Arriva sempre quel certo periodo dell’anno in cui vorresti solo cambiarti e uscire a correre ed invece sei bloccata in ufficio fino ad orari assurdi, e quando stacchi dall’ufficio e sei finalmente a casa, quando seduta sul divano ecco che ti frulla in testa il dubbio che non riesci a scacciare, quella risposta che non può aspettare fino al giorno dopo.
E allora ti attacchi al computer e inizi a lavorare e decidi di ottimizzare i tempi, che forse domattina all’alba esci a correre perché non vedi l’ora di scacciare tutti quei tarli dalla testa. Ma poi ricordi che hai il treno alle 7.20 direzione Firenze e niente corsa anche domani.
Il lavoro in fiera è frenetico, passa veloce ed è già tempo di tornare. Rientri a casa giusto il necessario per appoggiare il trolley e le sacche piene di giornali e inizia la vestizione del runner.
Il rituale in cui ti rendi contro che hai ripreso la tua vita in mano. La cura e la meticolosità della vestizione, dell’allacciare le scarpe, lo stretching e i piccoli gesti scaramantici, gesti ripetitivi e calibrati. Io sono ripetitiva non tanto per scaramanzia quanto piuttosto per pigrizia e perché non mi piacciono le novità, devo prima metabolizzare. Ho i miei tempi e il correre da sola è l’unica vera attività che mi permette di fare quello che mi pare con i tempi che meglio mi aggradano.
Riti, beh in maratona, in gara, metto sempre gli stessi calzettoni (lavati e puliti ovviamente), le scarpe non viola, pettorale con due spille e non quattro con le quali prima mi pungo ed elastico rosso ai capelli sempre. Porta buono? Non saprei… ricordo solo che a Londra maratona in cui ho fatto il mio personal best avevo quasi tutto rosso, le spille si erano aperte durante la gara e mi pizzicavano regolarmente la pancia fino a tatuarmi un ghirigoro non ben definito, guarito per fortuna dopo poco tempo. 3.54 il tempo finale. Ecco sì, allora porta buono. Lo so non è un tempone, ma il mio obiettivo era scendere sotto le 4 ore e l’ho fatto.
Anno nuovo, scarpe nuove e allora… BROOKS mi viene incontro con Transcend 5 dal peso di 306 g (uomo), 258 g (donna); differenziale 8 mm.
Una calzatura che si adatta al piede di ogni corridore e accompagna ogni passo e ogni falcata seguendo il moto naturale che ha ogni corridore, offrendo la massima ammortizzazione.
Perché c’è il callo dello scrittore, il gomito del tennista, e anche il ginocchio del corridore, una “patologia” che tutti i runner conoscono bene. Tra menischi, legamenti e cartilagini, il ginocchio è infatti l’articolazione che soffre maggiormente sovraccarichi e sollecitazioni. Più delle caviglie addirittura. Ecco perché la scelta della scarpa non deve essere fatta soltanto pensando all’appoggio, al piede o alla caviglia, ma deve riguardare l’intero sistema delle articolazioni.
Naturalmente più il runner ha la capacità di correre leggero e senza sforzo e più riesce a correre veloce e a lungo. Ecco perché Brooks ha pensato a una calzatura “olistica”, che possa assicurare una protezione completa e attenta a tutto il corpo.
Transcend 5 è la calzatura da corsa amica delle articolazioni, capace di proteggere il runner da sovraccarichi e solleciti, grazie al sistema di sostegno più avanzato di tutta la categoria. Frutto di un grande sforzo in termini di ricerca e sviluppo e dei continui studi nel campo dell’ingegneria biomeccanica e della scienza, Transcend 5 presenta la tecnologia Guide Rail, per sostenere il corpo in movimento, dai piedi fino ai fianchi. Con la sua ammortizzazione super morbida e un comfort soffice, permette così di assicurare protezione e ridurre al minimo i traumi delle articolazioni. Guide Rail fornisce un sostegno olistico che tiene a freno i movimenti eccessivi, consentendo di correre in modo più naturale.
Transcend 5 è stata progettata con delle Zone IDEALI di pressione, che disperdono l’impatto e minimizzano lo stress sulle giunture, migliorando il modo in cui l’intero piede lavora mentre si sta correndo. La conchiglia esterna, inoltre, “culla” il tallone e allo stesso tempo riduce l’eccessiva rotazione.
allora buon anno running e buone corse!