A Milano in via Lecco c’è un antico convento che oggi ospita una vetrina dove si incontrano Oriente e Occidente nei disegni di tessuti colorati e brillanti creati da Lisa Corti, viaggiatrice instancabile innamorata dell’India e dell’Oriente.
Si chiama Home Textile Emporium e Lisa lo definisce una factory, cioé un laboratorio, uno spazio dove tutto è in continua evoluzione e c’è sempre margine per inventare qualcosa di nuovo. Lo suggeriscono anche i tessuti per la casa e i capi di abbigliamento che Lisa crea, nei quali i disegni e i colori si susseguono in una sequenza che mescola caos e armonia portando con sé la gioia di vivere e la pace che ciascuno di noi cerca magari (anche) scegliendo pratiche e stili di vita che portino nel quotidiano forme nuove di spiritualità, lo yoga su tutti.
Le creazioni di Lisa Corti scelgono tecniche antiche di stampa su tessuto che contengono e tramandano tradizioni secolari e le applicano ai suoi inediti disegni, sottolineando come a ogni latitudine lo stile, il modo di vestire e vivere il corpo e la casa sia vissuto come un modo per raccontarsi, agli altri e a se stessi. Abbiamo chiesto a Lisa Corti di guidarci nel suo laboratorio milanese e di rispondere alle nostre curiosità: ecco il risultato.
Le stoffe che sceglie, i tessuti per la casa e gli abiti che crea parlano di culture lontane e Oriente. Come e quando ha scelto questa strada? Cosa l’ha appassionata? Posso forse dire di non aver scelto questa strada, ma che mi ha sempre appartenuto fin dall’infanzia. Essendo nata ad Asmara e vissuta fino a 19 anni in Etiopia, conservo nella memoria la bellezza della gente africana, l’antica tradizione decorativa e i coloratissimi costumi delle donne. Poi ho scoperto l’India, con il primo viaggio fatto nel 1976 insieme a mia figlia Ida, e li ho trovato una realtà incredibilmente diversa e ricca, scoprendo un’affinità con il mondo orientale, soprattutto nel campo dei tessuti, degli ornamenti e dei colori. Dell’India m’interessa ogni cosa, è un pozzo senza fondo di meraviglia, pittura, scultura e architettura, oltre a tutto l’incredibile mondo dell’artigianato che ogni volta mi stupisce e mi arricchisce. Amo la gente e l’essenza della loro religione e della spiritualità che si può respirare ovunque. Da questi ricordi ed esperienze, che alimento tutt’ora, ho attinto a piene mani e sono il fondamento delle scelte stilistiche e creative che ho fatto e che mi hanno portato fin qui.
Ikat, blockprint, mezzero, mandala: ognuna di queste parole sintetizza una tradizione tessile ma rappresenta anche il frammento prezioso di una cultura. Ci può raccontare brevemente cosa significano e come le ha portate nel suo mondo? È difficile sintetizzare ognuna di queste tecniche che sono anche concetti e storie dentro cui si racchiudono le tradizioni di una civiltà millenaria. Ciò che posso dire è che fin dai i miei primi viaggi in India, sono rimasta affascinata dalla tessitura e la stampa dei tessuti, ho incontrato questi artigiani che lavorano seguendo antiche tecniche artigianali con abilità e precisione e ho voluto provare ad usare queste tecniche con i miei disegni che sono agli antipodi di quelli che usano nella loro tradizione. Il risultato è stato esaltante e nuovo e l’effetto era come quello degli acquerelli o dei dipinti a tempera, rendevano i tessuti vivi e ogni pezzo unico. Da qui ho deciso di produrre i miei tessuti in India.
A Milano ha creato il suo primo Home Textile Emporium, oggi affiancato da altre vetrine in Italia e dalla presenza in prestigiosi negozi all’estero. Perché lo definisce factory? Cosa le piacerebbe che succedesse nel suo spazio di via Lecco? Factory nel mio modo di vedere riassume le due anime delle mie creazioni: la sfera artigianale, ossia quel fatto a mano prezioso e raffinato che rende ogni prodotto unico, e allo stesso tempo il dinamismo, la voglia di evolversi, di confrontarsi e di scoprire che da sempre mi contraddistinguono e caratterizzano le mie collezioni. Inoltre factory racchiude sia la dimensione della vendita che quella della creazione. Quando ho iniziato, accoglievo le clienti nella mia casa e poi, quando l’attività si è ampliata, ho voluto ricreare la stessa atmosfera nel mio Home Textile Emporium: una casa speciale dove si vendono le mie creazioni e in cui lavoro, creo e progetto i tessuti insieme al mio team creativo.
Come nascono i disegni dei suoi tessuti? Amo molto viaggiare e anche camminare per le strade delle città che visito, così facendo assimilo e assorbo tutto ciò che mi circonda e lo rielaboro unendo contaminazioni Orientali e Occidentali, tra Africa, India, Italia e non solo…trovo la mia ispirazione da differenti paesi, culture e contesti e cerco sempre in tutto ciò che mi circonda la bellezza e l’armonia. Ad esempio uno degli ultimi disegni che ho creato – il jungle banano – è veramente un mix di differenti influenze: la tigre mutuata dagli antichi tappeti persiani è accostata alle foglie di banano e ad una rosa, sullo sfondo ho voluto dare un tocco di contemporaneità, facendomi ispirare da un artista statunitense Kehinde Wiley che utilizza per i suoi ritratti dei background che ricordano ornamenti architettonici antichi.
La cultura indiana e orientale entra, grazie alle sue creazioni, nelle case e nei guardaroba italiani e, diciamo, occidentali. Cosa ne pensa di questo scambio e del ruolo che la moda, intesa come tutto ciò che ruota intorno allo stile e alla manifattura tessile, può ricoprire nella conoscenza reciproca di questi due mondi? Non vorrei parlare di moda ma di stile. La moda riflette il momento, la contingenza, lo stile è senza tempo. Non ho mai seguito le mode, ma un mio senso del colore, della luce e delle forme, in una costante ricerca di equilibri tra antiche culture e contemporaneità occidentale. Per me stile e bellezza, non sono solamente obiettivi estetici, ma elementi che entrano pienamente nella mia vita di tutti i giorni, come in tutte le mie collezioni, in un incessante gioco di geometrie, elementi della natura, colori intensi, trasparenze e leggerezza ed è così che tutti questi colori e disegni differenti si sposano insieme per creare un effetto particolare e suggestivo e ovviamente la manifattura tessile per me è la massima espressione di questo modo di sentire.
Che tipo di donna, bambina, famiglia immagina per i suoi vestiti? Vorrei che ogni donna che indossa i miei capi, si sentisse unica e avesse l’opportunità di personalizzare i propri outfit con accessori e dettagli che la fanno sentire speciale e a suo agio in ogni contesto. Il mio stile come ho detto è senza tempo e mi piace pensare che un mio capo possa essere attuale e contemporaneo adesso come tra venti anni.