Un po’ perché Clara è sempre stato il mio personaggio preferito in Heidi e un po’ perché al Giro di Lombardia con Cadel Evans, nella giornata dedicata agli amatori da Tag Heuer, ho conosciuto una vera Clara (…Rampollo, e questa sì che sa muovere le gambe!) mi sono accorta che ancora mancava in questa rubrica un approfondimento dedicato a Ti_Rex, ovvero la “creatura” di Clara, una bicicletta in carbonio su misura.
“L’unico telaio con il tuo DNA”, recita l’headline in apertura alla home page. È quindi questa l’ultima frontiera del ciclismo amatoriale? Il “su misura” in carbonio? Molto probabilmente sì, non si può certo lasciare la geometria perfetta solo ai Froome!
Nello scritto di presentazione che Clara mi gira via email leggo che tutto nasce da un’esigenza personale “ho gli arti molto lunghi…” Beata te! Posso solo aggiungere io che raggiungo una buona altezza soprattutto grazie al collo, giacché in quanto a gambe non sono propriamente una top model. Tuttavia il rovescio della medaglia di un’estetica appagante è spesso la problematica legata alla postura. Così Clara prova cento biciclette ma non ne trova una giusta. Sempre da aggiustare, mezzo cm di lì e un cm di là.
La soluzione? Farsela da sola. E dopo tre anni di appassionanti ricerche, tra fiere, negozi, artigiani e svariati giri in giro con altri appassionati, il cui passaparola, si sa, in questo ambiente è fondamentale per l’evoluzione personale, ecco che finalmente trova l’idea giusta. Nasce così Ti_Rex, un telaio completamente su misura e personalizzabile in ogni sua parte, compresa la grafica. Unico, creato secondo le sacre misure del cliente che lo farà indiscutibilmente suo, assicurando il mal di schiena al ladro che osasse trafugarlo.
La proposta è connotata da modelli diversi. Il primo nato, Lepanto, è un telaio fasciato in carbonio con spessori da 0,8 mm a 4 mm nei punti di massimo carico, dotato di forcelle Dedacciai EDR. Dedicato alle corse in circuito, molto reattivo e aerodinamico, vedrà nel 2018 la realizzazione di una versione Triathlon.
Poi è arrivato Poitiers 732 la cui particolare tubazione ha richiesto un profondo studio. I foderi del carro posteriore poggiano così al piantone ed entrano direttamente nel tubo orizzontale, garantendo l’assorbimento delle sollecitazioni della strada. È perfetto per le granfondo. Leggerissimo: il telaio sta sotto al kg. Solido e maneggevole, risulta molto affidabile anche in discesa.
Da come tutto è descritto con amore è chiaro che Clara in Ti_Rex ha trovato il suo sogno realizzato. Non mi resta così che approfondire meglio la donna che c’è dietro a questi agguerriti telai di cui ho assaggiato… ehm… la polvere nelle salite comasche.
Ciao Clara, vorrei farti un’intervista di carattere personale, sei d’accordo? “Sì, va bene”. Ottimo, ho visto che sei stata una professionista…. ecco perché al Giro di Lombardia, nonostante la modestia in spogliatoio, ti ho vista solo i primi 5 secondi e poi sei schizzata via in testa al gruppo! Raccontami di questa tua esperienza passata. “Sì, questa esperienza c’è stata, anche se sporadica. Facevo le granfondo e, visto che andavo bene, mi ero rivolta ad un preparatore atletico che aveva in testa di fare una squadra di sole donne, prima per le granfondo e poi, visto che il progetto cresceva, ha pensato di lanciarci nel mondo del professionismo vero, per provare a darci un’ulteriore opportunità. Era però un periodo un po’ strano quello… c’erano tantissime straniere e, ti dico la verità, è stata una bella esperienza perché ho partecipato al Giro del Trentino, al Giro d’Olanda, però c’era anche una tanta differenza a livello di prestazioni tra chi correva già da un po’ e chi invece era, come me, agli inizi. Quindi eravamo in poche e molto cattive… insomma un ambiente proprio difficile! Infatti ho resistito solo il primo anno… poi ho mollato, troppi problemi.”
