C’è un posto dove abitano persone di oltre 72 etnie diverse. Non parliamo di New York, di Londra o di Parigi ma di Baranzate, paese alle porte di Milano dove il giro del mondo si può fare anche in 80 minuti, basta fare una passeggiata in centro.
Per noi, soggetti curiosi di vedere di nascosto l’effetto che fa, un’occasione a chilometraggio limitato per scoprire gli effetti del mix di stili e provenienze sulla moda e come si cristallizzino in vestiti esperienze, profumi, viaggi e speranze.
Benvenuti al laboratorio Fiori all’Occhiello, dove lavorano tre sarte e due sarti e si confezionano i capi di abbigliamento a marchio Fiò, unici e fatti a mano, destinati a vetrine selezionate nel centro di Milano.
E’ una moda che fa bene, ma è soprattutto semplicemente moda fatta bene. Ce la racconta Chiara Ugolotti, coordinatrice del progetto Fiori all’Occhiello di Baranzate (MI).
Chi si incontra da Fiori All’Occhiello? Chi ci lavora e chi sono i clienti? Fiori all’Occhiello è situata all’inizio di via Gorizia (la via più multietnica di Baranzate), un luogo per noi fondamentale perché ci permette di stare fisicamente in mezzo alle persone del nostro territorio. Quindi prima di tutto i baranzatesi si sentono liberi nel venire da noi per chiedere informazioni, passare a salutare o per donare qualche materiale che può servirci. Ma in sartoria arriva chiunque: associazioni che mandano sarti per una prova di lavoro, assistenti sociali che propongono persone fragili per inserimenti lavorativi, signore che vorrebbero aprire un’attività simile alla nostra…Mi piace pensare alla sartoria come uno spazio di relazione. Nella sartoria lavorano 5 sarti fissi (3 donne: Amal dal Marocco, Ndeye dal Senegal, Gabriela dalla Bolivia; 2 uomini: Hasan dal Bangladesh e Assane dal Senegal); una responsabile della sartoria, Grazia, che è sarta modellista ed io (Chiara) che sono la coordinatrice del progetto Fiori all’Occhiello (FiO’). Il posizionamento del nostro prodotto sul mercato è medio-alto perciò la nostra prima scelta di vendita è Milano centro.
Cucire, vestire, unire. Avete scelto la sartoria e la moda come cuore della vostra attività: perché? Perché il nostro progetto è partito dalle persone, da cinque donne dalle grandi abilità sartoriali che si trovavano in condizioni economiche svantaggiate. Per proporre un progetto lavorativo sociale valido bisognava partire dalle loro competenze, competenze che abbiamo subito affinato mandandole a corsi di formazione per permettere loro di avere un linguaggio professionale comune.
Che ruolo ha la bellezza per voi, nell’attività dell’associazione come nel quotidiano di ciascuno? La bellezza è sempre al primo posto. La bellezza è dare dignità alla persona permettendole di esprimersi al meglio nelle proprie abilità trasformandole in lavoro. La bellezza è accompagnare le persone nel passaggio dall’assistenza all’autonomia. La bellezza deve essere quella dei nostri prodotti: vogliamo che la gente acquisti FiO’ perché sono prodotti belli e fatti bene … e non perché facciamo “tenerezza”! Il progetto che sta alla base è un valore aggiunto.
Baranzate è nota per veder convivere 72 etnie, come si amalgamano nella moda i gusti e le ispirazioni che arrivano da tutto il mondo? Con un grande lavoro di equipe! La ricerca viene fatta da tutti noi (sarti, responsabili e coordinatrice!) e mettiamo in tavola idee e immagini che vengono poi mediate, rivisitate, ripensate e riadattate.
Cosa volete offrire ai clienti che vi scelgono? I nostri abiti presentano tagli sartoriali di produzione limitata, spesso anche capi unici! Il leit-motiv dei nostri prodotti, è la presenza dei tessuti etnici che ricordano la nostra essenza.
Qual è il sogno nel cassetto che vorreste realizzare nei prossimi 10 anni? Il sogno nel cassetto è che FiO’ possa diventare autonoma, riuscendo ad auto sostenersi e magari arrivando a sostenere gli altri progetti gratuiti dell’Associazione La Rotonda* (La Rotonda è l’Associazione di Promozione Sociale che opera sul territorio di Baranzate dal 2010 di cui Fiori all’Occhiello è uno dei progetti).