Buon senso: due parole semplici e preziose che sintetizzano generazioni di esperienza. Le ha usate Rossella Migliaccio nella chiacchierata che segue parlando di come scegliere l’outfit più adatto a ogni circostanza: in un quotidiano che si è liberato da regole e codici stringenti di comportamento e abbigliamento, il gusto e l’autenticità dell’espressione personale vivono il ‘buon senso’ come proprio criterio ultimo di valutazione, mix di istinto, educazione e vissuto.
Scontato? No, considerando il crescente successo che la consulenza di immagine raccoglie. Rossella Migliaccio ha scelto questa strada fra le prime, dopo la laurea in Bocconi e un’esperienza di lavoro a Londra nel corso della quale ha ottenuto la certificazione internazionale come consulente di immagine. Oggi è a capo di uno staff di consulenti qualificato che accolgono dubbi e necessità di un pubblico sempre più vasto di privati e aziende applicando quello che Rossella definisce il metodo empatico: trasformare in immagine ciò che ciascuno ha già nell’anima. Un ruolo particolare è assegnato al colore, passione e oggetto di ricerca di Rossella nonché punto di partenza di ogni consulenza. Perché? Lo abbiamo chiesto a lei.
Che tipo di percorso hai fatto per diventare consulente d’immagine? Dopo la laurea in Marketing, ho lavorato diversi anni tra Londra e Milano nel mondo della pubblicità e dell’editoria di moda. Sono state esperienze molto formative, sia dal punto di vista umano e che professionale. Proprio a Londra ho conseguito un diploma internazionale di consulente di immagine. All’epoca, amici e famigliari mi davano della pazza, perché in Italia si sapeva poco o nulla di questa professione. Però il tempo mi ha dato ragione: ho iniziato a lavorare con privati e professionisti e, con il tempo, anche con le aziende. Oggi sono a capo del primo istituto italiano dedicato alla consulenza di immagine.
La tua peculiarità è un’attenzione speciale per il colore. Come nasce questa tua passione e come si lega al tuo lavoro? L’analisi del colore è il primo step di una consulenza di immagine. Serve a trovare la nostra palette ideale: quella in grado di farci apparire più belli, più giovani e più in forma. Si applica al guardaroba per la scelta di abiti e accessori, ma anche al beauty per definire make up e colorazione dei capelli. Inoltre, c’è da dire che i colori hanno un forte potere evocativo e possono da soli definire e connotare uno stile. Ma ovviamente per il me il colore è innanzitutto una passione, prima ancora che una tecnica. Adoro colorare nel tempo libero, mi diverto a sperimentare tecniche e abbinamenti e divoro libri e manuali dedicati al colore.
Cosa è per te l’immagine? L’immagine non è altro che lo specchio di quello che siamo dentro. È la proiezione esterna di un’autoimmagine interna. E in questo l’uso del colore la dice già lunga. Non è una questione di vanità o semplice apparire, ma un modo come un altro per comunicare chi siamo. Non a caso, sono sempre di più le aziende che investono in questo tipo di training per le proprie risorse. L’immagine come biglietto da visita. Naturalmente, quando parlo di immagine non mi riferisco solo all’abito o al look beauty, ma allo stile, alla personalità, ai modi, al portamento.
Pantone ha scelto per il 2018 il colore viola: cosa ti evoca questa scelta? Il Pantone 2018 non ha solo un fascino estetico legato alla moda o al design: quest’anno è stato scelto un colore che vuole essere di buon augurio sul futuro che ci aspetta. La stessa Leatrice Eiseman, executive director di Pantone Color Institute, ha affermato che si sono ispirati all’anima artistica e spirituale di questa tonalità, ma anche alle ispirazioni spaziali e tecnologiche che evoca. Insomma è un colore potente e vibrante, per questo comunica fortemente ottimismo e proiezione verso il futuro. E in questo momento il mondo ha bisogno proprio di questo: ottimismo e speranza.
Quali colori scegliere per il proprio outfit a seconda delle circostanze. Ti propongo tre situazioni: colloquio di lavoro, primo appuntamento, incontro con i genitori di lui (o di lei). Sicuramente ci sono regole di abbigliamento condivise, che riguardano il dress code in certi ambienti o il decoro in certe situazioni. Ma penso che ormai viviamo in un mondo così complesso e dinamico, che regole troppo rigide possono risultare superate. Pensiamo al concetto di età: un tempo si diceva che “dopo una certa età” non si dovrebbe mai indossare determinati capi. Ma ha ancora senso ragionare in questi termini? Sicuramente, il criterio che vince sempre è il buon senso: se una cosa ci valorizza e ci rappresenta, nel rispetto di ruoli e contesti, non abbiamo bisogno di troppi schemi.
C’è una cantautrice o un gruppo musicale che trovi particolarmente attenta nel dosare i colori in base a quello che vuole comunicare, alle atmosfere che crea? Chi è e perché trovi che sia speciale? Non posso non pensare a Madonna, perché è più che un’artista musicale: è un mito, un brand, un’icona dei nostri tempi. Certamente le sue scelte di stile, coerenti con la sua evoluzione artistica, hanno influenzato la moda e il costume dei quattro decenni che hanno segnato. Proviamo a fare un excursus della sua carriera e delle sue scelte stilistiche e cromatiche: Gli esordi negli anni ’80 sono una stati una vera bomba: Madonna è stata un personaggio forte e di rottura. Mi vengono subito in mente i fortissimi contrasti cromatici, sia nell’abbigliamento che nel look beauty: sopracciglia nere e capelli platino… Nei primi anni ’90 l’abbiamo vista più donna: look glamourous e ultra femminili, capelli biondi e abiti prevalentemente in rosso o bianco, come una moderna Marilyn. Il culmine è stato con l’uscita del film Evita. La seconda parte della decade è segnata da una svolta più dark: ricordiamo i capelli neri e il look gotico di Frozen. Anche nelle uscite pubbliche, prevalgono i colori primari e forti in generale. Con gli anni 2000 ritroviamo la camaleontica Madonna in nuove vesti: fisico palestrato e look acqua e sapone. I capelli sono sempre biondi, ma stavolta più lunghi e naturali. Il trucco è più leggero e l’abbigliamento più casual. Ma i ’00 ci riservano un altro cambio di look: è la volta dello stile ladylike, anche coerentemente alle sue vicende personali e alle scelte professionali. È il periodo di tailleur e tubini dai colori sobri, dal nero al pastello. E poi di nuovo un cambio netto: il periodo di tutine in lurex e paillettes, vagamente anni ’70. Stavolta Madonna era una moderna Jerry Hall…Infine, la svolta più sexy: mini shorts, calze a rete e look fetish. In total black, ovviamente. E chissà in quante vesti la vedremo ancora… Per certo, continuerà a dettare tendenze!