di correre anche in vacanza un runner lo trova sempre a costo di ritagliarsi un circuito stile gabbia da criceto.
E allora via che ci si cimenta nel simpatico gioco del tetris per incastrare le scarpe e l’abbigliamento da corsa in valigia. Che poi il problema maggiore sono le scarpe da corsa. Io personalmente non le indosso per viaggiare, piuttosto le metto nel bagaglio a mano o zaino che dir si voglia, ho sempre paura di rovinarle, ma è un mio stato mentale che altro.
A me capita spesso di doverlo fare, da sei anni a questa parte, anche solo per un week end fuori casa, e per le vacanze, vinco facile. Ovunque vada nelle mie mete, trovo sempre un posto in cui correre e dove fare le mie tabelle.
Difficilmente faccio viaggi complicati o vado in posti in cui correre è impossibile, di solito resto in zona Europa. Vero è che ho in programma un viaggio nel Buthan ma anche in quel caso ho già tutto programmato, persone bene informate dicono che è uno dei posti migliori per fare trekking. Ma, questa è un’altra storia e quasi sicuramente il trolley da PR milanese non è contemplato in quel tipo di viaggio, le scarpe da corsa si però.
Le corse migliori le ho fatte all’Isola di White. Kilometri e kilometri di lungomare tutto per me, potevo anche permettermi il lusso di correre sulla sabbia perché per uno strano gioco delle maree, la mattina presto il mare era sparito, le barche erano in secca e spesso tra una corsa e l’altra rischiavi di raccogliere vongole giganti per la cena della sera. Bellissimo viaggio quello e bellissime corse all’alba, ero anche riuscita a convincere la mia amica, impareggiabile compagna di viaggio, a correre con me e con quello spettacolo marino era riuscita ad arrivare a fare fino a 6 kilometri di fila di corsa ininterrotta.
Poi è stata la volta del Dorset, Inghilterra sud orientale, nella meravigliosa cittadina di Exmouth per la precisione, ex villaggio di pescatori sulla costa giurassica che si affaccia sulla Manica, lunghezza totale di 153 chilometri di costa, tutti per me. Ogni mattina potevo inventarmi un percorso diverso, sempre spettacolare, anche se il tempo quell’anno non è stato dei migliori, un vento che ti taglia la faccia, soprattutto nei giorni di pioggia, gelida pioggia come solo quella inglese sa essere, ma volete mettere il profumo di mare che ti invade ad ogni passo e la libertà di correre sotto l’acqua? Sensazioni uniche ed irripetibili. E poi vedere l’effetto anche qui del mare che riporta piano piano (ma neanche così piano poi), l’acqua fino a riva, fin quasi alle caviglie se non presti la massima attenzione.
Quest’anno sarà la volta della Scozia, sono pronta e non vedo l’ora di tastare il terreno e perlustrare la zona con le mie scarpette da running. Soprattutto perché da tabella mi toccano un bel 21 kilometri, una mezza maratona praticamente. Sono già in fibrillazione, soprattutto visto il clima diversamente estivo che mi spetta, sicuro dovrò trovare maggiore spazio per il look da running che contrariamente al periodo stagionale, dovrà essere un mix di leggera e pesante rispetto a quello che uso da un paio di mesi e mezzo a questa parte. Maniche lunghe, manicotti, maglia pesante, calzettoni e cappello anti-pioggia, perché già so. E poi vallo a sapere con questo clima impazzito, capace che mi trovo 30 gradi. Quindi meglio partire preparate su tutti i fronti!
Che poi ho scoperto che c’è una meravigliosa mezza maratona a Loch Ness a settembre. Proprio il giorno del mio compleanno. Ovviamente già segnata in agenda per il 2018. Quest’anno mi tocca replicare Windsor. Lo scorso anno non mi era piaciuta particolarmente, o meglio, ero partita convinta che fosse un percorso piatto tra il verde e i percorsi nascosti nel parco reale del Castello di Windsor e invece, mi sono trovata di fronte a tre quarti di gara fatta di salite lente inesorabili spacca-gambe, quelle che io maggiormente odio. Ovvio poi che, già mentalmente poco predisposta, e incazzata per la scoperta fatta sul campo, dopo le prime miglia mi sono arenata come una balena sulla spiaggia. Sconfortante e deludente, per me che cerco sempre di non mollare mai, mi sono ripresa solo all’ultimo miglio, quando dopo l’ennesima salita e una curva a destra, mi sono trovata di fronte il castello nella sua imponenza con la bandiera reale issata in bella vista, sono arrivata a tagliare il traguardo tra due muraglie di gente che applaudivano e facevano il tifo per te, cosa più unica che rara considerato che per la maggior parte sono inglesi (lovU gays! 😉 e gli inglesi si sa… non sono proprio famosi per la loro espansività. E poi la mia amica Francesca con sorriso a tutti denti e il cellulare che ha immortalato il momento, è stato quando ho visto l’obiettivo puntato su di me che ho iniziato a darmi un tono. Una cosa commovente, stancante ma commovente assolutamente da ripetere e infatti… già fatta l’iscrizione e prenotato voi e alberghi.
La mia località preferita resta comunque Brighton. Brighton è casa da sempre, il luogo dove da bambina mamma e papà mi mandavano per i mesi estivi dagli zii e dove ho studiato ai tempi dell’Università, quando ancora potevo viaggiare in periodi poco congestionati e fuori dalle tempistiche dettate dal sistema vacanze obbligate nel mese di agosto, spendi un botto e viaggi da cani.
A pochi kilometri da casa della zia, è possibile correre sul lungomare infinito che in caso di ultra-maratona ti porta dritto dritto alle bianche scogliere di Dover, il tutto immersa nel profumo di salsedine e di zucchero caramellato che fanno ad ogni ora del giorno sul PIER dei divertimenti e che è possibile trovare in ogni singola località sul mare.
Valigia, sacca o zaino, correre in giro per il mondo aiuta a conoscere meglio i posti in cui si viaggia. Una opportunità più unica che rara per entrare in contatto e far parte del luogo, spacciarsi per un runner locale, sorridere e rispondere ai saluti degli altri runner ha un che di speciale che scalda il cuore. Mi rende felice e quindi si, sacrifico volentieri una maglia, una felpa, un costume o un paio di scarpe “borghesi” per portare il mio equipaggiamento da corsa, e poi chi l’ ha detto che le scarpe da runnng non si abbinano ad un abito da sera?
E se poi di posto proprio non ce n’è, ci sono altre soluzioni. Chiedere ospitalità alla valigia del compagno di viaggio, imparare fare la valigia in maniera salva-spazio metodo Marie Kondo, prendere una sacca o una valigia più grande… comprare l’equipaggiamento in loco… Credetemi saranno comunque soldi ben spesi!