Forse la corsa è uno sport che si comincia ad apprezzare e a praticare con regolarità in età matura, e non quando sei costretto a farlo a scuola, spesso per agonismo, quando inevitabile finisci per detesterlo, fino a quando con l’età si ritorna al primo amore, quando ti rendi conto consapevolmente che una bella corsa può disintossicarti dalla quotidianità e dallo stress post ufficio.
Ricordo perfettamente che odiavo le scarpe da ginnastica e la tuta, le trovavo decisamente poco chic e disordinate, ora in tuta ci vivrei e le sneakers da corsa occupano tre quarti della mia scarpiera. Hanno superato di gran lunga le scarpe con tacco 12 anche nell’uso quotidiano.
Se penso alla passione per la corsa e tutti gli aspetti correlati è per me inevitabile ricollegarmi a Kathrine Switzer, che in occasione della nostra intervista mi aveva parlato della sua fondazione, Fearless 261.
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Fearless 261 insegna che praticare running è una scelta di salute, di vita, di passione, il regalo più bello che si possa ricevere, soprattutto se fatto con regolarità, passione e dedizione, non per gli altri, ma per noi stessi.
…. E poi sfatiamo certi falsi miti del passato. Facciamo un salto nel 1967, Kathrine Switzer ha tagliato la linea del traguardo della maratona di Boston, prima donna in assoluto a farlo.
Erano anni in cui la convinzione generale era che le donne non erano in grado di sostenere la corsa sulle lunghe distanze, in particolare i 42 kilometri della maratona, all’epoca distanza regina.
Si pensava che il loro fisico fosse troppo delicato, non adatto allo sport, addirittura si vociferava che lo sforzo avrebbe potuto creare seri problemi all’utero e organi interni, o addirittura far crescere i baffi da uomo…. e purtroppo quello che vi sto dicendo non sono cose inventate…. all’epoca la corsa era un appannaggio maschile, a qualunque mezzo, punto.
Da quel giorno del 1967, sono passati più di 50 anni e tante cose sono cambiate. Il numero di pettorale 261 di Katherine è stato ritirato in segno di rispetto per l’impresa fatta. Già un passo avanti, se si pensa che il commissario che ha spinto e strattonato in malo modo Katherine lungo il percorso della maratona, non le ha MAI chiesto scusa.
Nel 2017 alla maratona di Boston, il 45% dei partecipanti era composto da donne. Quindi diciamo che le scuse può tenersele.
Che dire, il mito che le donne non sono in grado di correre maratone è stato definitivamente sfatato. Ciò nonostante, ci sono ancora false verità che ruotano intorno alla corsa e riguardano sia donne che uomini per la verità. Vediamole e svisceriamole una ad una.
Il running fa male alle ginocchia
Probabile, forse anche vero alla lunga, ma sicuro, le giunture ne risentono maggiormente di una vita sedentaria, senza sport e senza fare alcun tipo di attività fisica regolare. Non dico correre maratone, basta anche una camminata, una corsetta, basta anche solo alzarsi dal divano e uscire.
Infatti, da uno studio della Baylor College di Medicina del 2014 ne è emerso che gli atleti amatoriali di qualunque età, che si dedicano alla corsa, hanno un minor rischio di sviluppare osteoporosi alle ginocchia e il fare running potrebbe avere addirittura un ruolo protettivo, salvo casi estremi di artrosi ereditaria, ma questo è un altro discorso.
Troppo seno, non puoi correre
Uno studio pubblicato nel 2015 sul Journal of Phisycal Activity and Health ha posto l’attenzione sul fatto che il seno più o meno prosperoso rappresenta la quarta barriera alla corsa, per le donne. Altro mito da sfatare.
Anche in questo caso, la tecnologia e la moda hanno fatto passi da gigante, i reggiseni sportivi oggi sono disegnati e creati non solo con colori e forme accattivanti da poterli usare addirittura anche senza maglia nei periodi particolarmente caldi, ma hanno la peculiarità di creare il minor disagio possibile durante il movimento scatenato dalla corsa.
Il seno rimane compatto e fa tutt’uno con il resto del corpo, non solo, i reggiseni moderni, contribuiscono al supporto e all’allenamento del legamento di Cooper mammario che se rassodato e reso elastico, dall’esercizio fisico, impedisce alla lunga addirittura al seno di cadere.
Il running in gravidanza fa male?
