Il Natale ha ampiamente superato i confini delle festività religiose e invaso le nostre abitudini, diventando tappa imprescindibile dell’anno e temutissimo momento di ricongiungimento con i familiari e i patri lidi, per chi ci vive accanto come per chi ha scelto di trasferirsi a un certo numero di chilometri, magari non per caso.
Per tutti, i vicini e i lontani, gli innamorati del Natale e i rassegnati ai pranzi in famiglia, ecco i consigli di Giulia Disegna, psicologa e psicoterapeuta che ci segnala alcuni consigli per uscire interi dal Natale, comunque, dovunque e con chiunque.
E SE NON E’ TUTTO PERFETTO?
Al momento attuale le feste natalizie vengono vissute in maniera frenetica e pressante, in un turbinio di ricerche di regali, maratone di pranzi e cene, famiglie riunite e tentativi di gestione di eventi. A questo si aggiunge la pericolosa tentazione di riprodurre in casa propria modelli idealizzati di famiglie perfette in realtà inesistenti, l’ormai proverbiale famiglia da merendina pre asteroide del Buondì, per intenderci, bella e perfetta proprio perché solo ideale (ed impossibile).
La tensione verso la perfezione impossibile addobba facilmente la nostra mente con ghirlande di ansia e strenne di stress.
Il copione tradizionale vorrebbe,infatti, un clima di condivisione, armonia come se questa fosse l’unica opzione contemplata, il che però non tiene conto del fattore personale ed umano: ognuno può attraversare dei momenti difficili e sentire la convenzione del “vogliamoci bene” in modo oppressivo. In clinica infatti parliamo di un vero e proprio “Christmas effect” (Sansone, Randy A., The Christmas Effect on Psychopatology, Innovations in Clinical Neuroscience, 2011). Per provare a debellarlo, buttiamo via il copione, andiamo a braccio e vediamo cosa succede: comunque vada sarà un successo (o almeno un Natale indimenticabile!).
E L’OBBLIGO AD ESSERE FELICI A TUTTI I COSTI?
Alcune ricerche dimostrano che nel periodo natalizio le richieste di intervento psicologico aumentano fino al 20%. Ciò significa che forse tutta questa felicità cosi’ millantata ed auspicata… non è proprio una perfetta fotografia della realtà. Quindi come uscirne? Help! Una volta che si è maturata la consapevolezza di non essere nello stato mentale adatto è più semplice comprendere che non esistono degli obblighi: una cena o un pranzo si possono saltare, con il freddo che fa è un attimo prendersi un’influenza di questi tempi…concediamoci una pausa, promettendoci magari di essere più in forma fra un anno! Nessuno è obbligato ad essere felice nel ruolo che non sente adatto e tutti hanno il diritto di mostrarsi nella loro autenticità, al di là delle aspettative famigliari e sociali.
E IL NATALE IN FAMIGLIA?
Non sempre si può parlare di una sola famiglia: esistono infatti dei legami di sangue e dei legami di amicizia talmente forti da poter essere rivisitati come legami di fratellanza. In alcuni casi addirittura i colleghi possono essere vissuti come famigliari.
Il “Natale in famiglia” allora assume un altro significato se iniziamo a ricordare che ciò che conta è la sensazione di agio e di benessere vissuta. Sia essa a casa della zia ottuagenaria o del migliore amico scavezzacollo.
E LE DOMANDE DELLA FAMIGLIA?
Se vi trovaste di fronte a delle domande scomode, enfatizzate dall’atmosfera di festa, condivisione e di unione, da parte del parentado, la prima reazione potrebbe essere di chiusura totale.
“quando ti sposi?” “ce l’hai il fidanzato?” “quando fate un figlio?” ed altre amenità simili possono essere agilmente risolte con un sorriso, una scrollata di spalle, la consapevolezza che le persone che ci fanno questo genere di domande provengono da una realtà completamente diversa dalla nostra.
Per la nonna settantenne non essere sposata a trent’anni era un evento più unico che raro perciò dobbiamo accettare di farci traduttori di nuovi linguaggi, nuove culture e nuove abitudini, difficilmente comprensibili, accogliendo lo stupore di fronte alle risposte e dandoci grandi pacche sulle spalle per la pazienza dimostrata!
Ottima strategia quella di utilizzare il fattore ultraterreno, alzando gli occhi al cielo e spiegando come ci si stia mettendo nelle mani di una qualunque entità superiore. Dio vede e provvede, col beneplacito del parentado.
E I REGALI DA FARE?
E’ più comune di quello che si creda il timore di non fare bella figura o una sorta di sensazione di
obbligo a fare dei presenti. Ma in mezzo a quella confusione chi davvero osserva i regali ricevuti? Esclusi i bimbi, ai quali Babbo Natale penserà in modo ampio e completo, nessun adulto è obbligato a fare o ricevere regali. E’ solo una convenzione che può essere facilmente messa in discussione. Non è un regalo sbagliato o dimenticato a farci perdere la dignità. E non va dimenticato il motto Ciceroniano riadattato: docere, flectere e sopratutto delegare! Potete sempre delegare qualcuno più adatto per questa mansione offrendo il vostro servigio in altre attività, meno stressanti.
CONCLUDIAMO
Ricordiamoci che si tratta in fondo di poche ore. Perciò sorridete, fate respiri profondi, concentratevi e in men che non si dica uscirete dal “food coma” tornando alla vita normale!