Che anni erano, quanti ne avevi all’epoca? “Avevo appena finito l’università e quindi fai conto che avevo già 25 anni. Ho colto l’occasione perché comunque non si dice mai di no a nuove esperienze, però era un mondo completamente fuori dalla mia portata.”
La bici è quindi una tua passione fin dalla più tenera età? Come te ne sei innamorata? “A casa mia si è sempre mangiato pane e bicicletta perché il mio papà era un grande appassionato. Mio fratello è sempre andato in bicicletta, lui è stato anche un professionista (Ndr: Gabriele Rampollo, l’ex gregario di Armstrong) e ha corso nella Motorola. Quindi a casa mia solo bici!”
Per cui tu non eri una ribelle, ha seguito le orme della famiglia… “sì, ma ho iniziato però tardi perché… ero sempre la sorella di Rampollo. Mi chiedevano sempre e solo di mio fratello…”
Che noia… “eh sì il ciclismo rischiava di starmi un po’ sulle scatole, a furia di fare da tramite per appagare la curiosità della gente sul conto di mio fratello. A casa girava un po’ tutto sempre intorno a lui. Poi però le cose a volte capitano, senza programmi e senza cercarle. Quando ho finito l’università ho iniziato ad andare per conto mio in bici e poi questa grande passione, un po’ come è successo a te, mi ha travolto e non sono più riuscita a smettere!”
Quale tipo di ciclismo ti appaga quindi di più, ora che non scendi più dalla sella? Sei una scalatrice? Una passista? Una velocista? “Direi che sono un tipo da grandi distanze. Sono un diesel. Posso fare tanti e tanti km, meglio se con salite non troppo impegnative. Non essendo un peso piuma, preferisco quelle regolari, non troppo esasperate”.
Non si direbbe… “Sì però quelle toste le soffro. Comunque mettimi in bici e… ci sto. A lungo. È la mia dimensione. Nei percorsi oltre i 100 Km mi sento… ‘sgasare’, va tutto bene! Ho fatto comunque anche quei percorsi amatoriali dove per 50/60 km vai a 40 km in media a manetta… perché poi alla fine per me la bicicletta è divertimento e va bene quindi provare a fare di tutto.”
Hai fatto proprio tutto? Anche la pista? Mai corso in un velodromo? “No, mai provato! Mai andata in pista… mi piacerebbe provare, visto che adesso va anche tanto ‘di moda’, un po’ per la scatto fisso, un po’ perché fuori stagione effettivamente risulta un buon modo per allenarsi. Insomma, mi piacerebbe!”
Bene allora devi assolutamente fare un salto al Velodromo Parco Nord. Non è difficile sai? Le paraboliche non picchiano duro come quelle del Vigorelli a 45°, al Velodromo Parco Nord puoi girare con la bici da corsa normale, senza per forza avere una scatto fisso. E poi si è immersi nel verde del parco… e si respira bene! (ndr: ennesimo spot del Velodromo Parco Nord… che ve lo dico a fare? Lo adoro! Clara, sei avvertita, non dimentico la promessa che verrai a trovarci).
Tornando al ciclismo su strada che pratichi sempre intensamente, mi ricordo che al Giro di Lombardia avevi parlato dell’Oltrepo Pavese. È lì che ami fare le tue corsette? Hai qualche bell’itinerario da suggerire? “C’è, bellissimo, quello che noi chiamiamo ‘il giro della diga’: si va verso la diga del Molato al confine con il Piacentino. Da Pavia vai verso Broni, con le prime salite in mezzo a vigneti. Le strade sono poco trafficate e ci sono degli scorci meravigliosi. Una zona che si può definire ancora abbastanza ‘selvaggia’. Poi si scende, evitando di andare oltre, verso il Passo del Penice, e si gira verso la diga del Molato, si percorre un pezzo di Piacentino e poi si ritorna verso Pavia, dalla parte di S. Maria della Versa.” E quanti km sono? “circa 90 km. Quindi non un giro lunghissimo. E poi il bello dell’Oltrepo è che non è mai troppo trafficato. Magari le strade non sono con l’asfaltatura perfetta, però la tranquillità del luogo compensa. Non c’è l’ansia e il pericolo. Poi c’è tanta collina, divertente da fare, mai troppo ripida. E per quanto riguarda le buche noi ormai le conosciamo a memoria! Per chi abita a Milano è un giro assolutamente consigliato. Lasci la macchina a Pavia e prendi il ponte della Becca. Oppure si parte da Broni. Ci sono delle autentiche macchinate di ciclisti milanesi a Broni!”