Tutte le donne in stato interessante, hanno una sola priorità, il benessere del futuro nascituro, e incredibile, contro ogni credenza, l’attività fisica, fa bene sia al bimbo che alla mamma. Riduce i rischi di aumento della pressione sanguigna, di diabete in gravidanza cosi come aiuta il controllo sull’aumento di peso, del fitness, dell’umore e combatte l’insonnia. Serve altro per convincere?
In situazioni normali di gravidanza, è vivamente consigliato continuare con l’attività fisica soprattutto il running.
Casi di sovrappeso e eccessivo calo del peso.
Chiunque può correre. Se si è in sovrappeso, onde evitare di caricare troppo le articolazioni delle gambe, è bene ricorrere ad alcuni accorgimenti e precauzioni.
Per esempio è preferibile correre su erba o su terreni sconnessi piuttosto che su asfalto che impatta direttamente sulle gambe e sulla schiena. Fare del sano stretching post corsa e esercizi di riscaldamento prima di iniziare l’attività fisica, deleterio iniziare a correre a muscoli freddi. Si rischia di farsi male sul serio.
Per ogni attività e sessione running è utile e necessario, fare un periodo di riposo che serve per recuperare energia e soprattutto i muscoli. Seguire una dieta bilanciata che non faccia fare la fame ma che sia da carburante per l’esercizio fisico senza però appesantire.
La cosa più importante da non perdere di vista è che la corsa non fa perdere subito peso, per questo sono necessarie: testa, volontà, costanza, perseveranza, e soprattutto non lasciarsi prendere dallo sconforto perché i risultati potrebbero non essere così immediati come ci si aspetta.
Inoltre la corsa almeno all’inizio va alternata al walking, camminata di media, veloce andatura che prepara alla corsa e non affatica.
Per chi non ha mai fatto attività fisica, ma è sedentario convinto, è necessario lavorare anche sul fiato, spezzare il fiato è faticoso, poche balle, perfino io che ho mollato un po’ l’allenamento nel periodo Natalizio, a favore di cibo, vino, prosecco e brindisi vari, ora fatico almeno fino al quarto kilometro e ogni metro mi ripeto come un mantra: “arrivo all’angolo e poi torno indietro giuro”… e invece testa dura che sono, insisto e almeno 10 kilometri, minimo sindacale, li porto a casa…. ma che fatica!!!!!
Sono troppo vecchio per correre
Niente di più falso. Mio padre 77 anni compiuti a novembre esce a correre a giorni alterni, e nessuno lo può fermare dal correre i suoi 10/12 kilometri. Buio, chiaro, sole, pioggia, neve, caldo o freddo che sia, papà si alza e va a correre, solo così riesce ad iniziare bene la giornata, dice lui. Se non corre, accompagna mamma nella sua walking quotidiana. E vederli uscire è un vero spettacolo.
L’età non è una barriera e non lo deve essere. Il running ha il potere di mantenere giovani e in salute e rallentare gli effetti dell’invecchiamento, comprovato da uno studio dell’Università di medicina di Stanford. Le endorfine fanno miracoli.
Harriette Thompson morta all’età di 94 anni, era la donna più vecchia al mondo a correre e portare a termine maratone e nello specifico, ha tagliato il traguardo della San Diego Rock’ n Roll Marathon nel 2015, quando di anni ne aveva già quasi 93.
E poi c’è Kathrine, 70 anni portati egregiamente, una forza e una vitalità da fare invidia, all’attivo decine di maratone, l’ultima quella di New York lo scorso novembre 2017.
Kathrine è la prima donna che nel 1967 ha corso e terminato, nonostante il veto alle donne, la maratona di Boston, non mi stanco mai di ripeterlo, perché è una cosa straordinaria.
Un’mpresa che ha aperto la strada a tutte noi donne runner, amanti della corsa che oggi possiamo iscriverci ad una gara di 42 kilometri e anche oltre, se vogliamo, o anche senza iscriverci a gare, siamo libere di correre come e dove vogliamo.
Kathrine, pettorale numero 261, che ha deciso di rendere eterno, chiamando la sua fondazione proprio 261 Fearless che ha una sola missione, quella di spronare, spingere e insegnare a tutte le donne a non avere paura, a buttarsi nella corsa e non importa il tempo impiegato o il numero di kilometri percorsi, importa come tu ti senti e come ti fa sentire la corsa, libera appunto dalle paure, dai pregiudizi, dalle barriere.
261 Fearless, RUN.