Mi sa che questo giro lo devo proprio provare anch’io… “Certo! Appena torna la primavera ti porto. Per chi abita a Milano è facilissimo!”
E più in generale, da un punto di vista meno pratico e più filosofico, qual’è secondo te l’aspetto più bello di questo sport? “La libertà. E basta. Io quando sono in bici mi sento libera, veramente, assolutamente.”
Devo dire che condivido, soprattutto per la possibilità di liberare la testa dai pensieri. “brava! sì perché poi, una volta che hai provato, quando fai fatica, capisci di più le cose importanti. Quando sei con te stessa fai due conti, cerchi le soluzioni, si ragiona meglio. È vero che il ciclismo è anche uno sport di gruppo, ma poi sei da sola a pedalare. Sei tu e la bicicletta. Quindi ci deve essere tanta passione per fare questo sport, ed è proprio quella passione che ti rende libera”.
Ed è una passione che si autoricarica, no? Perché la pedalata è rotonda e con il suo moto circolare in qualche modo alimenta la passione, all’infinito. “Si, sono d’accordo. Ed infatti io non mi sono ancora stufata… e sono circa vent’anni che pedalo!”
Parliamo della tua “creatura”, Ti_Rex. Visto che anche nella moda personalizzazioni e “su misura” stanno andando alla grande, non poteva mancare questo aspetto nell’attrezzistica tecnico-sportiva. Ho però una curiosità: mi chiedevo in che modo gestite la richiesta del cliente. Vi trovano su internet e vi vengono a trovare per le misure e per fare prove, proprio come per un abito sartoriale?
“È molto semplice. Tu sai bene, dato che frequenti da un po’ questo modo, che siamo tutti degli esaltati. Anche l’amatore più modesto oggi va dal biomeccanico per essere messo in posizione, per trovare il giusto settaggio ed essere così più performante… e così tutti ormai hanno la scheda tecnica con le misure. Quindi i nostri clienti non devono fare altro che mandarci le loro misure e di lì noi le possiamo gestire insieme all’artigiano. Ecco che così possiamo arrivare a realizzare un telaio in carbonio perfettamente settato sul cliente. Se poi capita che qualcuno non abbia ancora la sua scheda ci possiamo pensare noi, con il nostro tecnico che, su appuntamento, potrà realizzare tutte le misurazioni. Abbiamo due centri di riferimento per fare tutte le rilevazioni, uno a Bevera, in provincia di Como, e l’altro in Toscana.”
Due centri logisticamente perfetti… “Certo! Brianza o Toscana… e dove vai altrimenti per allenarti?”
Un’ultima domanda: ho visto che c’è questa nuova bicicletta che si chiama Jeanne d’Arc e immagino che presto diventerà la tua prossima Ti_Rex personale. È così? Il nome mi sembra che si addica al personaggio. È quindi una bicicletta che si rivolgerà particolarmente alle donne? “sì, il telaio è infatti minuto… spigliato… perfetto per la corporatura femminile. Ti spiego come nasce. Essendo donna non posso fare a meno di guardare anche all’estetica e… non so se tu ci hai mai fatto caso, ma spesso, vedendo ragazze che corrono in bicicletta, mi è capitato più di una volta di notare un’evidente sproporzione tra bicicletta e ciclista. L’estetica generale ne risente, soprattutto nel fuori sella. Facendo invece un telaio più piccolo ecco che si recupera la proporzione estetica corretta, migliorando poi anche la prestazione della ciclista. Non si può vedere un canotto fuori di appena un centimetro! Con un telaio più minuto e raccolto il fuori sella estetico al punto giusto è invece assicurato.”
E dio solo sa quanto vale un fuori sella esteticamente perfetto. È più appagante della maglia rosa? Non proprio, però certamente aiuta a sentirsi nel sogno realizzato. Come quello di Clara. Che porta il nome di un dinosauro, ma è… modernissimo!
Per seguire Laura o iscriverti a Strava e condividere con milioni di ciclisti, corridori e cicloamatori di tutto il mondo le tue escursioni, clicca qui sotto il pulsante arancione: